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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XX - Numero 11/2002 - NOVEMBRE 2002 |
Porti
I progressi dei porti balcanici
La fine dei conflitti balcanici - in Bosnia nel 1995 e nel Kosovo
nel 1999 - seguita dalla comminazione delle sanzioni internazionali
alla ex Repubblica della Jugoslavia nel 2000 ha scatenato un massiccio
sforzo logistico in tutta la regione. La comunità internazionale,
sotto le sembianze della NATO, l'ONU, l'Unione Europea ed uno
sbalorditivo schieramento di governi, agenzie umanitarie ed istituzioni
finanziarie internazionali quali donatori, hanno deciso di imporre
la pace e la prosperità nella travagliata regione, prima
mediante il mantenimento della pace con forze militari e l'aiuto
umanitario, poi attraverso la ricostruzione delle sconvolte economie
della regione.
Queste iniziative hanno significato elevati volumi di traffico
di contenitori e semi-rimorchi movimentati nella regione, che
devono fare affidamento su infrastrutture spesso in rovina per
trasferire forniture e materiali di urgente necessità dai
porti ai villaggi montani più remoti.
Oggi, questo sforzo continua. Centinaia di progetti sono stati
realizzati ovvero sono in corso al fine di farvi fronte, ed essi
riguardano tutto quanto, dalle infrastrutture stradali, ferroviarie,
aeroportuali e portuali alla costruzione di strutture abitative,
scolastiche e municipali. Molti dei progetti sono altresì
rivolti ad incoraggiare la crescita di piccole imprese.
L'atto costitutivo del Patto di Stabilità dei Balcani
si propone di condurre l'Europa sud-orientale" più
vicino alle prospettive di piena integrazione (e) nelle sue strutture",
compresa, alla fine, la piena partecipazione. L'Unione Europea
è complessivamente il principale donatore nella regione,
avendo stanziato 4,65 miliardi di euro per supportare le riforme
nel solo periodo 2002-2006. La Slovenia, che in misura minore
ha dovuto subire le conseguenze della guerra e che è sempre
stata la più progredita delle province della ex Repubblica
Jugoslava, è già in prima linea per l'accesso all'Unione
Europea.
Anche se la Slovenia primeggia dal punto di vista economico,
pure i traffici esteri della Croazia, dai tempi del cambiamento
di governo e della morte del presidente Tudjman nel 2000, stanno
ora crescendo stabilmente, secondo Siegfried Forche, direttore
trasporto marittimo merci per la regione Europa Orientale della
K&N (Kuehne & Nagel). Infatti, la Croazia, unitamente
alla Slovenia, ha sempre avuto una prospettiva maggiormente commerciale
e lungimirante rispetto a quella degli altri stati balcanici.
La K&N impiega 66 dipendenti nel proprio ufficio di Zagabria,
il che sottolinea la propria importanza nella regione. L'impegno
della società nei Balcani è ulteriormente dimostrato
in Albania, laddove essa impiega 50 persone in una joint-venture
locale. Entrambi gli uffici sono operativi dai primi anni '90.
La 3PL ha aperto un ufficio a Skopje nel 2000, e si è stabilita
a Belgrado alla fine dell'estate, iniziativa rispetto alla quale
Forche è particolarmente ottimista. Egli ritiene che, nel
breve-medio termine, sarà proprio nell'ex Repubblica Jugoslava
che si potrà assistere alla crescita dei traffici più
rapida. Le principali porte d'accesso dei Balcani, Capodistria
(Koper) e Salonicco, attualmente prevedono risultati annui di
circa 100.000 e 234.000 TEU rispettivamente.
Il ruolo primario di Capodistria è quello di porto di
transito, al servizio degli hinterland dell'Europa centrale e
dei Balcani. Ad esempio, il 25% dei traffici esteri dell'Ungheria
passa attraverso il porto sloveno. Un nuovo collegamento ferroviario
con l'Ungheria è ora in atto con ulteriore accesso da Budapest
alla Repubblica Ceca ed alla Slovacchia. Un convoglio giornaliero
per il trasporto-navetta di contenitori viaggia da Budapest a
Capodistria e la Maersk Sealand ha recentemente inaugurato un
proprio servizio dedicato sulla direttrice. Anche altre linee,
segnatamente la Zim Israel Navigation, che scala direttamente
Capodistria con il suo servizio di linea primaria Asia Med Pacific,
nonché la MSC, si servono del collegamento ferroviario
con Budapest.
Il nuovo servizio ferroviario che collega Capodistria a Belgrado
costituisce un'ulteriore prova dell'emersione dei traffici con
l'hinterland, recentemente introdotti dall'operatore di trasporto
combinato Adria Kombi. La società fornisce il servizio
ferroviario ed il trasporto dei containers dal terminal di Belgrado
alla destinazione finale.
Nel contempo, verrà presto allestito un altro collegamento
ferroviario da Capodistria all'Austria, ed anche il Corridoio
5 della Rete Transeuropea che va da Venezia all'Ungheria, all'ex
Repubblica Jugoslava ed alla Bosnia sarà collegato a Capodistria
entro l'anno prossimo od il 2004.
L'attuale capacità annuale di Capodistria, pari a 130.000
TEU, verrà estesa a 300.000 TEU nell'ambito del progetto
di massima del porto. Nella prima metà del 2002, sono stati
movimentati 52.852 TEU - il 10% in più rispetto allo stesso
periodo dello scorso anno - ma il presidente Vitomir Mavric ammette:
"Con questo investimento non possiamo aspettarci di attirare
navi da 6.000 o 8.000 TEU". Ma questo non è certo
un problema, con Taranto, Gioia Tauro e Malta che non vedono l'ora
tutti quanti di assicurarsi i traffici dell'Adriatico settentrionale
ed i suoi hinterland sempre più prosperi, di modo che nell'ambito
delle loro zone di raccolta i servizi di raccordo possono solo
crescere. Al momento, solo la Zim scala direttamente con un servizio
a lungo raggio a Capodistria.
Rijeka (Fiume) è forse un po' troppo vicina a Capodistria
per i propri gusti, ma mostra segnali di inversione di marcia
rispetto alla propria reputazione di porto che perde colpi a vantaggio
del proprio vicino di successo. Nel 2001, il Rotterdam Marine
Group ha stipulato un contratto con la World Bank al fine di trasformare
Rijeka in un porto competitivo ed attirare investimenti privati
riducendo l'influenza governativa. Ora la dirigenza del porto
e le organizzazioni degli stivatori sono in fase di ristrutturazione
sulla base del modello di porto proprietario del terreno. Sono
sulla rampa di lancio piani finalizzati a migliorare le infrastrutture
portuali (recentemente, sono state acquistate due nuove gru per
containers post-panamax) ed incrementare i collegamenti del porto
con l'hinterland.
Rijeka prevede un risultato di 19.000 TEU per quest'anno. Esso
intende riguadagnare i traffici perduti in seguito al blocco dell'Europa
centrale e dei Balcani, e ha in programma di fare concorrenza
a Capodistria quale porta d'accesso all'Ungheria attraverso l'Adriatico
per i mercati mondiali. Qualcosa come 100 milioni di euro verranno
investiti in infrastrutture portuali ed in tecnologia per la movimentazione
dei carichi, oltre ai mutui per 80 milioni di euro annunciati
dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo al fine
di migliorare l'accesso autostradale al porto.
L'accordo sul libero scambio recentemente annunciato ha eliminato
le barriere doganali per l'attraversamento frontaliero delle merci
tra Croazia ed Ungheria e fra le due rispettive ferrovie sono
in corso trattative allo scopo di migliorare i servizi containerizzati
tra i due paesi.
Una nuova autostrada, che fa parte del Corridoio 5 della Rete
Trans-Europea di trasporto (TEN) e che collegherà Rijeka
con Zagabria e poi proseguirà fino alla frontiera ungherese,
diminuirà la distanza da Budapest a quel porto, rendendola
più breve di 130 km rispetto alla distanza stradale da
Trieste.
Nel contempo, la Contship Italia ha siglato nel 2001 un contratto
triennale di consulenza con la Luka Rijeka per migliorare la sua
produttività containerizzata e ro-ro. Non sorprende il
fatto che l'accordo sia altresì finalizzato ad evidenziare
il ruolo di porta d'accesso intermodale di Rijeka nell'Europa
centrale ed orientale. La Contship Italia ha un'opzione per acquisire
sino al 50% delle azioni della società di nuova costituzione
tra un anno. La società sta lavorando con l'operatore portuale
croato al fine di ampliare i suoi servizi terrestri mediante la
stipulazione di contratti con le ferrovie croate e con depositi
containerizzati terrestri a Vienna, Budapest e Zagabria. E' stata
concordata una tariffa e l'unico problema rimasto sul tappeto
è quello dei tempi di viaggio.
Le ferrovie croate hanno stipulato un accordo finalizzato alla
fornitura di capacità rotabile containerizzata in relazione
ai convogli che da sempre trasportano l'acciaio da Rijeka a Budapest,
con tempi di viaggio garantiti di 24 ore. Peraltro, il direttore
vendite della Contship Italia, Igor Golec, ha dichiarato che se
i volumi dovessero crescere, come si auspica, prima della fine
del 2002 verrebbero inaugurati treni-blocco dedicati con tempi
di viaggio più rapidi.
Anche se Budapest rappresenta la chiave del successo di Rijeka,
a detta di Golec anche l'ex Repubblica Jugoslava è decisiva.
I serbi stanno acquistando notevoli quantitativi di macchinari
ed equipaggiamenti dalla Cina per mezzo di crediti a lungo termine,
ed egli è ottimista circa il fatto che molto di questo
traffico possa essere acquisito da Rijeka.
Secondo Rodovan Voda della Tradeways di Capodistria, da poco
nominata agente per conto della Evergreen, lo stesso mercato croato
sta crescendo rapidamente. "Le importazioni dall'Estremo
Oriente si stanno rafforzando. La percentuale relativa ai traffici
containerizzati è di 60:40 a favore delle importazioni,
ma anche le esportazioni stanno aumentando". Tra le principali
derrate di esportazione del paese, egli menziona le merci semi-manifatturate,
i prodotti farmaceutici e le gomme.
Anche i piccoli porti dell'Adriatico orientale di Ploce, Bar
e Durres (Durazzo) aspirano a servire il proprio hinterland, ma
non sono ancora equipaggiati così bene da poterlo fare.
Ploce, noleggiato al governo bosniaco ai sensi dell'Accordo di
Pace di Dayton, è vicino a Sarajevo ma serve anche Spalato
e Dubrovnik. Voda della Tradeways afferma: "Si tratta di
un'infrastruttura piccola ma molto efficiente". Tuttavia,
essa non dispone di un terminal container dedicato, ed il fatto
che il principale vettore della costa, la Losjinska Plovidba che
ha sede a Rijeka, preferisca lavorare i contenitori per mezzo
di ro-ro utilizzando i suoi MAFI ed elevatori a forca con gruisti
propri, è indicativo di come stiano davvero le cose.
Il Montenegro riceve 64 milioni di euro dal Patto di Stabilità,
che verranno in parte utilizzati per rinnovare le infrastrutture
della baia a Bar e per migliorare gli attigui sistemi stradali
e ferroviari. Il porto sta ancora cercando all'esterno un operatore
al fine di ammodernare il proprio terminal containers e possibilmente
istituire un centro di trasbordo.
La ICF (Intercontainer-Interfrigo) effettua treni-blocco containerizzati
attraverso Bar dal 2000, spedendoli da Bremerhaven via Sopron
(che è un suo hub) in sei giorni, con un viaggio di 2.300
km. Una volta scaricati, i containers vengono accolti sui treni-blocco
della ICF che tornano in Italia attraverso la Croazia e la Slovenia.
La Losjinska Plovidba, che effettua due servizi settimanali,
è un operatore-chiave nei collegamenti tra Rijeka, Ploce
e Bar e gli hubs mediterranei di Taranto, Gioia Tauro e Malta.
Il direttore commerciale assistente, capitano Joseph Keko, spiega:
"Una nave viaggia da Rijeka e Ploce a Gioia Tauro, e poi
da Rijeka e Ploce a Gioia Tauro ogni settimana, mentre un'altra
va da Rijeka, Ploce e Bar a Taranto, Gioia Tauro, Malta e ritorno".
Le due navi ro-ro impiegate dispongono ciascuna di capacità
tra 200 e 250 TEU.
L'operatore di feeder croato adesso trasporta containers per
tutte le principali linee di navigazione; Keko cita in particolare
la Maersk Sealand, il Lloyd Triestino, la Hapag-Lloyd, la Senator
e la APL quali linee particolarmente attive nei Balcani.
Dichiara in proposito: "Lo scorso anno, movimentavamo 400
TEU alla settimana e quest'anno i TEU sono aumentati a 600. Per
questa ragione abbiamo introdotto la seconda nave. Stiamo programmando
di acquisire una nave ro-ro più grande per rimpiazzare
la seconda nave e ci aspettiamo che le nostre attività
aumentino, adesso che la Evergreen sta programmando di sviluppare
il mercato. Ci piacerebbe poter offrire un buon servizio anche
a loro".
La linea utilizzata per scalare Durres, peraltro, ha sospeso
il proprio servizio a gennaio di quest'anno. "Non ne valeva
la pena, per 10 contenitori" commenta Keko.
A Durres esistono piani per la realizzazione di un nuovo porto
più periferico che comprenderà anche un terminal
containers. L'attuale porto è piccolo, ma movimenta l'85%
dei traffici marittimi albanesi e si intasa rapidamente quando
arriva il traffico di traghetti ro-pax da Bari. Al momento è
in corso l'approvvigionamento di attrezzature per la movimentazione
di contenitori in vista della futura attività containerizzata
ed i consulenti d'ingegneria statunitensi della Moffat & Nichol
hanno completato la seconda fase di uno studio in ordine alla
realizzazione di un terminal contenitori intermodale nel porto.
Anche se una buona camionabile a doppia corsia collega Durres
a Tirana, le strade all'interno dell'area portuale sono scarse.
Peraltro, il nuovo Corridoio 8 TEN stradale che collega Durres
a Varna e Burgas via Skopje e Sofia dovrebbe essere completato
entro due anni.
Tuttavia, per il momento, i traffici avvengono principalmente
con l'Italia e la Grecia, e gran parte di esso è ancora
non containerizzato. I prodotti tessili e le calzature rappresentano
il 61% delle esportazioni albanesi, dato che la mano d'opera più
a buon mercato viene utilizzata per rifinire gli abiti e le calzature
per i produttori dell'Europa occidentale.
Entro il 2004, Salonicco avrà ampliato di 500 metri il
proprio ormeggio containerizzato del Molo 6 al fine di poter accogliere
altre due portacontainers con un pescaggio massimo di 15 metri.
Tra gli altri investimenti programmati vi è la costruzione
di un nuovo CFS in prossimità del Molo 6 per il riempimento
e lo svuotamento di contenitori. E' stato poi portato a termine
uno studio di fattibilità finalizzato all'allestimento
di un complesso per la distribuzione delle merci su un'area di
30 ettari ricavata dal mare nei pressi del terminal container;
al riguardo, il porto spera di poter realizzare il progetto attraverso
un'iniziativa di procacciamento dei fondi per mezzo di un'associazione
tra soggetti pubblici e privati.
Al contrario di Capodistria, solamente il 22% dei risultati di
Salonicco è costituito da traffici balcanici, per lo più
con la Macedonia e, attraverso il condotto di Skopje, con il Kosovo
e la Serbia meridionale. Il porto greco movimenta altresì
notevoli quote di traffico albanese e bulgaro.
Zlatko Crvenkoski è il direttore generale della Blue Bell
Maritime di Skopje, che rappresenta la PONL (P&O Nedlloyd)
ed è essa stessa un importante spedizioniere. Dichiara:
"I due maggiori spedizionieri della Macedonia in precedenza
movimentavano circa 2.000 containers all'anno tra tutti e due.
Oggi, insieme, ne movimentano da 10.000 a 15.000 all'anno. Per
quanto riguarda noi, adesso ne movimentiamo circa 4.000-5.000
all'anno".
Crvenkoski si riferiva ad un misto di carichi militari, umanitari
e commerciali movimentati per lo più da Salonicco per strada
e ferrovia alla volta di Skopje al fine di effettuare spedizioni
in Kosovo, nella Serbia meridionale/ex Repubblica Jugoslava nonché
per il mercato macedone medesimo. Anche i containers arrivano
per ferrovia da Rotterdam - in particolar modo per l'esercito
degli Stati Uniti - e per mezzo del servizio settimanale diretto
della ICF via Sopron, che ora trasporta circa 2.500 TEU all'anno,
l'80% dei quali è costituito da carichi commerciali.
Anche la K-FOR (Forza del Kosovo capeggiata dalla NATO) spedisce
gran parte del proprio equipaggiamento containerizzato e delle
proprie forniture da Salonicco attraverso le ferrovie greche e
macedoni al fine di evitare ulteriori danni alle strade e di ridurre
gli intasamenti. Crvenkoski, però, commenta: "Il numero
dei containers per scopi militari ed umanitari è diminuito
in modo significativo ed è stato rimpiazzato da carichi
commerciali, sebbene questi ultimi abbiano subito un piccolo decremento
- in particolar modo le esportazioni - dall'inizio dell'anno a
causa della recessione internazionale".
Il tabacco alla volta dell'Europa, degli Stati Uniti e del Giappone,
pasti e prodotti alimentari quali vino e verdure in scatola per
gli Stati Uniti e l'Australia, nonché gli indumenti, rappresentano
tutti quanti mercati importanti. Afferma Crvenkoski: "I tessuti
vengono importati dall'Estremo Oriente, dal vicino oriente e dagli
Stati Uniti, trasformati in indumenti ed esportati negli Stati
Uniti. Questa attività è controllata dagli acquirenti
statunitensi".
Aggiunge poi: "La Maersk Sealand e la PONL adesso sono le
linee di navigazione maggiormente attive qui e noi forniamo servizi
logistici per entrambe". In passato una combinazione di burocrazia,
corruzione, furti e dirottamenti di camion hanno afflitto questa
parte dei Balcani e Crvenkoski conferma che il problema ancora
sussiste. Tuttavia, gli intasamenti sono meno frequenti alle frontiere
e la situazione relativa alla sicurezza sta migliorando, malgrado
le occasionali fiammate.
(da: Containerisation International, ottobre 2002)
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