Il presidente di Federagenti plaude alla delibera dell'ultimo Consiglio dei ministri di venerdì di istituire Comitato interministeriale per le politiche del mare, con compiti di coordinamento e di definizione degli indirizzi strategici nel settore, nonché di cambiare la denominazione del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili ritornando al precedente nome di Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
( del
4 novembre 2022).
«Circa un anno fa quando dalla nostra assemblea annuale avevamo lanciato l'idea di un “gabinetto di guerra”, allora in tempo di pace, che avesse i poteri di coordinare concretamente le tematiche strategiche relative al mare, e quindi ai porti e ai traffici marittimi - ha ricordato Alessandro Santi, presidente della Federazione italiana agenti e raccomandatari marittimi - avevamo incassato anche qualche critica per la franchezza e la concretezza con cui avevamo affrontato, di petto, il problema della diaspora di competenze sul mare fra ben otto ministeri diversi. Ora i fatti e la prima mossa concreta del nuovo governo ci stanno dando ragione». ( del 15 ottobre 2021).
«Avevamo chiesto - ha aggiunto Santi - che la delega al coordinamento fosse assunta genericamente in seno alla presidenza del Consiglio e che superasse la solita logica della proliferazione dei tavoli tematici. I fatti ci dicono che si è tecnicamente ottenuto quanto era insperabile: il presidente del Consiglio ha assunto in prima persona le deleghe relative alle azioni governative sul mare avocando ad un Comitato interministeriale la pianificazione strategica e il coordinamento e, auspichiamo, la soluzione rapida ed efficace di possibili conflitti di competenze fra i vari ministeri sulle singole tematiche, specie quelle emergenziali».
«L'utilizzo consapevole e sostenibile del mare - ha concluso il presidente di Federagenti - è l'unica maniera di garantire la sopravvivenza dei popoli e delle democrazie come le intendiamo: oggi lo capiamo bene, senza le navi e porti idonei, i corridoi umanitari del grano si fermano, come si sono fermati, e milioni di persone si trovano in situazione di assoluta carestia. Non è quindi più accettabile continuare a voltare le spalle al mare, incentivare la chiusura dei porti paralizzandoli con politiche del no a prescindere, e assistere passivamente al dirottamento dei traffici e delle merci verso altre nazioni».