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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XVII - Numero 12/99 - DICEMBRE 1999 |
Progresso e tecnologia
Le nuove frontiere della progettazione di portacontainers
Negli ultimi anni la principale linea di tendenza dei settori
sia del trasporto containerizzato di linea sia del trasporto marittimo
refrigerato è stata quella verso navi sempre più
grandi, dal momento che gli operatori ed armatori hanno ridotto
i propri costi unitari sfruttando le economie di scala ottenibili
impiegando tonnellaggio più grande.
Inoltre, mentre le compagnie di navigazione di linea si sono
concentrate sempre più sull'immissione in servizio di navi
più veloci (24/25 nodi rappresentano adesso la norma per
il naviglio di linea da 4.000 TEU), gli armatori di navi frigorifere
si sono messi alla ricerca del modo per massimizzare le opportunità
di carico dei containers sulle navi di progettazione convenzionale
per rinfuse e pallets.
Le suddette problematiche ed esigenze hanno portato alla progettazione
di nuovissima concezione del vettore di containers Malacca-Max
e della nave frigorifera IMA reefer-type. Sotto qualche
aspetto, entrambe le concezioni rappresentano una sfida interessante
al tradizionale modo di pensare nel settore della navigazione
di linea ed in quello del trasporto marittimo refrigerato. Almeno
potenzialmente, i due modelli potrebbero cambiare radicalmente
lo scenario concorrenziale dei due settori e comportare un notevole
riassestamento della flotta attuale.
La Malacca-Max è un concetto che è stato
sviluppato dal professor Niko Wijnolst, presidente della Netherland
Maritime Network nonché lettore presso la facoltà
di ingegneria marittima dell'Università della Tecnologia
di Delft, e da uno dei suoi ricercatori, Marco Scholtens. In merito
alle loro scoperte, è stato pubblicato un libro intitolato
Malacca-Max: l'ultimo grido in fatto di portacontainers.
La Malacca-Max è una nave di 400 metri di lunghezza
e 60 metri di larghezza e con un pescaggio di 21 metri. Essa dispone
di una capacità di carico merci di poco inferiore a 243.000
tonnellate di stazza lorda, pari al notevole numero di 18.000
TEU, quasi tre volte maggiore - quindi - di quella delle portacontainers
più grandi (la classe S della Maersk da 6.600 TEU) attualmente
in servizio o sotto ordinazione. I contenitori sarebbero caricati
in 24 file sul ponte di coperta e su 20 file affiancate sottocoperta.
Dato che i contenitori sarebbero appilati su otto strati in coperta,
Wijnolst suggerisce una capacità progettuale tecnica di
18.154 TEU.
Wijnolst ha fatto sapere che i costi teorici di costruzione della
Malacca-Max sarebbero di 180 milioni di dollari ma che
- commercialmente parlando - essa potrebbe probabilmente essere
costruita con 150 milioni di dollari. Ma il professore ritiene
che questo investimento, persino a questo prezzo, sarebbe "ben
al di là delle possibilità di gran parte delle linee
di navigazione containerizzate di seconda schiera". Perciò,
solamente i più grossi tra gli operatori di servizi containerizzati
sarebbero - a suo giudizio - in grado di permettersi la nave.
Wijnolst ha affermato che non vi sarebbero difficoltà
tecniche nel costruire una portacontainers così grande,
sebbene abbia ammesso che sarebbe richiesto più acciaio
al fine di evitare spostamenti di torsione. Per questa ragione,
la nave sarebbe costituita da un doppio scafo di 5 metri, dal
momento che il suo peso sarebbe ben superiore alle 70.000 tonnellate
di stazza lorda; ciò, rispetto alle 37.550 tonnellate delle
unità di classe S della Maersk.
Comunque, per quali motivi Wijnolst e la sua squadra hanno fatto
fare un tale salto quantitativo alle dimensioni della nave e qual
è il mercato potenziale di quest'ultimo modello di supernave?
Wijnolst sostiene che è tutta una questione di economie
di scala. "Molte linee di navigazione si trovano di fronte
ad un dilemma" ha dichiarato. "Esse vorrebbero andare
oltre la linea di demarcazione degli 8.000 TEU, ma a causa delle
attuali limitazioni imposte dal Canale di Suez devono attenersi
ad un massimo di 12.000 TEU per nave. Tuttavia, al fine di conservare
una velocità di servizio di 25 nodi, ciò significa
dover installare due motori, e vuol dire anche che il modesto
incremento di capacità pari al 50% non è sufficiente
a ripagare l'investimento di capitale aggiuntivo".
In effetti, l'accademico è convinto che l'economia correlata
alla costruzione delle attuali navi Suezmax che caricano
da 10.000 a 15.000 TEU non pagherà più. "Gli
operatori di linea - ha dichiarato - dovrebbero invece guardarsi
dai prossimi colli di bottiglia provvedendo alle dimensioni delle
navi". Wijnolst ha sottolineato tale concetto riferendosi
alla profondità di 21 metri dello Stretto di Malacca nel
Sud-Est asiatico. Di qui l'adozione, da parte sua, del nome Malacca-Max
per il suo nuovo modello di portacontainers, che a suo dire offre
notevoli vantaggi inerenti alle economie di scala.
"La nostra ricerca mostra come il modello Malacca-Max
presenti un livello di costo complessivo più basso approssimativamente
del 16% rispetto alle attuali portacontainers da 8.000 TEU"
commenta Wijnolst. "In un mondo di concorrenza da tagliagole,
un risparmio del 16% può fare una differenza decisiva".
Sebbene il costo capitale di una nave del tipo Malacca-Max
sia molto più alto, Wijnolst sostiene che il costo del
carburante, le spese relative all'equipaggio ed i pedaggi di transito
attraverso il Canale di Suez su base unitaria sarebbero notevolmente
meno onerosi. "Un operatore di nave da 6.600 TEU pagherebbe
circa 350.000 dollari per ciascun transito nel Canale laddove
la nostra unità da 18.000 TEU pagherebbe poco più
di 500.000 dollari" fa sapere.
"Per pura coincidenza" ha detto Wijnolst "abbiamo
scoperto che, per offrire una velocità di servizio di 25
nodi, le navi Malacca-Max dovrebbero utilizzare 2 motori
principali da 60 megawatt. Dal momento che questi ultimi sono
le più grosse unità propulsive principali attualmente
in produzione, ciò significa l'eliminazione dei costi di
nuova progettazione ed il massimo in fatto di prestazioni una
volta installati, il che va pertanto ad aggiungersi alla razionalità
complessiva in fatto di costi delle navi in questione".
Tuttavia, il punto debole della concezione di Wijnolst resta
il Canale di Suez che potrebbe impedire l'impiego di queste navi
nel contesto dei servizi Europa/Asia, proprio i traffici, cioè,
a cui esse sono principalmente destinate. Pochi porti degli Stati
Uniti, poi, potrebbero accogliere tali leviatani.
D'altro canto, egli non ravvisa ciò come un problema.
"Il Canale di Suez è un obiettivo mobile, dato che
i dragatori dell'autorità ivi preposta ogni anno guadagnano
mezzo di metro di pescaggio" ha detto Wijnolst. "Entro
il 2009, anche la profondità del canale verrà portata
a 21 metri".
Per quanto 10 anni possano sembrare un lungo periodo, Wijnolst
ha ribattuto che un tale programma potrebbe essere già
ristretto quanto ai tempi per i pianificatori portuali e terminalistici,
i quali per quella data avranno bisogno di infrastrutture ed equipaggiamenti
in funzione al fine di servire il tonnellaggio di nuova generazione.
Wijnolst ritiene che, nel caso venisse adottata la concezione
Malacca-Max, tra i vettori potrebbe aver luogo un'altra
fase di consolidamento. "Queste navi hanno troppa capacità
di trasporto per due/tre vettori che vogliano farsi concorrenza"
ha dichiarato. "Di conseguenza, la natura dei traffici Europa/Asia
cambierà in modo straordinario con la loro immissione in
servizio".
In Europa, egli prevede che avverrà una notevole razionalizzazione
degli scali portuali, simile a quella degli anni '60 e '70, allorquando
l'introduzione delle grosse rinfusiere e delle VLCC comportò
l'abbandono da parte degli operatori di porti situati in Germania,
Francia, Belgio e Regno Unito a favore di Rotterdam.
"Da un giorno all'altro, la situazione relativa ai traffici
potrebbe mutare completamente, con Rotterdam - che dispone di
una profondità all'ingresso del canale di 25 metri rispetto
ai 15 metri della maggior parte degli altri porti - a dominare
le attività europee di movimentazione dei contenitori e
di distribuzione" ha detto Wijnolst.
Tuttavia, un autorevole portavoce del porto in questione ha un
po' smontato questa illazione. "La nave di tipo Malacca-Max
è un'idea molto interessante, ma è ancora in qualche
modo qualcosa del futuro e quindi abbiamo un bel po' di tempo
per valutarla. In questo settore di attività si tende a
scoprire che <più grande è la nave, maggiori
sono le opportunità di nicchia generate>".
In Asia la situazione è un po' più complicata,
dato che esiste un numero maggiore di potenziali porti-nodo. Inizialmente,
peraltro, egli ritiene che possano essere cinque le grosse navi
a far da navetta tra i due porti di Rotterdam e Singapore, con
una rete di navi di raccordo principali che si estende a tutte
le altre località. Wijnolst, d'altro canto, sta valutando
in che modo certi altri porti d'accesso, quali Hong Kong, Kaohsiung,
Kobe e Busan, possano essere coinvolti nell'operazione.
Dal momento che Rotterdam e Singapore sarebbero i principali
beneficiari dell'impiego delle navi Malacca-Max, Wijnolst
spera di convincere la PSA Corp e l'Amministrazione Portuale Municipale
di Rotterdam a concedere qualche finanziamento al fine di far
progredire il programma di dragaggio del Canale di Suez.
Basandosi su di una visita sul campo in Egitto, il professore
ha stimato che costerebbe approssimativamente 1,65 miliardi di
dollari far diventare più profondo il canale sino a 21
metri e che, con l'aiuto dei due porti, i lavori potrebbero essere
completati in circa cinque anni.
Sul fronte dei porti, una delle maggiori preoccupazioni espresse
dai vettori e dagli operatori terminalistici in ordine all'utilizzazione
di navi più grandi è stato l'intasamento presso
l'interfaccia e nel piazzale. "Le gru non rappresentano un
problema" ha fatto sapere Wijnolst, il quale ha dichiarato
che la Huissman-Itrec ha già progettato un prototipo di
gru bordo-costa con un braccio di più di 70 metri che potrebbe
essere utilizzato unitamente al progetto di nave Malacca-Max.
Egli sostiene che con sette gru a lavorare la nave, potrebbero
essere caricati/scaricati 18.000 contenitori in circa due giorni
e mezzo.
Le operazioni nel piazzale, tuttavia, creano più di un
problema; Wijnolst, peraltro, ritiene che questi ultimi siano
di tipo tale da poter essere risolti in maniera relativamente
facile se le correnti prassi dei vettori e degli spedizionieri
fossero riviste e maggiori informazioni in merito alle modalità
di trasporto fossero messe a disposizione prima che le navi arrivino
in porto.
Wijnolst è convinto che un vettore e/o un raggruppamento
di consorzi finirà per accogliere il suo concetto Malacca-Max
e che entro i primi anni del nuovo millennio esso possa comportare
l'istituzione di un nuovo ordine nel settore del trasporto marittimo
containerizzato. Egli crede che i vettori che in questo momento
stanno valutando le proprie prime incursioni nella lega delle
post-Panamax possano ritenere prudente aspettare o persino ritirarsi
dall'attività in attesa che le quote delle navi si alzino
ancora.
Ugualmente rivoluzionario è la nuova nave combinata frigorifera/contenitori
della danese IMA (International Maritime Advisers ApS), che -
secondo il direttore amministrativo della società Jens
M. Nielsen - "rappresenta il primo cambiamento significativo
degli ultimi 50 anni ed oltre nella progettazione di navi frigorifere".
"Ci siamo imbarcati nella progettazione di una nave con
la massima flessibilità operativa e con ulteriori opportunità
di guadagno, specialmente nei traffici secondari" ha dichiarato.
Spiega Nielsen: "Data l'odierna crescente domanda di capacità
containerizzata oltre i tradizionali carichi pallettizzati, sarà
assolutamente necessario rimpiazzare la flotta mondiale di navi
frigorifere con navi che siano in grado di trasportare più
containers così come altri tipi di carico, specialmente
quelli di ritorno, poiché le navi frigorifere oggi operano
in direttrici di traffico a senso unico. Gli operatori di navi
frigorifere tradizionali stanno altresì affrontando una
concorrenza in aumento da parte degli operatori di linea che sta
erodendo le loro attività primarie".
Di conseguenza, la IMA reefer presenta stive per contenitori
a prua ed a poppa della timoneria, mentre gli spazi-pallet convenzionali
sono situati centralmente. Possono essere caricati complessivamente
400 containers da 40 piedi, rispetto agli appena 100/125 TEU dei
modelli di navi frigoriferi più tradizionali. Persino sulle
più grandi e più moderne navi della classe da 600.000
piedi3, la capacità sopra coperta per i boxes raramente
supera i 250 TEU.
Inoltre, su tutte le navi convenzionali/pallets i containers
devono essere lavorati prima per poter poi accedere ai carichi
frigoriferi che sono collocati nelle stive inferiori. Ciò
comporta anche un costo extra per il fatto che le chiusure dei
boccaporti devono essere rinforzate ed isolate specificamente.
"Nel nostro progetto, i due tipi di carico possono essere
lavorati nello stesso tempo" ha fatto notare Nielsen. I containers
possono essere trattati con le attrezzature presenti sulla nave,
mentre i pallets e le rinfuse possono essere lavorati dalle gru
a lato-nave (per una capacità di 550 pallets/ora). Ciò
velocizza notevolmente le operazioni di movimentazione dei carichi.
Inoltre, non vi è bisogno di coperture isolate per i boccaporti".
Nielsen suggerisce che, rispetto ad una tipica operazione frigorifera
comportante 15/20 partenze dall'Europa settentrionale al Sudamerica,
l'opzione di carico-contenitore della IMA reefer type possa
ingenerare 12 milioni di dollari in più per un armatore
di nave frigorifera media.
Un altro chiaro vantaggio della IMA reefer type è
costituito dalla configurazione della stiva, che è piatta
e - secondo Nielsen - "adatta ai pallets al 100%". "Sui
modelli di navi frigorifere tradizionali, le stive sono modellate
secondo la forma dello scafo e sino all'8% dello spazio frigorifero
viene perduto a vantaggio dei carichi pallettizzati" ha detto.
"Il nostro modello comprende altresì un ambiente ad
atmosfera controllata, che è ideale per il trasporto di
frutta esotica, di verdura ecc. L'atmosfera controllata al momento
è installata solamente su poche navi frigorifere convenzionali/pallets
ed i carichi che richiedono questo tipo di controllo dei gas,
della temperatura e dell'umidità sono da sempre riserva
di caccia delle linee di navigazione impegnate nei trasporti containerizzati".
Nielsen sostiene altresì che la stiva potrebbe essere
utilizzata per merci generali stivate convenzionalmente e persino
per automobili (fino a 650 autovetture standard) nei viaggi di
ritorno.
La velocità di progettazione della IMA reefer type
varia da 21 a 24 nodi a seconda della varietà del carico,
con un prezzo stimato per unità nuova dell'ordine di 30-35
milioni di dollari. "Ciò è paragonabile a quello
delle attuali navi frigorifere, ma, dati i minori costi di manutenzione,
i costi operativi assai concorrenziali ed una flessibilità
reale che consente di conseguire ulteriori entrate, gli armatori
come potranno permettersi di restare attaccati al tonnellaggio
di progettazione standard?" ha dichiarato Nielsen.
Il dirigente ritiene che dato il miglioramento della situazione
dei traffici in Asia, potrebbe esservi una domanda da parte degli
armatori di circa 10 IMA reefer types all'anno.
Nielsen afferma che importanti armatori, quali la Cool Carriers,
la Lauritzen Reefers, la Seatrade e la Restis, hanno espresso
interesse per il progetto; peraltro, nessun contratto è
stato ancora firmato al riguardo. Egli spera, comunque, che un
primo quantitativo di ordinazioni possa essere confermato per
la fine del 1999.
Due modelli di nave radicalmente diversi in due dei settori maggiormente
concorrenziali del trasporto marittimo potrebbero provocare uno
scossone mai visto prima.
(da: Containerisation International, novembre 1999)
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