Domani i lavoratori del porto di Genova effettueranno due ore di sciopero per ogni turno per protesta contro la decisione del gruppo armatoriale Grimaldi, che gestisce un terminal portuale genovese, di tagliare 49 posti di lavoro (
inforMARE dell'
11 novembre 2003).
Oggi Grimaldi ha sostenuto di aver iniziato nello scorso settembre la presentazione ai sindacati del piano di riduzione del personale che - ha precisato il gruppo - prevedeva «esuberi nella misura di 59 persone contro gli attuali circa 320 dipendenti amministrativi e oltre 1.300 marittimi, proponendo lo strumento degli esodi incentivati».
Grimaldi ha brevemente illustrato le cause che hanno condotto alla decisione di ridurre il personale: «la crisi brasiliana prima, e quella argentina poi - ha spiegato il gruppo genovese - hanno determinato per la Grandi Traghetti (filiale del gruppo, ndr) pesanti perdite operative. In particolare, le navi multipurpose hanno sofferto a causa della crisi del gruppo Fiat, che ha ridotto drasticamente le esportazioni di auto. L'alternativa quindi era quella della messa in liquidazione, con la perdita di circa 150 posti di lavoro, o creare una partnership con altri operatori - vedi joint agreement con Costa Container Lines (
inforMARE del
18 settembre 2003, ndr) - che ha reso inevitabile l'avvio di un progetto di riduzione dell'organico ad una dimensione in linea con l'attuale volume di affari».
«Dopo oltre un mese di presentazioni e trattative con le organizzazioni sindacali - ha aggiunto Grimaldi - l'azienda ha deciso di esercitare il proprio diritto ad aprire la procedura di mobilità, riconsiderando gli esuberi nella misura di 49 dipendenti ed attivandosi per trovare un accordo consensuale».
Il gruppo Grimaldi ha ricordato che il conseguente stato di agitazione proclamato dai sindacati si è prima concentrato sul blocco degli straordinari e poi sullo sciopero programmato per domani e che a nulla è valsa la mediazione dell'ammiraglio Raimondo Pollastrini, comandante della Capitaneria di Porto di Genova per favorire la definizione di un accordo.
L'azienda genovese ha affermato di aver ulteriormente ridotto - quale atto di apertura - il numero del personale in esubero rispetto alle 49 unità indicate nella procedura di mobilità e di aver registrato 18 adesioni volontarie al piano, pari a circa il 50% del totale del personale in esubero. «Di fronte a tale apertura, che dimostra un grande senso di consapevolezza - ha affermato il gruppo armatoriale - non comprendiamo la rigidità delle organizzazioni sindacali, che, dichiarando lo sciopero del 26 novembre, mettono a rischio tra amministrativi e personale navigante ben 1.500 lavoratori di terra e di mare, recando inoltre danni diretti ed indiretti per decine di miliardi a una città come Genova che non lo merita e alla quale il nostro gruppo ha dato tanto lavoro da ben 55 anni». Il gruppo ha concluso dichiarando di aver «sempre sostenuto che, se non esistesse il sindacato, bisognerebbe inventarlo, in quando crede nelle sue valide funzioni, sempre che queste funzioni vengano esercitate nell'interesse di tutti i lavoratori».