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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXI - Numero 30 GIUGNO 2013
LEGISLAZIONE
LA COMMISSIONE EUROPEA CHIEDE LA RIDUZIONE DEGLI ADDEBITI
“ECCESSIVI” PER IL TUNNEL DELLA MANICA
La Commissione Europea ha presentato una richiesta formale ai
governi francese e britannico affinché adottino i regolamenti
europei sugli oneri connessi all'accesso ai binari per i treni merci
e passeggeri nel Tunnel della Manica, che sono stati bollati come
“eccessivi” dal commissario ai trasporti Siim Kallas.
Secondo la Commissione Europea, Francia e Gran Bretagna non si
sono adeguate al Primo Pacchetto Ferroviario (Direttiva 91/440/CEE e
2001/14/CE, ora rimpiazzate dalla Revisione Ferroviaria) perché
le tariffe applicate alle infrastrutture non si basano sui costi
diretti dei costi dell'investimento a lungo termine correlati alla
costruzione del tunnel.
La Commissione Europea afferma di avere ricevuto numerosi
reclami in ordine al livello degli addebiti e sostiene che la
struttura tariffaria è troppo complessa.
In una dichiarazione della Commissione Europea pubblicata il 20
giugno si afferma che la tariffa tipica per una singola traccia per
un convoglio passeggeri (a seconda del periodo della giornata) è
di 4.320 euro oltre a 16,60 euro per ogni passeggero a bordo, mentre
per i treni merci l'addebito è di “almeno” 3.645
euro.
La Commissione sostiene che l'attuale livello di tariffazione
soffoca la crescita dei traffici, con una media di appena sei treni
merci che utilizzano il tunnel ogni giorno, mentre il 43% della
capacità resta inutilizzato.
Solo 2.325 treni merci hanno utilizzato il Tunnel della Manica
l'anno scorso, rispetto ai 2.338 del 2011 ed ai 2.718 nel 2008.
“Il Tunnel della Manica non viene utilizzato nella sua
piena capacità a causa di questi addebiti eccessivi”
afferma Kallas.
“Di conseguenza, più merce viene trasportata su
camion invece che sui treni, agli operatori di trasporto merci ed ai
loro clienti vengono addebitati oneri eccessivi ed i passeggeri
pagano più del dovuto per i loro biglietti.
L'attuale regime sta inoltre soffocando la crescita nel settore
ferroviario”.
La Eurotunnel sottolinea che, a differenza di altre
infrastrutture ferroviarie in Europa, l'investimento da 15 miliardi
di euro nel Tunnel della Manica è stato finanziato
interamente dal settore privato e che l'investimento era stato
effettuato sulla base di previsioni di traffico calcolate dai
governi francese e britannico e dalle loro società
ferroviarie statali.
Essa sostiene altresì che gli oneri di accesso sono
proporzionali a quelli applicati sulle reti britanniche e francesi.
La Eurotunnel afferma che la Eurostar stia contestando una
carenza di trasparenza in relazione ai propri oneri di accesso per
il 2014, ma che si tratta del medesimo contratto ai sensi del quale
essa effettua operazioni sin dal 1994.
La Commissione Europea critica anche il regolatore del tunnel,
la IGC (Commissione Inter-Governativa), che, a suo dire, non dispone
della facoltà di adottare decisioni sulle sue iniziative
senza presentare reclami.
La IGC è costituita da rappresentanti dei governi
britannico e francese e, di conseguenza, non riesce a rispettare la
normativa europea perché non è del tutto indipendente
dagli operatori ferroviari e dai gestori delle infrastrutture.
La Commissione Europea fa notare come la Eurostar sia
controllata dalla SNCF e dalla London & Continental Railways,
che sono entrambe società appartenenti allo stato.
La Eurotunnel afferma di ritenere che la IGC abbia ritardato il
lancio dei servizi delle Ferrovie Tedesche attraverso il tunnel.
Una licenza operativa è stata rilasciata alla metà
di giugno dopo tre anni di studi.
Anche l'accordo di utilizzazione del 1987 fra la Eurotunnel e
certi operatori, che assegna capacità a questi clienti per 65
anni, è stato giudicato illegale ai sensi della normativa
europea a causa della sua durata.
La Commissione ha inviato una nota formale ai governi britannico
e francese su questi argomenti nel 2011 ed afferma di aver sperato
allora di risolvere le questioni mediante negoziati, ma le
violazioni non sono state affrontate.
I due paesi adesso hanno due mesi per rispondere a quest'ultimo
avviso e, nel caso non lo facessero, la Commissione potrebbe portare
il caso di fronte alla Corte Europea di Giustizia.
La Eurotunnel afferma che, se dovessero essere apportate delle
modifiche alla propria concessione contrarie agli interessi dei suoi
300.000 piccoli azionisti, chiederebbe ai governi britannico e
francese un legittimo indennizzo.
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