Quotidiano indipendente di economia e politica dei trasporti
05:54 GMT+1
COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXVI - Numero 3/2008 - MARZO 2008
Porti
Fase di stallo per la riforma dei porti francesi
Il settore marittimo francese dovrà continuare ad
aspettare ancora un po' le proposte di riforma portuale da
tempo promesse.
Nell'estate del 2007 sembrava che fosse stata fatta un
po' di chiarezza, dato che il neoeletto presidente Nicolas
Sarkozy aveva annunciato una nuova era nel settore marittimo del
paese, deridendo lo status e l'organizzazione dei porti
francesi definiti come "appartenenti ad un altro secolo".
È un evento raro per il settore portuale finire sotto i
riflettori ad opera del presidente della repubblica, ma la proposta
di normativa, promessa prima della fine del 2007, deve ancora
concretizzarsi.
Tuttavia, in occasione di una visita a Marsiglia il 14 gennaio,
il primo ministro francese François Fillon, aveva annunciato
che il segretario ai trasporti Dominique Bussereau avrebbe
predisposto il disegno di legge entro la primavera.
Il cronoprogramma è stato in gran parte anticipato: non
ci si aspetta alcuna iniziativa concreta prima delle elezioni
amministrative a marzo; tuttavia, si sa ancora poco circa i
particolari.
Il primo ministro si è posto l'obiettivo di un
incremento dei traffici containerizzati da 3,5 a 10 milioni di TEU
entro il 2015, nonché la creazione di 30.000 posti di lavoro.
"Abbiamo perso la metà della nostra quota di
mercato dei traffici containerizzati nel corso degli ultimi 20 anni,
un periodo in cui il mercato nel suo complesso stava sperimentando
una crescita di oltre il 5% all'anno" ha detto Fillon;
ciò comporta "una richiesta cui occorre rispondere
urgentemente".
Tuttavia, la battaglia dello scorso autunno con i sindacati dei
ferrovieri sullo "speciale" regime pensionistico di quel
settore ha lasciato il governo se non sconfitto, almeno ammaccato.
Pertanto, si richiede cautela a breve termine, al fine di
evitare la prospettiva di agitazioni diffuse da parte dei sindacati
dei portuali.
Il principale pomo della discordia consiste nello status
giuridico di impiego dei portuali, in particolare gli operatori
addetti alle gru.
Essi restano in gran parte dipendenti delle autorità
portuali, piuttosto che degli operatori terminalistici, con
l'eccezione del porto di Dunkerque.
Peraltro, nel mondo odierno, in cui lo stato non può più
finanziare sviluppi terminalistici su larga scala e quindi c'è
bisogno di iniezioni di capitale privato, gli operatori
terminalistici non sono più disposti ad accettare un
controllo solo parziale sulla propria forza-lavoro.
A Le Havre, è stata raggiunta una formula di compromesso
ai sensi della quale gli operatori addetti alle gru presso le nuove
infrastrutture del Port 2000, il TPO ed il TdF, hanno tre anni di
tempo per decidere se desiderano essere assunti dagli operatori
terminalistici ovvero restare con l'autorità portuale.
Al momento, la formula funziona e l'ultima cosa che tutti
quanti vogliono a Le Havre è una legge affrettata che rischi
di sconvolgere lo status quo.
"Sebbene gli addetti alle gru restino dipendenti
dell'autorità portuale, essi sono sempre a disposizione
dell'operatore terminalistico" afferma Jean-Marc Lacave,
direttore generale dell'Autorità Portuale di Le Havre.
"Sappiamo di dover portare a termine il processo di
riforma, dato che occorre trovare una soluzione definitiva.
Peraltro, allo stesso tempo dobbiamo tener presente che il 64%
di tutti i box movimentati sulle banchine francesi provengono da Le
Havre.
Perciò, dobbiamo essere altresì consapevoli del
significato economico di questo porto".
Il problema, naturalmente, è che cosa accadrà se
i gruisti di Le Havre decideranno di voler conservare lo status di
dipendenti dell'autorità portuale alla fine della fase
sperimentale triennale.
La riforma è forse attesa con maggiore ansia a
Marsiglia, dove tutte le attuali gru a cavaliere appartengono alla
pubblica amministrazione, a differenza di Le Havre, dove l'85%
di esse appartengono a privati.
Ma con i lavori in procinto di essere avviati al Fos 2XL e con
gli appalti in corso per i terminal 3XL e 4XL, Marsiglia desidera
più che mai una soluzione fattibile a lungo termine per la
questione del lavoro portuale.
C'è anche, senza dubbio, un'agenda politica
più corposa al vaglio degli uffici del presidente Sarkozy.
Molti lavoratori portuali riluttanti a passare dal settore
pubblico a quello privato appartengono al sindacato CGT
(Confédération Générale du Travail).
Il CGT è il secondo sindacato francese per dimensioni ed
è ben rappresentato nei settori marittimo, portuale,
aeroportuale e ferroviario.
Esso, teoricamente, dispone del potere di portare al Francia
letteralmente ad una paralisi.
Il riferimento "ad una altro secolo" del presidente
Sarkozy può anche essere visto come un accenno alla capacità
del CGT di prendere per la gola la strategica rete trasportistica
del paese: qualcosa che il suo governo dovrà spezzare, se
vorrà conseguire quella rottura con il recente passato della
Francia che egli aveva promesso in occasione delle elezioni
presidenziali del 2007. (da: Cargo Systems, gennaio/febbraio
2008, pag. 5)
- Via Raffaele Paolucci 17r/19r - 16129 Genova - ITALIA
tel.: 010.2462122, fax: 010.2516768, e-mail
Partita iva: 03532950106
Registrazione Stampa 33/96 Tribunale di Genova
Direttore responsabile Bruno Bellio Vietata la riproduzione, anche parziale, senza l'esplicito consenso dell'editore