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CENTRO ITALIANO STUDI CONTAINERS | ANNO XX - Numero 12/2002 - DICEMBRE 2002 |
Porti
L'evoluzione dei porti cinesi
Sebbene la crescita dei volumi containerizzati movimentati da
molti dei principali porti mondiali sia rallentata negli ultimi
12 mesi, gli scali marittimi del continente cinese hanno sperimentato
al contrario un fortissimo incremento. Alcuni osservatori del
settore si chiedono se essi possano davvero tenere il ritmo con
questa crescita.
Questi porti hanno anche tratto vantaggio da alcuni mutamenti
avvenuti nelle quote di mercato, così come dalla crescita
generale dei volumi containerizzati. Ad esempio, il gruppo dei
porti di Shenzen (Yantian, Shekou e Chiwan) nella Cina meridionale
hanno ricavato guadagni dalla movimentazione di un numero maggiore
di carichi in conseguenza della loro competitività relativa
ai prezzi e della vicinanza alla zona del delta del Fiume delle
Perle, da cui originano molti carichi. Ciò è avvenuto
per lo più a spese del maggior porto mondiale, Hong Kong.
Sebbene gli osservatori del settore abbiano affermato che vi sono
abbastanza carichi per tutti, i volumi di Hong Kong hanno segnato
il passo.
Sono varie le ragioni della crescita dei carichi nazionali e
locali. Rispetto ad alcune altre economie asiatiche, che hanno
perso colpi negli ultimi 18 mesi, la robusta crescita del PIL
cinese nel 2002 (7,8%) ha agevolato i traffici. Anche l'aggregazione
del paese al WTO dal novembre 2001 può avere rappresentato
un fattore, sebbene sia estremamente difficile quantificare il
preciso impatto che essa ha avuto sui traffici. Il traffico transpacifico,
in particolare, avendo sperimentato una stagione di punta anticipata
sul finire del marzo 2002, che ancora era in pieno corso alla
fine di settembre, ha contribuito ad un grosso incremento delle
esportazioni dall'Asia (in particolar modo dalla Cina) agli Stati
Uniti. Secondo l'Istituto Giapponese per le Ricerche Marittime,
le spedizioni transpacifiche in direzione est dalla Cina agli
Stati Uniti sono cresciute del 31,5% nello scorso mese di luglio,
sino a 360.000 TEU, rispetto allo stesso periodo del 2001. Ciò
ha contribuito a far sì che persistesse la linea di tendenza
di crescita minima al 30% per il quarto mese consecutivo. Diversi
nuovi servizi transpacifici hanno cominciato a scalare i porti
cinesi negli ultimi mesi per far fronte agli ulteriori carichi.
Un altro elemento da considerare consiste nel fatto che, nell'ambito
delle 500 principali imprese a livello mondiale, oltre 400 adesso
sono presenti in Cina, traendo vantaggio dai bassi costi del lavoro
e di avviamento. Tra loro vi sono molte multinazionali, dalle
case costruttrici di veicoli alle industrie elettroniche. Gran
parte della produzione è destinata al mercato nazionale,
ma una buona percentuale dei loro carichi viene esportata.
Con l'eccezione di Dalian nella Cina settentrionale, i primi
10 porti containerizzati del paese hanno sperimentato una grossa
crescita a due cifre nel corso della prima metà del 2002.
Il tasso di crescita medio è stato del 32,4% rispetto allo
stesso periodo semestrale del 2001. Shenzen e Ningbo hanno oltrepassato
di gran lunga tale cifra, avendo ottenuto ciascuno risultati di
crescita superiori al 50%. Le statistiche più recenti pubblicate
dal Singapore Business Time hanno rivelato che i risultati
containerizzati di Shenzen relativi all'agosto 2002 sono aumentati
del 55% su base annua, sino a 771.000 TEU. Lo YICT (Yantian International
Container Terminals), il maggiore dei porti di Shenzen gestito
dalla HPH (Hutchison Port Holdings), non pubblica statistiche
aggiornate sulla movimentazione dei contenitori. Tuttavia, esso
prevede 4 milioni di TEU per l'intero 2002, con un incremento
del 32% sulle cifre inerenti all'annata 2001 completa. I volumi
del CTT (Chiwan Container Terminals) per il periodo di otto mesi
da gennaio ad agosto 2002 hanno raggiunto i 715.000 TEU, con un
incremento del 97% rispetto al medesimo periodo del 2001. I volumi
containerizzati presso lo Shekou Container Terminals sono stati
di 84.000 TEU nell'agosto 2002, con i volumi da gennaio ad agosto
2002 che hanno raggiunto i 504.000 TEU. La SPA (Shanghai Port
Authority) ha riferito risultati pari a 780.000 TEU per l'agosto
2002, portando il totale dell'anno in corso sino ad agosto a 5,34
milioni di TEU, con una crescita del 33% rispetto allo stesso
periodo del 2001. La SPA ha rivisto le sue previsioni attese per
l'intera annata 2002 portandole da 7,5 milioni di TEU ad 8,2
milioni di TEU. Shanghai, Shenzen e Qingdao sono inclusi tra i
primi 30 porti mondiali nella classifica 2001 di Containerisation
International, basata sui risultati containerizzati. A giudicare
dagli attuali modelli di crescita, sia Tianjin che Guangzhou potrebbero
anche loro entrare in classifica per il 2002.
Rispetto ai porti del continente cinese, la crescita di Hong
Kong è stata minima, sebbene naturalmente essa parta da
una massa critica molto più alta. Il terminal containers
principale, il Kwai Chung, ha gestito un incremento dei volumi
del 2,3% sino a 7,6 milioni di TEU nei primi otto mesi del 2002,
rispetto al medesimo periodo del 2001. Secondo alcuni analisti
asiatici, l'accento posto dalla Regione Amministrativa Speciale
sull'incremento del profilo logistico di Hong Kong e sulla diversificazione
del suo ruolo sta ora diventando alquanto decisivo perché
la sua supremazia possa continuare.
L'incredibile crescita dei risultati dei porti cinesi ha comportato
una spinta per due linee di tendenza generali. I piani di sviluppo
finalizzati ad aumentare la capacità di movimentazione
sono adesso più importanti. Inoltre, molte società
impegnate nelle operazioni terminalistiche e molti vettori marittimi
si stanno ora disputando il bottino. Dal momento che i servizi
di linea al momento attuale non realizzano esattamente dei profitti,
i vettori marittimi avvertono la necessità di diversificare
al di là del puro trasporto. Il recente acquisto da parte
della NYK del Gruppo Ceres Terminals è sicuramente un esempio
di questa linea di tendenza in aumento.
Un cambiamento notevole della politica del governo cinese nel
2002 potrebbe essere di aiuto agli attuali investitori, ovvero
attirarne altri in prospettiva. In precedenza, le imprese estere
potevano detenere solamente una quota del 49% di un'infrastruttura
terminalistica continentale, ma nello scorso mese di aprile il
governo ha allentato tale norma. Ora, le imprese straniere possono
detenere una partecipazione di maggioranza o persino costituire
società terminalistiche proprie, sebbene i porti stessi
restino sotto il controllo statale.
Peter Lee, amministratore delegato della P&O Nedlloyd China
Ltd, aveva commentato al momento: "Si tratta di un positivo
impegno ai sensi del WTO riguardo alla politica di apertura agli
investimenti stranieri in Cina. Le partecipazioni di maggioranza
ed i contratti di gestione dovrebbero attirare un numero maggiore
di investitori stranieri nei terminals cinesi". Ciò
sembrerebbe essere stato confermato dai recenti accordi di Shekou
e Shanghai.
Come già detto in precedenza, la crescita containerizzata
presso i porti di Shenzen è stata la più prolifica
nel 2002. Zhang Binhan, vice direttore dell'Autorità Portuale
Municipale di Shenzen, aveva commentato a giugno: "Shenzhen
è quasi certa di continuare a trarre vantaggio dalla forte
crescita economica che sta avendo luogo nella Cina meridionale.
Persino una modesta crescita economica del 10% annuo nella regione
della Cina meridionale si tradurrebbe in qualcosa come 2 milioni
di TEU all'anno movimentati attraverso Shenzhen e Hong Kong. Allo
scopo di far fronte a tale incremento, ci sarà l'esigenza
di altri tre o quattro ormeggi all'anno nella Cina del sud. Dieci
nuovi ormeggi per contenitori saranno costruiti entro il 2005,
con un investimento atteso di 15,6 miliardi di yuan (1,89 miliardi
di dollari)". Zhang ha aggiunto che ciò comprenderebbe
quattro nuovi ormeggi nel contesto della fase tre di Yantian e
quattro ormeggi nell'ambito delle fasi due e tre di Shekou. Anche
i programmi relativi agli ormeggi 12 e 13 prevedono l'operatività
di Chiwan per il 2003/2004. Continua Zhang: "I porti di Shenzen
sono sottoposti ad una crescente pressione riguardo alla capacità.
In teoria, la capacità combinata degli attuali ormeggi
containerizzati è di 3,2 milioni di TEU all'anno ed i porti
hanno movimentato 5,07 milioni di TEU nel 2001".
A Yantian, il più grande dei porti di Shenzen, la HPH
ha stanziato 6,6 miliardi di dollari di Hong Kong (846 milioni
di dollari USA) nel novembre 2001 al fine di sviluppare la fase
tre. I nuovi ormeggi sono già in fase di costruzione ed
andranno ad aggiungere altri 2 milioni di TEU all'anno con completamento
per il 2006. Ci si aspetta che il primo ormeggio sia operativo
alla fine del 2003. La HPH ha già notevoli partecipazioni
in investimenti relativi alle fasi uno e due di Yantian.
Negli ultimi mesi sono stati riferiti seri intasamenti e ritardi
a Yantian, causati parzialmente dalla forte domanda di carichi
transpacifici. Un portavoce dello YICT ha dichiarato: "A
causa dell'inaspettato aumento dei flussi dei carichi negli ultimi
mesi, lo YICT ha lavorato su vari provvedimenti finalizzati ad
alleviare tutti gli intasamenti". Tra questi provvedimenti
vi sono l'affitto di due ulteriori piazzali per il deposito di
contenitori vuoti, l'acquisizione di attrezzature aggiuntive per
la movimentazione nello scorso mese di luglio, l'assunzione di
altri 60 gruisti di macchine da banchina e RTG, nonché
la razionalizzazione delle procedure operative per assicurare
l'efficienza ottimale.
Anche se tutto ciò è positivo, sembrerebbe che
vi sia ancora bisogno di ben altra capacità. I vettori
marittimi negli ultimi mesi hanno lanciato diversi nuovi servizi
da e per Yantian. Ad esempio, nello scorso mese di giugno la New
World Alliance ha lanciato il proprio servizio PSV alla volta
della Costa Occidentale degli Stati Uniti. Anche la China Shipping
ha dato inizio al proprio servizio AAT (Asia America Thailandia)
nello stesso mese. Infine, la Evergreen ed il Lloyd Triestino
hanno cominciato il proprio servizio WAE alla volta della Costa
Occidentale USA ad agosto. Questi nuovi servizi transpacifici
hanno probabilmente contribuito alla creazione degli intasamenti.
A luglio 2002, sono stati pubblicati i particolari della programmazione
relativa alla fase due del nuovo terminal di Shekou. La China
Merchant Holdings ha acquisito una quota maggioritaria del 51%
in tale sviluppo, mentre la P&O Ports, la Swire Pacific e
la Modern Terminals hanno preso rispettivamente una quota del
20%, del 9,6% e del 19,4%. Ciò è significativo,
alla luce dell'attenuazione all'inizio di quest'anno - da parte
del Consiglio di Stato - della propria normativa in ordine alla
proprietà straniera dei terminals continentali. Due ormeggi
containerizzati dovrebbero essere completati alla fine del 2003,
andando ad aggiungere 500.000 TEU di capacità ed incrementando
la capacità complessiva di Shekou ad 1,8 milioni di TEU.
L'investimento complessivo da parte dei quattro membri della nuova
società di joint-venture sarà di 200 milioni di
dollari USA. Fan Jian Xiong della China Merchants commenta: "Ci
siamo concentrati sullo sviluppo della nostra attività
primaria nei porti ed in quella correlata ai porti, specialmente
lo sviluppo delle infrastrutture terminalistiche containerizzate.
Per mezzo di una attiva politica di investimento in progetti portuali
di qualità in tutta la Cina, stiamo rafforzando la nostra
competitività e gettando le fondamenta per una stabile
crescita a lungo termine". Il conglomerato China Merchants
dispone di ampi interessi nei porti cinesi. Oltre al suo interesse
finanziario del 22,1% nella Modern Terminals, l'operatore portuale
di Hong Kong, essa ha partecipazioni nella Chiwan Container Terminal
Ltd e nel porto di Zhangzhou.
Shanghai ha suscitato grande interesse negli operatori terminalistici
e nei vettori marittimi negli ultimi 18 mesi e sta rapidamente
diventando un hub per le operazioni marittime cinesi. Il China
Shipping Group ha fondato la China Shipping Terminal Development
Company a Shanghai nell'aprile 2001 al fine di gestire ed investire
in entrambi gli attuali propri interessi, siti a Dalian e Shanghai,
oltre che in nuovi porti in patria ed all'estero. Nello scorso
mese di gennaio, la Modern Terminals ha aperto un ufficio di rappresentanza
a Shanghai quale primo stadio di un piano a lungo termine finalizzato
a farla coinvolgere più attivamente nello sviluppo portuale
della città. Erik Bogh Christensen, amministratore delegato
della Modern Terminals, ha dichiarato a Containerisation International:
"Siamo interessati al progetto del Porto di Yangshan così
come ad altri progetti portuali fattibili nelle città costiere
chiave, quali Qingdao e Tianjin. Il nostro rappresentante a Shanghai
sta attivamente studiando i diversi progetti inerenti ai porti
costieri delle regioni settentrionali ed orientali della Cina".
La Modern Terminals ha inoltre interessi a Shekou ed una quota
del 20% nel Chiwan Container Terminal attraverso una joint-venture
con uno dei propri azionisti, la China Merchant Holdings.
RISULTATI IN TEU PER I PRIMI 10 PORTI CINESI
NELLA PRIMA META' DEL 2002
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Porto | Totale
(milioni di TEU)
| Incremento %
anno per anno
|
Shanghai | 3,84 | 30,8
|
Shenzhen | 3,23 | 50,4
|
Qingdao | 1,61 | 23,4
|
Tianjin | 1,15 | 20,6
|
Guangzhou | 1 | 35,4
|
Ningbo | 0,81 | 53,5
|
Xiamen | 0,8 | 32,8
|
Dalian | 0,58 | 5,0
|
Zongshan | 0,3 | 12,7
|
Fuzhou | 0,23 | 13,9
|
Totale | 13,55
| 32,4 |
Note: Shenzhen comprende Chiwan, Shekou e Yantian.
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Fonte: Ministero delle Comunicazioni cinese
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Molti vettori marittimi aspettano con ansia altra capacità
di movimentazione contenitori a Shanghai a causa della sua crescita
mai sperimentata prima. Le fasi uno e due a Waigaoqiao sono già
operative sotto la pressione della capacità, specialmente
da quando sono iniziati i nuovi servizi nel 2002. Un importante
dirigente della SPA recentemente ha dichiarato alla stampa cinese
che la scarsa capacità di Shanghai non era riuscita a far
fronte alla domanda in rapida crescita. Un dirigente di vettore
marittimo con sede a Shanghai ha osservato: "I terminals
di Waigaoqiao (fasi uno, due e tre) sono molto intasati ma fortunatamente
la fase quattro dovrebbe essere quasi operativa. Pensiamo che
là possa trovarsi la soluzione per l'attuale affollata
situazione".
Nello scorso mese di settembre, la APM Terminals ha annunciato
la costituzione di una società di joint-venture con la
SPA, la Hudong Container Terminal Management Company. Essa gestirà
la fase quattro, che fornirà quattro nuovi ormeggi ed altri
1,8 milioni di TEU di capacità annuale per la fine del
2002. E' stato riferito che la APM Terminals avrà una quota
del 49% nella nuova società. La APM Terminals negli ultimi
mesi ha cercato di distinguersi dalla propria società-madre,
la Maersk Sealand, ed il nuovo terminal viene commercializzato
come utilizzabile da chiunque. Il vettore marittimo danese dispone
già di un allacciamento transpacifico, di uno europeo nonché
del proprio servizio congiunto Safari alla volta del Sudafrica
con scalo a Shanghai, ma resta da vedere se in futuro là
verrà inaugurato qualche altro scalo di servizio. La APM
Terminals ha evitato di fornire risposte a qualsiasi altra domanda
inerente i suoi nuovi investimenti, ma un portavoce della società
ha dichiarato a Containerisation International: "Siamo
sempre alla ricerca di nuove opportunità, e senza dubbio
la Cina sta crescendo ad un ritmo davvero molto veloce. Il mercato
perciò è di grande interesse per noi". E' interessante
notare che, prima di questo, la HPH era il solo importante investitore
straniero a Shanghai, ma che adesso la APM Terminals sembra in
condizione di sfidare il chiaro predominio della HPH in Cina.
Oltre ai nuovi ormeggi containerizzati in costruzione presso
gli esistenti terminals di Shanghai, il Consiglio di Stato Cinese
è intenzionato a promuovere la città come uno dei
futuri porti di punta in Asia. Ciò dovrebbe essere realizzato
mediante la costruzione di un nuovo porto containerizzato costiero
nell'Isola di Yangshan nella Baia di Huangzhou. Si spera che il
complesso possa risolvere i problemi di capacità e dragaggio
di Shanghai. La prima fase dello sviluppo fornirà altri
2,2 milioni di TEU di capacità annuale ed un pescaggio
profondo 15 metri. L'isola sarà collegata al continente
attraverso un ponte di 30 km.
Nello scorso mese di aprile, è stata costituita la TongShong
Investment quale società-holding finalizzata alla ricerca
degli investimenti ed alla realizzazione del progetto dell'Isola
di Yangshan. La SPA detiene una quota del 60% nella società,
mentre il resto appartiene a due società specializzate
in investimenti infrastrutturali di proprietà del governo
di Shanghai. La TongSheng consiste di tre distinte società,
impegnate nell'investimento e nello sviluppo dei 30 km di ponte
che collega Yangshan al continente, nonché nell'investimento
e nella costruzione dei terminals. A giugno, è stato riferito
che la SPA ha ottenuto un prestito di 900 milioni di dollari USA
da un consorzio di cinque banche al fine di pagare la prima fase.
Il Consiglio di Stato ha intenzionalmente escluso le imprese estere
dall'investimento relativo a questa prima fase, ma molte di loro
si stanno mettendo in coda per partecipare alla fase due. La P&O
Nedlloyd ha registrato ufficialmente il proprio interesse dichiarandolo
per iscritto alle autorità cinesi. Tra gli altri, si pensa
che siano fortemente interessati la HPH, la APM Terminals e la
CSX World Terminals, ma al riguardo non sono stati ancora precisati
i dettagli né da parte delle società in questione
né da parte della SPA. Se si aggiungono gli interessi cinesi,
molto probabilmente la China Shipping ed il gruppo Cosco, non
vi è dubbio che le gare d'appalto saranno assai combattute.
Secondo la Modern Terminals, la pianificazione della costruzione
del porto di Yangshan è già in corso e le indagini
sul sito sono state avviate. Aggiunge Bogh Christensen: "Dato
che la costruzione della prima fase consistente in quattro ormeggi
è prevista con completamento nel corso del 2005, ci aspettiamo
che la cantierazione inizi ai primi del 2003".
Guangzhou, nel delta del Fiume delle Perle, è un altro
porto che ha sperimentato una imponente crescita in ordine ai
propri risultati containerizzati del 2002. La PSA (PSA Corporation
di Singapore) ha acquisito una quota del 49% nel porto a maggio
del 2001, costituendo una società di gestione joint-venture
con la Guangzhou Harbour Bureau. Assieme, esse gestiscono sei
ormeggi containerizzati presso i terminals di Guangzhou Huangpu
Xingang e Xinsha Container Terminals. Gli sforzi della PSA per
introdurre collegamenti EDI, altri progressi informatici e la
razionalizzazione delle procedure operative nel corso dell'ultimo
anno hanno senza dubbio agevolato l'incremento dei risultati.
Nello scorso mese di luglio, il porto ha movimentato 94.000 TEU,
con un aumento del 57% rispetto al luglio 2001. Per la prima metà
del 2002, i risultati sono cresciuti del 35,4% sino a d1 milione
di TEU. Diversi vettori marittimi, tra cui la China Shipping,
la Cosco e la PIL, hanno inaugurato lo scorso anno servizi interasiatici
che scalano a Guangzhou. Il porto è situato nel cuore della
regione manifatturiera del Fiume delle Perle, che è servita
anche da Hong Kong e Shenzen, di modo che si tratta di un'area
primaria ai fini dell'espansione. Tuttavia, i problemi di pescaggio
presso i suoi terminals impediscono l'accesso a navi portacontainers
più grandi di 1.500 TEU.
Un altro porto della Cina meridionale che sta attirando l'attenzione
strategica dei vettori marittimi è Xiamen. Il porto viene
considerato la porta d'accesso per il traffico containerizzato
tra la Cina e Taiwan, se e quando cominceranno gli scambi attraverso
lo stretto. Per la prima metà del 2002, i volumi hanno
raggiunto gli 800.000 TEU, con un aumento del 33% rispetto allo
scorso periodo dello scorso anno. L'autorità portuale ha
rivisto le proprie previsioni in proiezione in ordine all'intera
annata da 1,6 ad 1,8 milioni di TEU. Sui media cinesi è
stato riferito che l'Autorità Portuale di Xiamen ha confermato
l'interesse sia della Evergreen che della APM Terminals di acquisire
in futuro una quota di partecipazione nella terza fase di sviluppo
del porto. Un portavoce della Evergreen ha dichiarato: "Non
ci sono nuovi sviluppi in relazione agli investimenti nei porti
cinesi, tra cui Shanghai e Xiamen. Tuttavia, la società
continua a tenere sotto controllo le opportunità future".
La HPH è già un grande investitore a Xiamen e ha
siglato accordi nel settembre 2001 al fine di espandere le proprie
infrastrutture nel porto. Tuttavia, ci sono sei ormeggi ancora
in costruzione che non dispongono di partners stranieri.
E' chiaro che la maggior parte dei principali operatori terminalistici
hanno piani per investire nello sviluppo portuale containerizzato
cinese, al fine di trarre vantaggio dalla imponente crescita dei
carichi. Ed il governo cinese sta attivamente supportando questa
espansione alla luce dell'attuale Piano Quinquennale 2001-2005.
Tuttavia, data la complicata ed imprevedibile natura della burocrazia
cinese, sarà interessante vedere chi alla fine riuscirà
a spuntarla nei diversi porti, in particolare a Yangshan. Un'altra
questione è se alcuni porti riusciranno o meno a far fronte
alla domanda prima che i nuovi ormeggi diventino operativi verso
la fine del 2003.
(da: Containerisation International, novembre 2002)
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