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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XX - Numero 5/2002 - MAGGIO 2002 |
Porti
Riflettori puntati sui porti sudafricani
I porti sudafricani ultimamente non hanno attraversato un periodo
felice. Non solo i caricatori ed i vettori marittimi protestano
per il deterioramento del livello dei servizi, ma anche i piani
a lungo termine per alleviare il congestionamento attraverso il
Coega sono ancora assai controversi. La situazione è così
brutta che i vettori marittimi recentemente hanno presentato una
richiesta di risarcimento dell'ordine di 52 milioni dollari USA
nei confronti dell'operatore terminalistico di proprietà
statale in relazione ai ritardi subiti dalle navi portacontainers
a Durban da luglio 2001.
Il capitano David Rennie, direttore esecutivo della Unicorn,
nonché presidente del CLOF (Forum degli Operatori Containers
di Linea) commenta al riguardo: "In genere, tutte le nostre
navi ora devono aspettare da due a quattro giorni per un ormeggio
a Durban, e, quando alla fine riusciamo ad accostarci, gli stivatori
riescono ad effettuare solamente circa 15 movimentazioni all'ora.
Siamo in grado di lavorare più rapidamente di loro quando
facciamo da noi presso gli ormeggi situati al di fuori del terminal
contenitori".
I vettori devono stare attenti a ciò che dicono, dal momento
che i porti sudafricani sono ancora controllati dallo stato e
non vi sono alternative. Tuttavia, l'agitazione è grande
ed i clienti d'oltremare hanno poche parole cortesi da spendere
al riguardo. In sua difesa, l'operatore terminalistico statale
SAPO (South African Port Operations) ammette di avere qualche
problema: ciò di cui si discute, peraltro, è l'ampiezza
del problema. Ad esempio, esso si è recentemente offerto
di compensare i vettori containerizzati per i passati ritardi,
ma solo per un importo di 7 milioni di rand (0,6 milioni di dollari
USA).
Ciò, unitamente ad un certo numero di altre concessioni,
è bastato appena a convincere il CLOF a posticipare di
un mese - rispetto al 15 febbraio 2002 - il sovrapprezzo per gli
intasamenti da 75 dollari USA a TEU, ma si è trattato solamente
di una moratoria. Il SAPO deve ancora dimostrare di volere davvero
ciò che afferma.
Un bel po' di controversie sono ancora in atto circa la formulazione
degli accordi singoli sul livello dei servizi da negoziarsi con
ciascuna linea di navigazione. Questi ultimi comprendono una formula
che attiene alle sanzioni relative alle future cattive prestazioni.
Lo schema, sebbene sia stato originariamente proposto dalla Portnet
nel 2000, deve essere ancora implementato.
David Giraudeau, direttore esecutivo della MOL Sudafrica, entra
nei dettagli: "Anche se abbiamo accettato gli accordi sul
livello dei servizi della Portnet, non possiamo peraltro accettare
la formulazione del loro enunciato circa le cattive prestazioni
perché non potremmo mai venirne fuori. Ad esempio, una
delle sue clausole stabilisce alquanto correttamente che noi dobbiamo
depositare le nostre liste di scarico containers prima dell'arrivo
in porto di ogni nave. Noi non abbiamo alcuna difficoltà
al riguardo, ma se una nave dovesse essere tenuta ferma fuori
dal porto per quattro giorni e se noi di conseguenza dovessimo
decidere di portar via 51 box invece di 50, la Portnet potrebbe
teoricamente cavarsela senza pagarci alcun compenso. Perché
mai ad un solo container dovrebbe essere consentito di fare tale
differenza?".
A difesa delle prestazioni del SAPO a Durban, Zeph Ndlovu, dirigente
del terminal contenitori, ha dichiarato: "Tutti quanti sono
svelti a biasimarci per qualsiasi cosa, ma i nostri problemi in
parte derivano dal tipo di nave che dobbiamo movimentare. Il 40%
circa delle navi che ci arrivano è costituito da unità
non cellulari. Al momento, totalizziamo una media di 16 movimentazioni
containerizzate per ora/gru a cavaliere, ovvero 25 movimentazioni
per ora/nave. Però, quando movimentiamo navi puramente
cellulari, riusciamo ad ottenere 25 movimentazioni per ora/gru,
che si può paragonare agli standard internazionali".
Durban movimenta approssimativamente il 65% di tutti i carichi
containerizzati in Sudafrica (v. tabella), donde l'urgenza di
assistere a miglioramenti in loco. Oltre il 60% dei carichi va
verso o viene dall'area di Gauteng (che comprende Johannesburg)
o dalle regioni transfrontaliere. Oltre ai suoi cronici problemi
di natura sindacale, che sono in comune con gli altri porti sudafricani,
il terminal è afflitto dall'eccesso di utilizzazione. Mentre
la sua capacità massima si attesta attualmente a 1,5 milioni
di TEU/anno, esso ha già movimentato più di 1,2
milioni di TEU lo scorso anno (da aprile 2000 a maggio 2001) e
prevede di movimentare 1,3 milioni di TEU quest'anno.
PRESTAZIONI DEI PORTI CONTAINERIZZATI SUDAFRICANI
TRA APRILE 2000 E MARZO 2001
|
Porto | Sbarcati (TEU)
| Caricati (TEU) | Totale TEU
|
Richards Bay | 1.889 | 4.618
| 6.507 |
Durban | 582.579 | 622.879
| 1.205.458 |
East London | 15.013 | 13.223
| 28.236 |
Port Elizabeth | 117.338 |
93.749 | 211.087 |
Città del Capo | 203.437
| 192.221 | 395.658 |
Totale | 920.256
| 926.690 | 1.846.946
|
Fonte: Autorità Portuale Nazionale
|
Ma questi carichi non si distribuiscono uniformemente su tutto
l'anno. Ad esempio, le importazioni raggiungono il proprio punto
massimo nel periodo pre-natalizio tra settembre e novembre, mentre
la loro bassa stagione si verifica nel corso delle vacanze estive
a gennaio. Anche le derrate agricole, quali frutta, tè,
cotone, lana e tabacco, sono stagionali. E nel corso di ciascuna
giornata, vi è un tremendo picco di attività per
la raccolta e la consegna dalle 11 alle 15.
Al fine di far fronte a questi intasamenti, lo scorso anno il
governo ha annunciato programmi finalizzati ad incrementare la
capacità del terminal ad 1,9 milioni di TEU/anno entro
il 2005. Ciò richiederà un investimento complessivo
di 1,3 miliardi di rand (112 milioni di dollari). Dovrebbe essere
costruita un'altra linea di banchine allo scopo di mettere in
grado l'attuale terminal di allargarsi alla fine sino al terminal
combinato situato appena fuori-porta. Nella sua prima fase, dovrebbero
essere spesi subito 507 milioni di rand (44 milioni di dollari)
per rimpiazzare le vecchie attrezzature ed acquistare tre nuove
gru a cavaliere e 20 straddle carriers.
La prima di queste straddle carriers, da Kalmar, è già
in procinto di essere consegnata. Tre sono state ordinate a dicembre,
seguite da altre due a gennaio. Altre otto al mese dovrebbero
essere consegnate da aprile a dicembre 2002. Commenta Ndlovu:
"Queste macchine miglioreranno in modo significativo la velocità
con cui siamo in grado di movimentare i contenitori nel terminal,
in particolar modo attorno alle gru a cavaliere. Avremmo dovuto
averle molto prima, ma in seguito a sospetti di corruzione circa
il modo in cui il governo aveva condotto le trattative circa precedenti
accordi, ora ci vuole molto più tempo per portare a termine
le necessarie procedure inerenti alla spesa pubblica".
Sul lungo termine, il governo si aspetta che il processo di privatizzazione
portuale, iniziato lo scorso anno, porti ad ulteriori efficienze
in tutti i porti. Fino adesso, il vecchio monopolio statale Portnet
è stato spezzato in due organismi distinti, in linea con
il sistema comune dell'operatore privato/proprietario dell'immobile
che nel mondo si ritrova dappertutto.
La NPA (Autorità Portuale Nazionale) è stata costituita
al fine di fungere da proprietario di tutte le infrastrutture
portuali - banchine e frangiflutti compresi - per conto del governo,
mentre la SAPO (Operazioni Portuali Sud Africane) è stata
creata per movimentare le operazioni terminalistiche containerizzate.
Com'è stato recentemente sottolineato in una bozza di Libro
Bianco, anche se entrambe fanno ancora parte dell'organizzazione
holding, la Transnet, ci si aspetta che la NPA alla fine debba
fare riferimento al Ministero dei Trasporti, mentre la SAPO finirà
per essere privatizzata. La NPA sarà responsabile dell'attribuzione
di concessioni ad imprese di stivaggio portuale private, tra cui
la SAPO.
Si tratta di un processo sottoposto a tensioni a causa di incertezze
politiche e difficile da far progredire ulteriormente sino alla
definizione della situazione della Transnet. Secondo fonti del
settore, potrebbero volerci sino a tre anni. Dal momento che la
SAPO è al momento attuale il solo operatore terminalistico
containerizzato del paese, saranno necessarie alcune ristrutturazioni
al fine di evitare che esso divenga un monopolio a proprietà
privata. Si dice che un certo numero di altri soggetti, tra cui
la MSC (Mediterranean Shipping Company) e la Maersk Sealand/Safmarine,
siano interessati a gestire un altro terminal a Durban.
Osserva Ndlovu: "Il processo di privatizzazione della SAPO
richiederà del tempo, poiché il governo deve anche
confrontarsi con un certo numero di questioni sociali che derivano
dall'attuale alleanza tripartita tra l'ANC, il Cosatu ed il Partito
Comunista Sudafricano. Inoltre, anche se il governo ha la necessità
di liberalizzare le attività statali, come potrebbe oggi
valutare qualsiasi bene statale, data l'attuale situazione di
svalutazione della moneta sudafricana?
Si ritiene comunemente che alcune delle agitazioni sindacali
del porto, culminate in sette giornate di disastrosi scioperi
nazionali nel corso di dicembre, potrebbe essere state originate
da disagi inerenti al processo di privatizzazione in discorso,
anche se - in quel frangente - era stato detto che le ragioni
degli scioperi consistevano negli incentivi aggiuntivi.
Un importante dirigente di un grosso vettore marittimo a Città
del Capo ha osservato di recente: "I sindacati portuali al
momento non sono certo contenti, malgrado il fatto che la questione
del pagamento degli incentivi sia stata apparentemente risolta.
Ad esempio, quando una delle nostre navi scalava a Città
del Capo nei fine settimana, potevamo ritrovarci nella ridicola
situazione per cui l'unico gruista si rifiutava di lavorare nel
bel mezzo di un turno a causa di una discussione con il proprio
capo. Anche se lui se ne stava bel bello seduto sulla banchina
a fumarsi una sigaretta, nessuna poteva farci nulla".
Il nuovo terminal contenitori con acque profonde che è
stato raccomandato dal governo nel poco conosciuto porto di Coega,
a 20 km. di distanza da Port Elizabeth, sembrerebbe rappresentare
un'altra tempesta in arrivo. Il progetto, che si propone di far
fronte al congestionamento a Durban mediante la deviazione dei
carichi da e per la regione di Gauteng, adesso aspetta solo l'annuncio
presidenziale.
Sebbene il suo costo iniziale fosse stato stimato nell'ordine
di 1,6 miliardi di rand (138 milioni di dollari), esso è
già salito vertiginosamente a 2,4 miliardi di rand a causa
della svalutazione monetaria. Inoltre, molti ancora si domandano
se poi esista l'effettiva necessità di questo porto, tra
cui il capitano Salvatore Sarno, l'influente direttore generale
per il Sudafrica della MSC. Osserva infatti: "A nostro giudizio,
il Coega si rivelerà un costoso errore per tutti. Il denaro
speso lì sarebbe stato investito molto meglio a Durban".
Dichiara Rennie: "Come operatore feeder, dobbiamo andare
dove i nostri clienti ci dicono di andare, ma ci preoccupa il
fatto che i costi in aumento a Coega possano cominciare a condizionare
i programmi governativi di espansione a Durban, che oggi sono
molto più importanti per tutti quanti".
La PONL /P&O Nedlloyd) è stata designata in qualità
di migliore offerente ai fini della costruzione e della gestione
del terminal contenitori di Coega. Nigel Pusey, direttore generale
della società per la regione sudafricana, commenta al riguardo:
"Quando la Contship Italia all'inizio annunciò che
intendeva costruire un terminal hub a Gioia Tauro, la gente si
affrettò a condannare la decisione ritenendola una pazzia,
ma guardate adesso che cosa è quel terminal".
Continua Pusey: "Non stiamo dicendo che Coega diventerà
da subito un centro di trasbordo di rilevante importanza, anche
se questa è una delle previsioni che si possono fare. Il
fatto è che le grosse reti come la nostra non si possono
permettere di fare scalo in così tanti porti come prima.
Tutti quanti noi abbiamo servizi che operano in misura molto maggiore
secondo il sistema "centro di snodo e raccordi a raggiera"
ed il Sudafrica non rappresenterà un'eccezione. Ad esempio,
guardate a come i vettori stanno adesso ridisegnando il modo in
cui viene servito il mercato asiatico, che comprende servizi alla
volta del Sudamerica e dell'Africa Occidentale via Sudafrica.
Secondo l'opinione della PONL, il limitato pescaggio di Durban
tra gli 11,5 ed i 12 metri e lo stretto canale d'accesso renderanno
il porto sempre meno attraente per le navi di oltre 4.000 TEU;
inoltre, non è ancora chiaro come il porto sarà
in grado di creare altra capacità dopo il 2007. I pescaggi
degli altri porti sudafricani non sono migliori. Si dice che almeno
due navi abbiano strisciato la chiglia sul fondo a Città
del Capo lo scorso anno.
La gestione dei porti del Sudafrica è senza dubbio destinata
a diventare un argomento sempre più scottante nei prossimi
due anni.
(da: Containerisation International, Aprile 2002)
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