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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXVI - Numero 15 SETTEMBRE 2018
STUDI E RICERCHE
I PORTI DEGLI EMIRATI ARABI UNITI E DELL'ARABIA SAUDITA SONO
FONDAMENTALI PER IL PIANO CINESE "UNA ZONA UNA VIA"
Negli anni a venire, l'Iniziativa Una Zona Una Via della Cina
diventerà uno dei maggiori protagonisti dell'economia
internazionale.
Gli Emirati Arabi Uniti e l'Arabia Saudita svolgeranno un ruolo
assai importante nelle attività finalizzate a contribuire al
successo del piano.
Allo stato attuale, i porti di questi stati del Golfo sono
sottoutilizzati.
Secondo un rapporto del sito di notizie del Regno Unito The
Loadstar, "la regione mediorientale del Golfo Persico
potrebbe dover far fronte ad un considerevole eccesso di capacità
di terminal container ed infrastrutture per il trasporto merci aereo
se tutti i progetti in programma dovessero andare avanti, come
avverte un nuovo rapporto di Ti (Transport Intelligence)".
"Una verifica delle infrastrutture aeroportuali e portuali
del Consiglio di Cooperazione del Golfo e dell'Iran rivela come gli
Emirati Arabi Uniti restino l'ubicazione predominante per i traffici
di trasporto merci sia containerizzati che per via aerea" vi si
legge.
Infatti, la ricerca di Ti mostra come presso diversi porti già
esista una significativa sottoutilizzazione delle strutture: i
risultati produttivi del Bahrain nel 2016 sono stati di circa
300.000 TEU, mentre il suo porto di Khalifa Bin Salman dispone di
una capacità annua di 1 milione di TEU; il Qatar ha
movimentato appena un po' meno di 500.000 TEU, ma dispone di una
capacità di movimentazione pari a quattro volte tanto, spiega
The Loadstar.
Secondo dati recenti di Alphaliner, i porti sauditi di Damman e
Gedda e quello degli Emirati Arabi Uniti di Khor Fakkan sono stati
fra i primi dieci che hanno perso volumi containerizzati l'anno
scorso: Damman ha visto i propri volumi diminuire dell'11% sino a
1,6 milioni di TEU e Khor Fakkan è sceso del 6% sino a 3,8
milioni di TEU, continua The Loadstar.
La buona notizia è che questi porti saranno in grado di
supportare la domanda prevista che deriva dall'iniziativa cinese.
Ma l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti come potranno
rispecchiare il successo delle loro controparti europee essendo
equipaggiate e presidiate adeguatamente per quello che verrà?
Secondo un recente rapporto di Stratfor, un sito di
informazioni a livello globale, i cinque maggiori porti dell'Arabia
Saudita e degli Emirati Arabi Uniti "sono essenzialmente punti
di sosta lungo rotte di traffico più lunghe e spesso offrono
opportunità persino più economiche dei porti
capolinea, dove i prodotti sono sbarcati o esportati, perché
essi consentono lo sviluppo di attività che forniscono
l'assicurazione, offrono servizi di importazione ed esportazione,
addebitano diritti di ormeggi ed altro ancora".
Infatti, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti migliorando
i propri porti faranno fronte a qualcosa di più che alla mera
soddisfazione dei requisiti cinesi: ciò in effetti
contribuirà a diversificare le loro economie, dal momento che
"il settore del trasporto marittimo è un'attività
stabile tutto l'anno".
Allo stato attuale, molti posti di lavoro dello shipping sono
appannaggio di dipendenti stranieri, che si tratti di operai
colletti blu o funzionari colletti bianchi.
Con il diffondersi di pratiche di nazionalizzazione nella
regione, come gli oneri applicati su ispirazione saudita alle
attività di assunzione di espatriati, è interesse di
queste imprese assumere personale nazionale, onde evitare di
incorrere in costi imprevisti.
Stratfor approfondisce ulteriormente la questione
spiegando che questo a lungo termine finirà per danneggiare i
residenti di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, poiché
gli introiti dei salari relativi al trasporto marittimo fluiranno
fuori dal paese.
Il lavoro manuale continua ad essere la principale forza motrice
di questi porti.
Man mano che i porti diventano sempre più automatizzati
in tutto il mondo, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti
dovranno adeguarsi, altrimenti verranno eclissati dai porti esteri
che sono più economicamente vantaggiosi.
La propensione al miglioramento tecnologico non farà
altro che contribuire a consolidare questi porti del Golfo quali
importanti protagonisti nell'ambito delle rotte marittime dell'Asia
Orientale.
Poiché alle donne sarà finalmente consentito di
guidare, essi potranno altresì offrire un mercato
dell'occupazione del tutto inutilizzato che potrebbe rivoluzionare
il settore dello shipping.
Sarà compito delle maggiori imprese dello shipping quello
di assumere ed addestrare le migliori teste femminili per quei
lavori.
I 5 maggiori porti in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi
Uniti
Secondo l'OEC (Osservatorio della Complessità Economica),
l'Arabia Saudita ha esportato merci per un valore di 163 miliardi di
dollari USA e ha importato merci per un valore di 131 miliardi di
dollari USA nel 2016, cosa che ha comportato una bilancia
commerciale positiva di 31,8 miliardi di dollari USA.
Secondo l'Autorità Portuale Saudita, i suoi 9 porti
complessivamente hanno movimentato 532 milioni di tonnellate e 13
milioni di contenitori.
Gli Emirati Arabi Uniti hanno esportato merci per un valore di
174 miliardi di dollari USA ed importato merci per un valore di 196
miliardi di dollari USA nel corso del suddetto anno.
La maggior parte di quelle merci sono arrivate nei o partite dai
molti porti dei due paesi.
I maggiori porti dei due paesi, secondo Stratfor, sono i
seguenti:
Arabia Saudita: il King Abdulaziz Port a Damman, il Jeddah
Islamic Port ed il King Abdullah Port;
Emirati Arabi Uniti: il Jebel Ali Port a Dubai ed il Port
Khalifa ad Abu Dhabi.
Altri flussi di introito
Questi porti sono stati testimoni di un'altra attività:
il trasbordo.
Questi 5 hub hanno assistito ad attività di importazione
ed esportazione dove essi rappresentano il punto di partenza od
arrivo delle transazioni, servendo nel contempo anche da
intermediari di trasbordo, in cui i prodotti passano attraverso di
loro per un certo periodo di tempo prima di continuare alla volta
della loro destinazione finale.
Ed è qui che i due paesi svolgeranno il ruolo maggiore
nell'Iniziativa Una Zona Una Via e gli ultimi atti della Cina lo
confermano.
Non dovrebbe sorprendere il fatto che la Cina stia impegnando 20
miliardi di dollari USA in prestiti e circa 106 miiardi di dollari
USA in aiuti al Medio Oriente, ora più che mai.
Il Medio Oriente, e per quello che più importa i
paesi-chiave come l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, sono
importanti crocevia per la programmata rotta marittima della Cina.
La rotta, che mira a collegare la Cina con il Sud-Est Asiatico,
il Medio Oriente, l'Africa e l'Europa, avrà bisogno di porti
solidi ed efficienti in tutti i punti-chiave lungo il percorso.
L'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sono i principali hub
economici del Medio Oriente ed è pertanto decisivo per loro
essere potenziati per mettersi alla pari con gli standard cinesi.
Come si suol dire, una catena non è più forte del
suo anello più debole ed è interesse dei paesi del
Golfo non essere quell'anello.
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