- Per Assarmatori, il pacchetto di misure “Fit for 55” dell'Unione Europa adottato con lo scopo di ridurre le emissioni almeno del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, con l'obiettivo di giungere ad un impatto climatico zero entro il 2050, danneggia l'industria dello shipping e non produce risultati positivi neppure per l'ambiente. «La UE - ha spiegato il presidente dell'associazione armatoriale italiana, Stefano Messina, nel suo intervento al Forum Internazionale di Conftrasporto in corso a Roma - sta sbagliando strada. Le norme sullo shipping del pacchetto Fit for 55, quelle per abbattere le emissioni delle navi, non aiuteranno l'ambiente e affosseranno l'economia».
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- Il rappresentante di Assarmatori ha ricordato che, per indurre lo shipping verso l'uso di combustibili alternativi, la Commissione Europea propone di disincentivare l'uso di carburanti fossili attraverso misure fiscali, come l'estensione al trasporto marittimo del sistema europeo di scambio delle emissioni (EU Emission Trading System - EU-ETS) e l'introduzione, a partire dal 2023, di una tassa da applicare a tutti i carburanti venduti nell'area economica europea, con l'opzione, per gli Stati membri, di estenderla anche ai viaggi internazionali. «Lo shipping internazionale che attualmente scala i porti europei - ha rilevato Messina - cercherà di eludere le nuove imposizioni evitando di toccare i porti europei e scalando invece gli hub già esistenti ai confini dell'UE o di quelli, numerosi, in corso di realizzazione, ad esempio in Nord Africa sulla sponda sud del Mediterraneo».
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- «E l'aspetto più grave - ha proseguito Messina - è che questa impostazione autolesionistica non servirà nemmeno a ridurre le emissioni, non perché manchi la volontà degli armatori, che anzi è forte, ma perché mancano le tecnologie, i fuel alternativi e le reti di distribuzione degli stessi. E mancheranno ancora per molto, mentre sono a disposizione carburanti di transizione, come il GNL, che nel pacchetto Fit for 55 non viene considerato green e sarà quindi tassato, ma che consente già di ridurre drasticamente le emissioni nocive e di iniziare il percorso verso la decarbonizzazione del trasporto marittimo con riduzioni dell'ordine anche del 20% delle emissioni di CO2».
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- «Alla politica - ha concluso Messina - diamo, quindi, un messaggio chiaro: prima di sposare iniziative di Stati membri che, oggettivamente, non subiscono le stesse conseguenze delle iniziative che coinvolgono lo shipping, l'Italia dovrebbe soppesare attentamente le ricadute economiche, industriali e sociali di quelle scelte. In ballo c'è il futuro dell'economia del Paese e del lavoro».
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