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FIATA, gli extra costi della supply chain marittima strangolano gli spedizionieri e le piccole e medie imprese loro clienti
Il Centro Studi Fedespedi pubblica la sua più recente analisi sulle performance delle principali compagnie di navigazione containerizzate
16 luglio 2021
Gli spedizionieri e i loro clienti, molti dei quali sono piccole e medie imprese, sono particolarmente colpiti dall'abnorme rialzo degli extra costi applicati dalle compagnie di navigazione. Lo denuncia la FIATA, la federazione internazionale delle associazioni degli spedizionieri, specificando che spedizionieri e clienti sono sempre più soggetti a contratti spot che prevedono un'elevata volatilità delle tariffe di trasporto rispetto ai contratti a lungo termine di cui si avvantaggiano i Beneficial Cargo Owner, gli importatori che usualmente non si avvalgono dei servizi offerti dalle case di spedizione.
La FIATA ha evidenziato che, in particolare, nell'ultimo anno i costi di controstallia e di detenzione applicati dai vettori marittimi per coprire le spese per l'uso delle aree portuali e dei container sono aumentati del +104% e, in più, attualmente la supply chain marittima è soggetta a continue interruzioni, aggravate dagli effetti della pandemia di Covid-19, con un'affidabilità delle schedule delle partenze delle navi che è scesa ai minimi storici. Tariffe di trasporto record - ha sintetizzato la federazione - a fronte di un servizio marittimo inaffidabile.
Rilevando che la nuova amministrazione statunitense guidata da Joe Biden ha deciso di affrontare il problema incaricando la Federal Maritime Commission di verificare che questi extra costi non vengano applicati immotivatamente ( del 9 luglio 2021), la FIATA ha esortato sia i politici che le compagnie di navigazione ad assicurarsi che i compensi di controstallia e detenzione siano proporzionati ed equi ed ha invitato anche le associazioni degli spedizionieri che fanno capo alla federazione a porre in evidenza il problema a livello nazionale.
Complici le attese disposizioni impartite nei giorni scorsi alla FMC dal presidente americano, nelle ultime settimane l'attenzione delle associazioni nazionali e internazionali degli spedizionieri si è incentrata sui costi di demurrage e detention, mentre in precedenza era più generalmente focalizzata sull'eccessivo valore dei noli marittimi sino a che - e sembra questo il momento in cui l'attenzione si è spostata dai noli ai soprannoli - all'inizio di quest'anno l'Unione Europea aveva annunciato che non avrebbe avviato un'indagine sui costi del trasporto marittimo a meno di una formale denuncia, atto che le associazioni europee CLECAT ed ESC avevano manifestato l'intenzione di valutare ma che sinora non hanno compiuto ( del 25 gennaio 2021).
Di noli, invece, parla concisamente l'ultima pubblicazione “Le compagnie di navigazione: un'analisi economico-finanziaria - bilanci 2020 e trimestrale 2021” elaborata per il sesto anno consecutivo dal Centro Studi Fedespedi. Riferendosi al recente andamento del China Containerized Freight Index (CCFI), il documento evidenzia che a partire da fine 2020 i noli marittimi hanno avuto un impressionante rialzo: «fatta 100 la media dei noli di gennaio 2020 - precisa la pubblicazione - a maggio 2021 essi hanno toccato quota 317 sulla tratta Cina-Nord Europa e 360 su quella Cina-Mediterraneo. I motivi della crescita - si rileva - sono vari: concentrazione crescente nel settore del trasporto marittimo dei container, aumento del potere di mercato delle compagnie verso i clienti (spedizionieri e caricatori) e i fornitori (gestori dei terminal), attenta gestione delle blank sailing, ecc.».
Il documento del Centro Studi Fedespedi ha il più generale scopo di analizzare le performance economico-finanziarie delle principali compagnie di navigazione e sottolinea che «il 2020 ha segnato un deciso punto di svolta per le compagnie di navigazione, che nonostante il calo dei traffici in volume, grazie al forte aumento dei noli e a misure di contenimento dei costi, hanno realizzato non solo significativi aumenti del fatturato, ma soprattutto ottimi risultati in termini di utili finali, a differenza di quanto accadde nel 2019». La pubblicazione specifica che, in particolare, i principali indici di bilancio, quali Return on sales (ROS), Return on assets (ROA) e Return on equity (ROE) sono di segno positivo per tutte le società analizzate e che anche gli indicatori finanziari mostrano un generale miglioramento rispetto al 2019.
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