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Guerrieri (AP Piombino) accusa Spediporto di praticare “lobbysmo senza cultura” quando chiede la riduzione del numero delle Autorità Portuali italiane
«Ci rammarica - spiega il presidente del porto toscano - vedere proporre la liquidazione di esperienze positive, vitali ed utili per tanti territori e per l'intera economia di regioni e del Paese»
30 marzo 2012
Il presidente dell'Autorità Portuale di Piombino, Luciano Guerrieri, accusa Spediporto, l'associazione degli spedizionieri genovesi, di praticare una sorta di «“lobbysmo senza cultura”, che cerca di imporre “la legge del più forte”» quando chiede la riduzione del numero delle Autorità Portuali italiane.
Il presidente dell'ente portuale toscano si riferisce ad alcune dichiarazioni della presidente di Spediporto, Roberta Oliaro, rilasciate a margine dell'assemblea generale dell'associazione che si è tenuta mercoledì scorso a Genova ( del 28 marzo 2012, “Forum dello Shipping e della Logistica”). In particolare, la numero uno di Spediporto si è soffermata sul costo delle Autorità Portuali sottolineando la necessità di eliminarne alcune concentrando le risorse su quelle dei porti che movimentano traffici rilevanti.
«Fa veramente tristezza - replica Guerrieri - che la presidente di una delle associazioni territoriali delle “case di spedizione” più prestigiose del nostro Paese, la Spediporto di Genova, individui tra i temi principali per la propria assemblea il numero a suo parere eccessivo delle Autorità Portuali italiane proponendone pertanto la riduzione, quando persino gli argomenti portati a sostegno della suddetta tesi, ci forniscono elementi per confutarla. In primo luogo - spiega Guerrieri - ricordo che l'Autorità Portuale è un modello di governo di un porto che fa riferimento anche ad aspetti dimensionali previsti comunque dalla legge, ma che sotto altri aspetti ne prescinde, tanto che in Europa ci sono porti sede di Autorità Portuale di enormi dimensioni, ma anche più piccoli del nostro porto più piccolo con Autorità Portuale. In questo quadro le Autorità Portuali agiscono come soggetti dinamici e rivestono un ruolo rilevante al fine di promuovere progetti di sviluppo o partecipando attivamente con altri attori istituzionali ed economici ad importanti programmi di interesse nazionale ed internazionale, coerenti con gli obiettivi regionali e locali».
«Ci rammarica - prosegue il presidente dell'Autorità Portuale di Piombino - vedere proporre la liquidazione di esperienze positive, vitali ed utili per tanti territori e per l'intera economia di regioni e del Paese con argomenti di scarsa consistenza e tali da svelare un approccio brutalmente aggressivo verso una parte delle realtà portuali del Paese che potrebbe essere interpretato come “lobbysmo senza cultura”, che cerca di imporre “la legge del più forte”. Tornerò su questo tema per svilupparlo in una successiva occasione. Per ora osservo nel merito che è certamente vero che su 9,5 milioni di teu movimentati in Italia la grande maggioranza viene lavorata nei porti dell'arco Nord Ovest (Savona, Genova, La Spezia e Livorno), nei porti del Nord Est (Ravenna, Venezia e Trieste) e nei porti di transhipment (Gioia Tauro, Cagliari e Taranto). Ma è anche certamente vero che il traffico container rappresenta (in tonnellate) meno del 30% dei traffici merci complessivi e che alcuni porti sede di Autorità Portuale hanno scelto una propria specializzazione. È dunque sorprendente leggere che, a giudizio di Spediporto, le Autorità Portuali dei restanti “11 porti”, andrebbero soppresse perché “i loro traffici sarebbero limitati”, citando testualmente Augusta (secondo porto italiano per rinfuse liquide) e Messina (primo porto italiano per i passeggeri)».
«È inoltre poco significativo - rileva Guerrieri - richiamare la spesa degli organi istituzionali rispetto alla spesa del personale potendo obiettare che l'indice è più alto dove la spesa del personale è più contenuta. Più in generale, gli organi di un'Autorità Portuale rappresentano quote di “Capitale Sociale” che possono produrre valore aggiunto per il Paese e per il proprio territorio ed è avvilente e fuorviante, oltreché demagogico, un giudizio che scaturisce dai meri costi senza relazione con i benefici prodotti».
«Se facciamo riferimento alla difficile fase che l'Italia sta attraversando ed ai provvedimenti normativi messi per ora in campo dal governo Monti - sottolinea Guerrieri - si dovrebbe rafforzare l'impegno di tutti per andare oltre ed ottenere una vera autonomia finanziaria delle Autorità Portuali e per rendere più efficiente il nostro lavoro e più competitivi i nostri porti. Al momento è comunque nostro compito lavorare per consentire gli obiettivi contenuti nelle norme scaturite dal rischio default (“decreto Sviluppo”, “Legge di Stabilità”, “Statuto delle Imprese”, “Salva Italia”, “Cresci Italia”, “Semplifica Italia”)».
«Forse Spediporto - conclude il presidente dell'Autorità Portuale di Piombino - riterrà più utile indicare obiettivi di semplice redistribuzione di scarse ed irrilevanti risorse pubbliche derivanti dalle discutibili azioni indicate, ma noi preferiamo raccogliere ben altre sfide, come quella dell'applicazione delle varie forme di partenariato pubblico privato per l'attuazione dei progetti infrastrutturali previsti nei programmi regionali, nazionali ed europei, nel rispetto della trasparenza e della corretta competizione di mercato».
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