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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXVI - Numero 31 AGOSTO 2018
TRASPORTO MARITTIMO
OSTACOLI RITARDANO L'INTRODUZIONE DELLA CATENA DI BLOCCHI NEL
TRASPORTO MARITTIMO CONTAINERIZZATO
Una cosa è certa riguardo alla tecnologia della catena di
blocchi grosso modo alla metà del 2018: essa ha il potenziale
per trasformare e migliorare sensibilmente l'efficienza della
logistica.
Ma il potenziale resterà solo tale - potenziale - fino a
quando molte questioni prioritarie non saranno state risolte con
soddisfazione universale.
In un contesto di fermento e grandi promesse, l'adozione da
parte del settore del trasporto marittimo containerizzato della
catena di blocchi andrà a rilento, considerando gli ostacoli
che ha di fronte a sé: la resistenza delle organizzazioni al
cambiamento, il costo della tecnologia ed il tempo che ci vorrà
per realizzare una rete di parti distribuite (denominate nodi nel
linguaggio della catena di blocchi) alla quale partecipare.
Come la RFID (identificazione a frequenza radio), sbandierata
come un fattore rivoluzionario del settore alla metà degli
anni 2000, gli esperti ritengono che alla catena di blocchi
occorreranno almeno cinque anni per conseguire una vera trazione
commerciale.
Ma la RFID non ha mai realizzato le proprie promesse iniziali ed
in alcune sedi ci sono già preoccupazioni che un simile
destino attenda la catena di blocchi.
Dal punto di vista dei caricatori, la trazione commerciale vorrà
dire una serie matura di soluzioni private, indipendenti ma
interoperabili oppure due o tre soluzioni valide per tutto il
settore che siano virtualmente onnipresenti.
Il fattore essenziale per passare dal potenziale di
trasformazione della catena di blocchi allo stato d'uso consiste nel
fatto che i caricatori ed i loro fornitori di servizio accettino che
gli attuali processi logistici non debbano calzare perfettamente
alle soluzioni delle catene di blocchi, nonché che venga
richiesto un ripensamento di come le parti del trasporto marittimo
interagiscono.
In altre parole, si tratta di come il settore dello shipping
passerà oltre il potenziale di trasformazione della catena di
blocchi nella logistica quando c'è poca comprensione di che
cosa ci vorrà per conseguire quello stato nonché di
che cosa quello stato sembri in realtà.
Al suo livello più basilare, una catena di blocchi è
un database, ma è un tipo diverso di database cui
specialmente nei trasporti e nella logistica ci si è
abituati.
La grande visione della catena di blocchi è quella di un
registro distribuito che consenta a molteplici parti di fare
affidamento sulla precisione di una singola transazione od azione.
Al fine di comprendere la struttura che sta dietro alla catena
di blocchi, si immagini una stringa di quelle transazioni ed azioni
che si sostengano a vicenda in modo criptografico.
Ad esempio, la catena di blocchi potrebbe essere approntata per
istituire la filiera di custodia in una spedizione containerizzata.
In questo scenario si assisterebbe al trasferimento della
proprietà della merce trasportata una volta che siano state
rispettate una serie di condizioni (come la consegna dal porto di
origine a quello di destinazione) con un'azione specifica (come la
conferma che il contenitore è stato scaricato dalla nave) che
attiva il cambiamento di proprietà ed il pagamento fra le
parti.
Tutto questo avverrebbe elettronicamente, eliminando la
documentazione cartacea e gli errori da parte delle molteplici parti
che inseriscono gli stessi dati in database diversi.
Ma ciò realizzerebbe altresì uno scenario in cui
la fiducia nei dati viene verificata dalla struttura del sistema
stesso e non da singole parti.
Questa, in poche parole, è la promessa della catena di
blocchi nella logistica: sfruttare il numero di persone coinvolte in
una spedizione come un vantaggio piuttosto che come un impedimento.
I sostenitori della catena di blocchi - sviluppatori di
soluzioni tecnologiche, fornitori di servizi logistici o vettori che
siano - sono convinti che la tecnologia alla fine troverà
casa nella logistica mondiale, ma persino loro sono realistici
riguardo al ritmo dell'adozione e ad alcuni ostacoli strutturali che
potrebbe risultare difficile superare.
Questi ostacoli, in generale, girano attorno a tre domande
fondamentali:
chi sta sviluppando la soluzione della catena di blocchi?
singole soluzioni sono in grado di realizzare abbastanza massa
critica per trarre vantaggio dalla tecnologia della catena di
blocchi?
sino a che punto le parti del settore possono concordare gli
standard al fine di rendere molteplici soluzioni interoperabili e
semplici da usare per le parti?
La questione dell'interoperabilità sarà essenziale
per dare il via al regno della catena di blocchi.
Probabilmente saranno sviluppate in parallelo molteplici
soluzioni - infatti molte sono già in viaggio dalla prova del
prototipo al prodotto commerciale - che forniranno pertanto a
caricatori, spedizionieri, fornitori ed altre parti interessate un
modo semplice per interagire con tutti i sistemi che saranno
obbligatori.
Soluzioni molteplici probabili
Alla domanda relativa a se il settore del trasporto marittimo di
linea aderirà ad una grossa catena di blocchi si è
sostanzialmente risposto con un deciso "no".
L'associazione imprenditoriale fra Maersk ed IBM finalizzata
alla creazione di una catena di blocchi per supportare i traffici
globali, annunciata all'inizio di quest'anno, è quella di
maggior rilievo fra soggetti di questo tipo, ma a marzo la
Accenture, la linea di navigazione APL, lo spedizioniere di merci
Kuehne + Nagel, il produttore di bevande InBev ed una organizzazione
doganale europea hanno collaudato una soluzione di catena di blocchi
al fine di snellire il processo di caricamento.
I responsabili della APL hanno dichiarato a JOC.com che
il consorzio era in procinto di realizzarne un'applicazione
commerciale.
Sperano di apportare altri vettori alla piattaforma per
appoggiare l'idea che il prodotto abbia una natura neutra.
Nel contempo, alla metà di luglio, il fornitore di
software per la gestione di spedizioni CargoSmart ha dichiarato di
avere sviluppato una propria soluzione di catena di blocchi per la
documentazione del trasporto marittimo con la Oracle.
Vettori, spedizionieri e caricatori si servono della CargoSmart
per effettuare prenotazioni, presentare istruzioni per il trasporto
marittimo e scambiare documentazione di conformità, nonché
per localizzare le spedizioni.
Oltre a tali progetti, una manciata di start-up di catene di
blocchi, far cui la 300 Cubits con sede a Hong Kong, la
Blockshipping con sede in Danimarca e la CargoX con sede in
Slovenia, hanno stabilito di dimostrare come la catena di blocchi e
le criptovalute ad essa correlate potrebbero trasformare
fondamentali processi di trasporto marittimo come le prenotazioni,
la localizzazione dei contenitori e la creazione di polizze di
carico.
La Cargo X alla metà di luglio ha dichiarato di avere
reclutato lo spedizioniere svizzero Fracht AG come cliente per la
propria soluzione di polizza di carico con catena di blocchi.
"Abbiamo effettuato varie prove in ordine all'uso della
catena di blocchi nel trasporto marittimo e nelle spedizioni e la
polizza di carico è eccezionalmente adatta allo scopo,
essendo un documento di valore che passa di mano in mano e ha
bisogno di essere sicuro" afferma l'amministratore delegato
della Fracht Ruedi Reisdorf.
"Abbiamo iniziato a studiare i potenziali usi, oltre al
bitcoin, ai quali si può guardare con occhio critico, vale a
dire se davvero essa ha senso o se sarà solo una nota a piè
di pagina nella storia.
Ma guardate alla bolla di internet di due decenni fa.
Era scoppiata, ma internet è ancora "la cosa".
Praticamente ogni fornitore di software di qualche significato
si diletta di questa tecnologia, effettuando prove per appurare se
esista un'applicazione commercialmente fattibile da portare avanti.
Pubblico o privato?
Se alla domanda relativa alle molteplici soluzioni di catena di
blocchi è stato per lo più risposto, la domanda
successiva è se il settore possa cogliere i vantaggi delle
cosiddette catene di blocchi private, vale a dire quelle in cui alle
parti occorre il permesso di vedere il database o di accedervi.
"La catena di blocchi ha valore quando si hanno molteplici
utenti" afferma Cheng Sai Wing, responsabile della
pianificazione e strategia della navigazione di linea della APL.
"Non si tratta tanto di pubblico contro privato bensì
del numero di utenti.
Il valore cresce quanti più utenti si portano dentro.
C'è ancora un valore basato sulla rete.
Dev'esserci qualche grado di permesso, in termini di chi può
vedere e chi può validare.
Potrebbero esserci altri casi d'uso nell'ambito del trasporto
marittimo in cui una catena blocco pubblica potrebbe essere
applicabile.
Ma io penso che una privata avrebbe più senso in questo
particolare caso di utilizzazione".
Ci sono altri che ritengono che alle catene di blocchi serva
essere pubbliche per realizzare appieno il loro potenziale.
"Crediamo decisamente che le catene di blocchi pubbliche
siano la vera tecnologia rivoluzionaria" afferma John Monarch,
amministratore delegato della società start-up ShipChain, che
sta cercando di costringere il settore ad utilizzare gettoni
digitali per partecipare ad una piattaforma di visibilità
della catena di blocchi.
"In effetti non c'è molto da guadagnare per
un'impresa che utilizzi sistemi di catene di blocchi privati o
permessi, a causa della mancanza di fiducia intrinseca in loro: esse
potrebbero altrettanto bene usare un database centralizzato, dato
che esso si comporterebbe allo stesso modo.
Una catena di blocchi pubblica, con i suoi meccanismi
incentivanti come i gettoni, davvero alimenta la fiducia
dell'ecosistema senza dover confidare in tutti i soggetti
coinvolti".
Jeremy Nixon, amministratore delegato del vettore di linea Ocean
Network Express, è per lo più della stessa opinione.
"Se uno di noi decidesse di avvantaggiarsi e cercasse di
essere una soluzione su misura, non farebbe strada" ha
dichiarato.
"Non investiremo in qualcosa che sia il prodotto di qualche
società su cui essa abbia un diritto d'autore in esclusiva e
che sarà un sistema chiuso.
A noi occorre un sistema aperto".
Infatti, poiché emergono singole catene di blocchi
private, ci sono stati lamenti pubblici e privati in ordine alla
quantità ed alla percepita neutralità di queste
soluzioni.
Mentre le preoccupazioni per i vettori di linea possono
risiedere nell'evitare lo sviluppo di un prodotto dipendente dai
dati ad opera di un concorrente, i caricatori hanno preoccupazioni
diverse.
Avranno essi le competenze aziendali di banda larga e la volontà
di partecipare a catene di blocchi multiple?
In altre parole, se ad un caricatore si chiede di aderire a
catene di blocchi guidate da Maersk, APL e CargoSmart, ne sceglierà
una, più di una o tutte quante?
Si connetterà singolarmente a tutte e tre e quelle
integrazioni saranno effettuate in azienda o saranno affidate a
terzi, come un consulente o ad un 3PL (fornitore di logistica
integrata)?
O, forse, emergeranno middleware che consentano ad un caricatore
di connettersi ad un sistema per ottenere l'accesso a qualunque
protocollo di catena di blocchi di cui abbia bisogno?
"L'interoperabilità è la parola-chiave"
afferma Cheng.
"Definire come quella interoperabilità funzioni sarà
molto importante.
Ciò perché vogliamo che siano coinvolti più
vettori.
Più la rete cresce, più possibilità avrà
di attirare altri vettori".
Il dilemma dello standard
L'interoperabilità, ha detto una fonte a JOC.com,
potrebbe fare affidamento sullo sviluppo di standard.
Ma gli standard sono difficili da sviluppare e fanno perdere
tempo.
Un percorso più realistico verso l'interoperabilità
della catena di blocchi è rappresentato da un'altra serie di
imprese informatiche che normalizzino protocolli per tutte le
soluzioni delle varie catene di blocchi.
Nel gergo della tecnologia, questo viene definito uno strato
d'astrazione.
"Sarebbe nocivo per il settore del trasporto marittimo se
diverse fazioni ed iniziative si facessero concorrenza faccia a
faccia cercando di rendere la propria specifica scelta di tecnologia
di catene di blocchi lo standard di fatto per il settore"
afferma Peter Ludvigsen, amministratore delegato e fondatore della
Blockshipping, come ha dichiarato a JOC.com all'inizio del
2028.
Più in genere, il problema che riguarda in gran parte
l'attuale sentimento circa la catena di blocchi è che si sta
tentando di far calzare questa nuova tecnologia al vecchio modo di
pensare, mentre la concezione più ampia che sta dietro alla
catena di blocchi è quella di suscitare nuovi modi di
pensare.
Ad esempio, anche se l'idea di fornire un singolo registro
fidato a tutte le parti in relazione ad una spedizione per
aggiungere, visualizzare e verificare i dati è valida, non è
esattamente sconvolgente.
Si tratta di un'evoluzione progressiva rispetto ad un database
standard utilizzato per raccogliere gli stessi dati, forse criptati
in un modo che rende più difficile modificarli.
Come sostiene Eric Rempel, responsabile dell'informatica presso
la ditta di brokeraggio trasporto merci e 3PL Redwood Logistics, "è
come dire 'ecco la mia macchina da scrivere, adesso collegatela ad
internet'.
La maggior parte della gente sta cercando di usare qualcosa di
rivoluzionario come se fosse banale.
L'evento catalizzatore di ciò che porterà all'uso
della catena di blocchi fino adesso non è stato definito
neppure lontanamente".
Ad esempio, si presuma che un caricatore sia la parte
controllante nella propria rete.
Quel caricatore potrebbe volere che molteplici 3PL fornissero o
estraessero i dati da un portale comune, ma non vorrebbe che quei
3PL vedessero quei dati che non sono direttamente correlati a loro.
Situazioni simili sorgono con i fornitori od i fornitori di
servizio esteri.
Così, una società potrebbe teoricamente attirare
quelle stesse strutture di rete in un ambiente di catena di blocchi,
ma avrebbe senso?
"I bitcoin non prevedono restrizioni" afferma Jim
Rice, vice direttore del Center for Transportation & Logistics
del MIT.
"Ma nella filiera della distribuzione si vorrà il
rilascio di un permesso.
Devo decidere io chi ha l'accesso.
La domanda è: come si ottengono i vantaggi della
immutabilità e visibilità se si ha bisogno di limitare
quelle cose?".
Questo potrebbe finire per essere un vicolo cieco per la catena
di blocchi: una tecnologia che viene utilizzata in modo ottimale in
un ambiente pubblico ed infido che agisce faccia a faccia in un
settore che cerca patologicamente la fiducia.
In un mondo teorico, una catena di blocchi pubblica con migliaia
di partecipanti (nodi) assicurerebbe quella fiducia.
Ma un intero settore è pronto a mollare gli ormeggi?
"Ci sono due questioni: quella tecnologica e quella
culturale" afferma Brian Laung Aoaeh, socio del gruppo di
capitale di rischio KEC Ventures che si concentra sulla tecnologia
della filiera distributiva.
"Per me, la questione culturale è quella più
difficile.
Ho trascorso del tempo a decifrarla".
Infatti, ci sono buone possibilità che la catena di
blocchi possa diventare una componente fondamentale della tecnologia
relativa al trasporto marittimo di linea, ma probabilmente quando la
gente smette di pensare alla tecnologia che vi è implicita si
concentra sulle applicazioni e si appresta al cambiamento.
"La tecnologia viene adottata quando diventa semplice"
afferma Rempel.
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