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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXVI - Numero 31 MARZO 2018
PORTI
LA ESPO PERORA UN FORTE STRUMENTO PER COLLEGARE L'EUROPA AL
FINE DI SUPPORTARE LA NECESSITÀ DI UN INVESTIMENTO DA 48
MILIARDI DI EURO PER I PORTI EUROPEI
Nella seconda settimana di marzo la ESPO (European Sea Ports
Organisation) ha presentato il proprio contributo alla consultazione
pubblica in preparazione del nuovo CEF II (Strumento per Collegare
l'Europa II) in relazione al periodo finanziario 2021-2028.
Al fine di preparare la propria presentazione, la ESPO ha
commissionato uno studio per indagare in ordine alle future esigenze
di investimento dei porti europei, così come sulla trascorsa
capacità dei porti di trarre vantaggio dai diversi strumenti
finanziari dell'Unione Europea.
Allo scopo di essere all'altezza del loro ruolo significativo,
non solo in qualità di nodi primari della rete di trasporto
ma anche in termini di transizione energetica, attrazione
dell'industria e della logistica ed abilitazione della connettività
dei passeggeri, nonché per il fatto di essere definiti quali
infrastrutture essenziali, occorre che i porti continuino ad
investire in infrastrutture moderne, sostenibili e ben collegate.
Lo studio, condotto dal Dr. Peter de Langen, dal Dr. Mateu
Turró, da Martina Fontanet e da Jordi Caballé, stima
che i porti europei si trovino di fronte ad esigenze d'investimento
pari a circa 48 miliardi di euro per il periodo 2018-2027.
Tali esigenze sono principalmente indotte da fattori esterni,
come la crescita dei flussi di traffico, le nuove tendenze nel
settore marittimo, la decarbonizzazione ed altri requisiti
ambientali, la digitalizzazione, l'automazione, lo sviluppo urbano e
le problematiche ambientali.
A dispetto di questa varietà, gli investimenti in
infrastrutture fondamentali, infrastrutture di accesso marittimo e
collegamenti con l'hinterland rappresentano più della metà
dei progetti che gli enti di gestione dei porti prevedono per i 10
anni a venire.
Malgrado il riconoscimento generale del ruolo significativo dei
porti e delle loro diverse responsabilità, i progetti avviati
dalle autorità portuali sono riusciti ad attirare finora solo
il 4% dei finanziamenti del CEF e soio un terzo dei progetti
presentati hanno ricevuto finanziamenti.
I risultati dello studio mostrano che i meccanismi di
finanziamento pubblico restano un elemento molto rilevante per gli
enti di gestione dei porti, anche se dovranno essere accolti
favorevolmente gli strumenti finanziari innovativi.
Sulla base dei risultati dello studio, l'ESPO perora un forte
Strumento del Collegare l'Europa che rifletta i seguenti elementi:
contributi quali componenti essenziali dei progetti di
finanziamento dei porti con un elevato valore aggiunto ma bassi
ritorni finanziari;
una metodologia ben definita e trasparente per determinare il
valore aggiunto dell'Unione Europea che vada al di là dei
progetti "transfrontalieri";
gestione responsabile dei contributi, attraverso una più
rigorosa analisi dei costi-benefici;
una visione a lungo termine delle priorità di
finanziamento che consenta ai porti di predisporre progetti ad alta
qualità;
cofinanziamento da definirsi sulla base del divario di
finanziamento;
il giusto livello di sostegno: i progetti dei porti minori che
non comportano finanziamenti nazionali o regionali non dovrebbero
richiedere il previo sostegno da parte dello stato membro.
"Lo studio mostra un modello d'investimento dei porti
europei che rispecchia molto bene il ruolo essenziale e molto vario
dei porti per l'economia.
Noi speriamo ardentemente che lo studio e le nostre
raccomandazioni possano aiutare la Commissione ed i responsabili
politici dell'Unione Europea a sviluppare forti proposte per il CEF
II con sufficiente attenzione al valore aggiunto dell'Unione Europea
dei progetti portuali.
È fondamentale a questo riguardo riconoscere i porti come
infrastrutture internazionali.
Meno del 10% delle merci movimentate nei porti europei è
stato traffico nazionale.
I porti sono non soltanto le porte d'accesso d'Europa per i
traffici con i paesi terzi, ma creano anche valore per la società
che oltrepassa i confini nazionali.
Essi rappresentano il principale collegamento fra il mare e
l'hinterland e l'economia in senso lato" afferma Isabelle
Ryckbost, segretaria generale della ESPO.
"Gli investimenti negli scali marittimi europei sono
essenziali se si vogliono raggiungere decisivi obiettivi politici in
un'ampia fascia di aree politiche dell'Unione Europea.
Se i porti marittimi d'Europa non possono effettuare gli
investimenti che sono necessari, allora saranno compromessi gli
essenziali obiettivi politici nei settori del trasporto,
dell'energia e dell'ambiente.
In molti casi, i principali vantaggi dei progetti portuali
vengono conseguiti dalla comunità e dall'economia in senso
lato piuttosto che dall'autorità portuale stessa.
Ciò è particolarmente vero quando i porti
investono in infrastrutture basilari al fine di assicurare capacità
per la futura crescita" dichiara Eamonn O'Reilly, presidente
della ESPO.
"La partecipazione dei Porti Marittimi Europei è
stata eccellente: 73 porti, che rappresentano oltre il 60% dei
volumi portuali complessivi dell'Unione Europea, hanno fornito
informazioni in ordine a circa 400 progetti d'investimento. Di
conseguenza, adesso disponiamo di una conoscenza dettagliata delle
esigenze di investimento dei porti europei" afferma Peter de
Langen, consulente della PLA.
Lo studio sarà ufficialmente presentato nel corso della
prossima conferenza dell'ESPO "Investing in the port of
tomorrow" che si svolgerà il 31 maggio ed il 1°
giugno prossimi a Rotterdam. La proposta CEF II dovrebbe essere
presentata il 29 maggio. La conferenza rappresenterà un'unica
e prima opportunità per discutere la nuova proposta con i
suoi principali architetti.
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