
|
CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XX - Numero 3/2002 - MARZO 2002 |
Trasporto intermodale
L'evoluzione del container in Russia
Esistono ben poche parti del mondo industrializzato in cui i
containers ISO non siano diventati una visione di tutti i giorni
sulle strade, nonché una componente essenziale delle infrastrutture
di trasporto.
Una di queste zone, nonché un'area che si trova sul punto
di assistere ad un boom dei container nei prossimi anni, è
la Russia; ci sono poi la CSI (Confederazione degli Stati Indipendenti)
- che comprende l'Ucraina, la Bielorussia, la Moldavia, la Georgia
e l'Azerbaijan - nonché gli stati baltici indipendenti,
che tutti quanti un tempo facevano parte dell'Unione Sovietica.
Le popolazioni affamate di consumi di questa parte del mondo
devono mettersi in pari con gli acquisti di televisioni, videoregistratori,
DVD ed un'intera gamma di beni di consumo e di hardware elettronico
che da anni fanno parte del tradizionale arredamento della maggior
parte delle case occidentali. Dal momento che la popolazione locale
desidera tali importazioni, mentre la domanda nei tradizionali
mercati degli Stati Uniti e dell'Europa Occidentale rallenta,
o forse addirittura sta raggiungendo il punto di saturazione,
ecco che esistono i due principali presupposti per dare il via
ad un periodo di boom per la containerizzazione, una volta definito
il problema delle infrastrutture.
Per alcuni anni è esistito il timore che i containers
indirizzati in Russia facessero un viaggio di sola andata, dal
momento che le probabilità di riottenerli indietro erano
remote. Le storie sui furti dilagavano, e non solo in relazione
al carico, ma anche al container stesso. Questi timori sono stati
in gran parte fugati e le movimentazioni di contenitori in importazione
stanno ora diventando normali.
Il porto di San Pietroburgo movimenta un numero di contenitori
nell'ordine di 350.000 TEU all'anno e Porto Vostochnyi nell'Estremo
Oriente russo, anche se al momento non movimenta grossi quantitativi
di contenitori, è la porta d'accesso della direttrice Transiberiana,
in rapido sviluppo ed affidabile. Anche i porti finlandesi di
Kotka e Hamina, in prossimità del confine russo, movimentano
notevoli quantitativi di importazioni per la Russia, ma questi
box di solito tornano in Finlandia quando sono vuoti e sono ricercati
al fine di essere caricati con i prodotti forestali finlandesi
di esportazione.
Affinché l'attività containerizzata decolli davvero
in Russia, è necessario che esista una rete di depositi
di magazzinaggio e riparazione presso i quali i box possano essere
fatti tornare una volta scaricati allo scopo di renderli disponibili
per il carico d'esportazione o per qualche altro uso.
In tutto il mondo, il modello operativo normale consiste nell'appartenenza
e nella gestione dei depositi da parte di terzi, talvolta nel
contesto di un'attività di autotrasporto od altro, mentre
è meno frequente che essi appartengano a proprietari di
containers (compagnie di navigazione e società di noleggio).
Tale situazione non è diversa in Russia, dove i depositi
appartenenti a terzi sono fioriti in molti porti e molte città
di tutto il paese e di altri paesi dell'ex Unione Sovietica.
Valeri Novikov, direttore generale della Inter Valira, agenzia
di trasporti e marittima con sede a Mosca che ha rappresentato
numerose linee di navigazione europee e statunitensi negli ultimi
dieci anni e che ora rappresenta la GESeaCo in Russia e nella
CSI, afferma che, anche se San Pietroburgo dispone del maggior
numero di depositi nella regione, esistono depositi in attività
anche in altri porti ed altre città russi, segnatamente
a Mosca, Archangelsk (sul Mar Bianco) e Tashkent, così
come a Riga in Lettonia, Tallin in Estonia e Klaipeda in Lituania.
Questi depositi dispongono di accordi con diverse linee di navigazione
finalizzati a ricevere, riparare e tenere in deposito i contenitori;
si ritiene, peraltro, che solo la GESeaCo, tra le principali società
internazionali di noleggio, prenderà in considerazione
la terminalizzazione nei depositi in questione.
Come accade per qualsiasi operazione di deposito agli inizi,
le infrastrutture offerte sono svariate e, per gli standard dei
depositi occidentali ed asiatici, per certi versi elementari.
Vi vengono espletate le normali procedure di interscambio e viene
fatta una stima di qualsiasi riparazione sia necessaria. Non vi
è una grande conoscenza dell'IICL5 o di qualsiasi altro
standard di riparazione internazionalmente accettato, e quando
sono necessarie riparazioni appena più difficoltose non
è spesso possibile condurle a termine nel deposito.
Nei depositi più grandi, ed in particolare a San Pietroburgo,
le riparazioni di una qual certa complessità possono essere
effettuate, mentre in quelli più piccoli è necessario
affidare all'esterno la maggior parte dei lavori oppure stipulare
qualche altro tipo di accordo. Tuttavia, se una unità è
danneggiata appena più che leggermente, le ferrovie russe
spesso rifiuteranno di accettarle ai fini del trasporto, il che
rende difficile la movimentazione su lunghe distanze delle unità
danneggiate. Gli ispettori di containers qualificati, che sono
prontamente disponibili nella maggior parte del mondo containerizzato
e che rappresentano una componente importante nella gestione dei
depositi per conto delle compagnie di navigazione e delle società
di noleggio, possono trovarsi a San Pietroburgo ma sono rari nelle
altre località.
I depositi in Russia normalmente danno notizia ai proprietari
delle transazioni e dei particolari circa le condizioni delle
unità per e-mail o per fax, preso atto che non esistono
strutture EDI (interscambio elettronico dei dati) a disposizione
presso i depositi contenitori, sebbene i principali porti sembrino
disporre di qualche capacità in tal senso. Questi depositi
sembrerebbero essere i candidati ideali per le nuove applicazioni
EDI basate su Internet, che, rispetto all'EDI tradizionale, dispongono
del vantaggio di richiedere la sola connessione al web, senza
necessità di speciali software o licenze che consentano
al deposito di essere in grado di comunicare elettronicamente
con i propri clienti.
La Russia e gli altri stati dell'ex Unione Sovietica non sono
i soli nel mondo della containerizzazione a presentare uno squilibrio
tra importazioni ed esportazioni, sebbene lo squilibrio non sia
neanche lontanamente paragonabile a quello di altre parti del
mondo. Le importazioni in Russia avvengono per lo più in
contenitori da 40 piedi, mentre la domanda maggiore di merci in
esportazione si riferisce alle unità da 20 piedi, il che
rappresenta anche in questo caso uno scenario logistico non frequente
ma piuttosto una complicazione in più.
La maggior parte dei carichi diretti i Russia viaggia in box
per carichi secchi, ma vi è un fiorente e crescente flusso
di unità per carichi refrigerati. San Pietroburgo dispone
di un alto livello di capacità reefer e nell'area portuale
possono essere accolti qualcosa come 300 reefers alle prese di
corrente elettrica. E' possibile effettuare riparazioni alle unità
reefer ed ai macchinari di raffreddamento presso alcuni depositi
di San Pietroburgo.
Nelle città situate nel nord del paese, vi è un
notevole squilibrio in relazione ai reefer, dato che esistono
molti più carichi in importazione che in esportazione;
peraltro, riguardo ai reefer per cui non si riesce a trovare un
carico in esportazione, vi è un notevole tasso di utilizzazione
interna di contenitori refrigerati in Russia. Un buon numero di
reefers appartenenti alle flotte delle compagnie di navigazione
e delle società di noleggio stanno giungendo alla fine
delle loro vite di esercizio e molti di loro sono attrezzati con
macchinari refrigeranti R12 poco compatibili con l'ambiente. Se
questi containers potessero essere inviati in Russia con un carico,
sarebbe poi possibile utilizzarli in ambito nazionale per un anno
o giù di lì, il che potrebbe rivelarsi un canto
del cigno desiderabile e redditizio per queste unità.
(da: Cargo Systems, febbraio 2002)
|