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Confindustria Reggio Calabria, sì ai controlli nel porto di Gioia Tauro ma analoghi a quelli condotti negli scali concorrenti
«O si uniformano i controlli, almeno sulla sponda europea - ha sottolineato l'associazione - o questa infrastruttura non avrà futuro»
2 marzo 2015
«Gli industriali di Reggio Calabria sono assolutamente favorevoli ai controlli sulle merci che transitano dal porto di Gioia Tauro, ma giudicano indispensabile rendere più efficiente il sistema e porre fine alla disparità di trattamento rispetto ad altri porti mediterranei». Lo ha sottolineato Confindustria Reggio Calabria rilevando che «o si uniformano i controlli, almeno sulla sponda europea, o questa infrastruttura non avrà futuro».
Ribadendo di giudicare «essenziali le verifiche sui container che passano dalle banchine calabresi», l'associazione degli industriali di Reggio Calabria ha richiamato nel contempo l'attenzione sul «paradosso di un terminal che paga un prezzo carissimo in termini di business e di immagine, pur essendo quello in cui si compiono i maggiori sforzi per la sicurezza».
Confindustria Reggio Calabria ha evidenziato alcuni dati forniti da Medcenter Container Terminal, la società terminalista del gruppo Contship Italia che gestisce il terminal per contenitori del porto di Gioia Tauro: nello scalo calabrese, a fronte degli accertamenti ordinari che vengono eseguiti su tutte le merci, il 2% dei container è sottoposto a doppio controllo (scanner e apertura del carico) contro lo 0,1% di altre realtà come Valencia, Algeciras e il Pireo. Queste ultime - ha precisato l'associazione - sono verifiche certamente utili ma molto più complesse e dunque con un maggiore impiego di tempo.
«Questi numeri - ha osservato Confindustria Reggio Calabria - assumono un maggiore significato se valutati alla luce di altri importanti dati finora non adeguatamente considerati: il movimento di teus a Gioia Tauro rappresenta un terzo del totale italiano ma circa la metà dei container destinati al nostro Paese viene fatta sbarcare qui, dal momento che altri porti sono prevalentemente destinati alle esportazioni».
Ad avviso di MCT e Confindustria, il tema della evidente differenza dei controlli tra Gioia Tauro e i suoi competitor rende indispensabile «un intervento amministrativo dell'Unione Europea perché rischia di essere alterata la concorrenza del mercato e pertanto la situazione dovrebbe essere attenzionata dalle autorità antitrust. Noi - ha specificato l'associazione degli industriali - vogliamo controlli efficienti ovunque ma compatibili con i tempi di un mercato globale che non fa sconti a nessuno. E con specifico riferimento al nostro terminal, chiediamo un investimento dello Stato in uomini e mezzi per arrivare a una maggiore efficienza. Innanzitutto, occorre investire in strumentazioni tecnologiche, a partire da un sistema più capillare di videosorveglianza, che semplifichino le attività di controllo; e in secondo luogo, incrementare il personale di dogana e della Guardia di Finanza per evitare l'assurdo della sospensione delle attività alle 17.30, peraltro solo nei giorni feriali, dal momento che nel week-end la dogana è chiusa. Eppure i picchi di traffico al porto si registrano spesso nel fine settimana».
Confindustria Reggio Calabria ha sottolineato come questa sia una situazione surreale che sta portando sempre più spesso a vedere «polizze di carico rifiutate dagli spedizionieri se riportano la dicitura “Gioia Tauro”. Questi - ha denunciato l'associazione - sono i problemi concreti del porto a cui occorre dare rapidamente delle risposte. Il nostro auspicio è che si riesca a rendere più efficiente ed equo un sistema indispensabile a garantire la sicurezza dello Stato e a contrastare la criminalità organizzata, ma che al tempo stesso non può soffocare il più importante sistema economico della città metropolitana. Il porto dà lavoro a migliaia di persone oneste - ha concluso Confindustria Reggio Calabria - ed è compito delle istituzioni fare in modo che quei posti non siano messi a rischio dagli interessi della criminalità organizzata, pervasiva sì, ma pur sempre minoranza rispetto alla generalità di un popolo onesto e laborioso come quello calabrese».
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