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L'ANPAN denuncia che aziende associate, essenziali per assicurare la continuità del trasporto marittimo, non possono operare
Assologistica chiede alle Dogane di ampliare la non applicazione della sospensione delle Customs Decisions anche alle attività produttive e commerciali
31 marzo 2020
L'Associazione Nazionale Provveditori Appaltatori Navali (ANPAN) ha recriminato che diverse aziende associate hanno codici ATECO che sono stati esclusi dall'allegato 1 al decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 22 marzo 2020 e successive modifiche, che introduce ulteriori misure per affrontare l'emergenza epidemiologica da Covid-19, codici essenziali - ha sottolineato l'ANPAN - per poter mantenere operative le aziende senza incorrere in ulteriori problematiche rispetto a quelle che già oggi il settore navale si trova ad affrontare.
A seguito dell'entrata in vigore del Dpcm - ha specificato l'associazione - «tali aziende sono state pertanto costrette a richiedere le autorizzazioni in deroga alle Prefetture per poter garantire le forniture alle navi nei porti italiani, con tutte le potenziali conseguenze del caso; risultano casi - ha evidenziato inoltre l'ANPAN - di Prefetture che hanno negato tali autorizzazioni».
L'associazione ha reso noto che, nel tentativo di mitigare le possibili conseguenze, ha inviato una lettera al Ministero dell'Interno con l'obiettivo di segnalare l'importanza del lavoro che gli associati dell'ANPAN svolgono per dare continuità alla filiera del trasporto marittimo, «la cui importanza - ha evidenziato l'associazione - mai come oggi è fondamentale per il trasporto dei generi essenziali in tempo di lockdown».
L'ANPAN ha ricordato che l'associazione «è membro attivo dell'I.S.S.A., la International Ship Suppliers Association, la quale, fin dall'inizio della crisi mondiale causata dalla diffusione del virus Covid-19, si sta adoperando per sensibilizzare tutti gli stakeholders sull'importanza di garantire il rifornimento delle navi, sia di generi alimentari sia di pezzi di rispetto, in tutti i porti del pianeta». L'ANPAN ha ricordato inoltre che «IMO e WCO hanno confermato il loro impegno al fianco dei fornitori navali nel sensibilizzare le autorità degli Stati membri al sostegno della loro attività nei vari porti del mondo, ed allo scopo hanno inviato lettere ufficiali».
Circa le difficoltà al momento incontrate da diversi associati, l'ANPAN ha spiegato che «ovunque il sistema sta reggendo, tuttavia - ha specificato - la nostra associazione ha ricevuto segnalazioni di fornitori che hanno cancellato senza preavviso consegne di viveri e pezzi di ricambio già
programmate, con conseguente aggravio di costi per gli armatori».
«Non bisogna mai dimenticare - ha sottolineato l'associazione - che le navi per funzionare hanno costante necessità di pezzi di ricambio, così come gli equipaggi delle stesse hanno l'esigenza di nutrirsi come coloro che sono sulla terraferma, e questo è tanto più vero al giorno d'oggi».
Con la denuncia odierna, oltre a lanciare un grido d'allarme per la situazione che le aziende del comparto stanno affrontando, l'ANPAN ha voluto anche e soprattutto presentare «una richiesta di riconoscimento formale e sostanziale del ruolo che provveditori e appaltatori hanno all'interno del cluster marittimo».
Sempre in tema di codici ATECO, il presidente della Commissione Dogane di Assologistica, Stefano Morelli, ha ritenuto opportuno meglio esplicitare la posizione dell'associazione relativamente alla critica rivolta ieri all'Agenzia delle Dogane per la decisione di non concedere autorizzazioni sino al termine dell'emergenza sanitaria ( del 30 marzo 2020). Morelli, nel manifestare comunque apprezzamento per l'operato dell'Agenzia delle Dogane che, con la determinazione direttoriale del 26 marzo, ha inteso chiarire la portata del decreto legge 18/2020 nel settore doganale, sottoposto alle regole dettate dalla normativa unionale, ha precisato che gli operatori del settore chiedono all'Agenzia un'ulteriore apertura, ampliando la non applicazione della sospensione delle Customs Decisions anche alle attività produttive e commerciali, che al momento non sono legittimate ad operare per assicurare la filiera dei cosiddetti “codici ATECO”, in modo da poter consentire di porre in essere idonei strumenti procedurali che permettano a tutti gli operatori un'immediata ripresa delle attività di consegna delle merci con riflessi positivi sull'economia, quando cesserà il periodo emergenziale connesso all'attuale situazione socio-sanitaria.
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