Un gruppo di sindacati e di federazioni sindacali, tra cui l'International Transport Workers' Federation (ITF), la Nautilus International, la Rail, Maritime and Transport Workers (RMT), la Trades Union Congress (TUC), l'European Transport Workers' Federation (ETF) e l'International Trade Union Confederation (ITUC), hanno presentato una denuncia formale presso l'International Labour Organization (ILO) chiedendo all'agenzia delle Nazioni Unite un intervento urgente in favore degli 800 marittimi che sono stati licenziati in tronco lo scorso marzo da P&O Ferries ( del 17 marzo 2022).-
- Nella denuncia, a conferma delle perplessità manifestate dalla Nautilus International sulla proposta legislativa presentata ieri dal governo di Londra per salvaguardare i diritti dei marittimi (
dell'11 maggio 2022), si rileva l'incapacità del governo del Regno Unito di far rispettare le leggi sul lavoro e di applicare sanzioni per assicurare il rispetto delle norme a seguito dell'iniziativa di P&O Ferries che - hanno ricordato le organizzazioni sindacali - è stata assunta in violazione delle leggi come ammesso dalla stessa compagnia di navigazione. Iniziativa - hanno evidenziato i sindacati - che rappresenta una grave violazione dei principi dell'ILO in materia di libertà di associazione e di contrattazione collettiva. I sindacati hanno specificato che con la mancata risposta all'azione di P&O Ferries il governo britannico ha violato anche i trattati internazionali a cui il Regno Unito è vincolato e, in considerazione della gravità della questione, hanno chiesto l'intervento personale urgente del direttore generale dell'ILO, Guy Ryder, affinché segnali al Regno Unito il suo mancato rispetto delle norme del lavoro riconosciute a livello internazionale.-
- «L'amministratore delegato di P&O Ferries - ha ricordato il segretario generale dell'ITF, Stephen Cotton - ha ammesso che la compagnia si è comportata illegalmente quando ha licenziato 800 marittimi senza preavviso a marzo, e ha detto al parlamento che lo avrebbe fatto nuovamente. P&O Ferries - ha denunciato Cotton - si è comportata nel modo più calcolato e grave e si aspetta di farla franca. P&O Ferries ha calpestato il diritto alla libertà di associazione e alla contrattazione collettiva di questi lavoratori. Questa è la conseguenza di questa compagnia che ha clamorosamente ignorato i propri obblighi di legge che prevedono di consultare i marittimi e i loro sindacati prima di licenziarli in massa su Zoom, scortarli fuori dalle navi con guardie di sicurezza pronte ad usare le manette e rimpiazzarli con forza lavoro non sindacalizzata retribuita con solo una frazione del salario».
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- Sottolineando che la compagnia ha deliberatamente messo in atto questi ed altri gravi comportamenti, Cotton ha ammesso che, per quanto le azioni di P&O Ferries non siano state affatto corrette, i sindacati, sulla base dell'attuale legislazione britannica, hanno avuto poche strade per contestare le azioni della compagnia. «Attraverso l'ILO - ha spiegato il segretario generale dell'ITF - chiediamo che il Regno Unito rafforzi le proprie leggi sul lavoro in modo che i lavoratori possano effettivamente fare affidamento sui diritti che il governo afferma che abbiano».
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- «Ci deve essere - ha aggiunto Cotton - una vera dissuasione nei confronti di datori di lavoro disonesti. Vogliamo che i dirigenti vengano messi in condizione di non poter esercitare se ignorano deliberatamente il diritto alla consultazione dei lavoratori. Non dovrebbe esserci un limite al compenso che un lavoratore può ricevere per un datore di lavoro che non lo interpella».
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- A tal proposito il segretario generale di Nautilus International, Mark Dickinson, ha ricordato che «cinquanta giorni dopo questa crisi auto-provocata, l'amministratore delegato di P&O Ferries, Peter Hebblethwaite, che ha ammesso di aver infranto la legge, non ha pagato alcun prezzo per il licenziamento illegale dei nostri associati. Lui - ha affermato Dickinson - se ne deve andare».
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- Secondo il segretario generale dell'ITF, inoltre, il governo del Regno Unito avrebbe dovuto consentire ai sindacati e ai lavoratori di chiedere un provvedimento ingiuntivo ai tribunali che avrebbero potuto congelare i licenziamenti e persino revocarli. «L'incapacità del governo del Regno Unito di far rispettare le proprie leggi sul lavoro - ha aggiunto Livia Spera, segretario generale dell'ETF - costituisce un pericoloso precedente per i datori di lavoro disonesti di tutta l'Europa. I ministri - ha esortato - devono intervenire, porre rimedio a questo pasticcio, così non assisteremo mai più alla vita di un altro lavoratore lacerata da pratiche di relazioni industriali così insensibili e calcolate».
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- Annunciando la presentazione della denuncia presso l'ILO, i sindacati hanno specificato quali modifiche alle leggi del Regno Unito vorrebbero che fossero adottate, a partire dal consentire ai sindacati di richiedere un'ingiunzione per impedire che abbiano effetto licenziamenti illegali o per reintegrare i lavoratori; dall'introduzione di una legislazione che imponga la contrattazione collettiva a livello di settore tra sindacati e datori di lavoro in relazione a tutti i traghetti che servono i porti del Regno Unito e rendere i contratti collettivi vincolanti per legge; dall'eliminazione del divieto di azione sindacale secondaria qualora il datore di lavoro non abbia adempiuto all'obbligo di consultare il sindacato. Inoltre i sindacati auspicano che la mancata consultazione dei sindacati venga considerata un reato penale imputabile all'azienda e ai suoi amministratori, punibile con sanzioni illimitate, eliminando il limite al risarcimento per mancata consultazione che attualmente è limitato a 90 giorni di retribuzione contrattuale, ed esortano a modificare il regolamento sulla tutela dei lavoratori in caso di trasferimento di imprese (TUPE) del 2006 per consentire ai sindacati di chiedere un'ingiunzione per la sospensione delle procedure di trasferimento sino a quando non viene effettuata una piena e significativa consultazione. Inoltre è richiesta la modifica dello statuto dei lavoratori (Employment Rights Act del 1996) per vietare le pratiche di “fire and rehire” utilizzate da P&O Ferries, è richiesta l'adozione di una legislazione più severa e che non tenga conto dello Stato di bandiera della nave al fine di proteggere tutti i marittimi da ogni forma di discriminazione, consentendo quindi alle autorità britanniche maggiori possibilità di intervento anche se una nave è registrata in uno Stato estero ed è richiesta la modifica del Company Directors Disqualification Act 1986 per rendere l'omessa consultazione uno dei motivi di revoca delle qualifiche ai dirigenti delle compagnie.
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