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Assoporti, il governo abbandona i porti e cancella il ruolo delle Autorità Portuali
Riforma della legge sui porti al palo. Riproposizione dell'ipotesi dei “supercommissari”
3 febbraio 2010
Oggi il presidente dell'Associazione Porti Italiani (Assoporti), Francesco Nerli, ha inviato una lettera aperta al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, nella quale l'associazione delle Autorità Portuali accusa il governo di lasciare i porti italiani senza prospettive di sviluppo.
Nella missiva, che pubblichiamo di seguito, Assoporti rimprovera il governo di aver bloccato l'iter di riforma della legge 84/94 sui porti a causa del veto alla previsione dell'autonomia finanziaria delle Autorità Portuali.
Inoltre l'associazione critica il tentativo dell'esecutivo di sminuire fino ad annullare il ruolo degli enti portuali. A tal proposito, riferendosi alla preannunciata realizzazione di una grande piastra logistica nei porti di Trieste e Monfalcone su iniziativa pubblica e privata, Nerli manifesta perplessità per il fatto che alla definizione di tale piano non sia stata chiamata l'Autorità Portuale di Trieste ignorando il ruolo ed i compiti dell'ente. Tale iniziativa - secondo Assoporti - sembra riproporre «ipotesi di “supercommissari” analoghi a quelli - ricorda Nerli - previsti per le aree di Genova e Trieste in un emendamento predisposto in occasione del “decreto anti-crisi” del luglio scorso, ipotesi che ormai ritenevamo superata dopo il confronto di allora».
Lettera aperta di Assoporti al Ministro Matteoli
Egr. Signor Ministro,
gli ultimi avvenimenti che hanno caratterizzato il dibattito e le scelte del Governo sulla portualità italiana testimoniano una situazione che non ha precedenti negli ultimi anni e definire di “stallo” ci appare un eufemismo. Dopo undici mesi da quando le principali associazioni del cluster marittimo-portuale Le hanno presentato alcune richieste finalizzate, nell'immediato, a garantire la capacità di reggere l'impatto della crisi e, in prospettiva, di recuperare capacità competitiva in un contesto che sarà di concorrenza ancor più forte, si deve prendere atto che a nessuna di quelle richieste è stata data risposta.
Per di più il tema della riforma della legge n° 84 del 1994 ha subìto uno stop a causa del veto alla previsione dell'autonomia finanziaria delle Autorità Portuali. Questo, oltre a bloccare l'ipotesi di un disegno di legge di iniziativa del Suo Ministero, rischia di compromettere anche il lavoro svolto dall'VIII Commissione del Senato e dal Presidente Grillo, che ha prodotto un'ipotesi di Testo unificato di riforma della stessa L. n° 84/94 sostanzialmente condiviso anche dall'opposizione, in virtù della ineludibile previsione dell'autonomia finanziaria delle Autorità Portuali contenuta in quella proposta.
In questo quadro, prendiamo atto con preoccupazione del convegno internazionale “Lo spazio mediterraneo della mobilità”, che si terrà a Trieste in questa settimana, occasione per la presentazione di un “progetto” - partnership pubblico privato, di cui si ignora il livello in dettaglio - per la realizzazione di una grande “piastra logistica” imperniata su consistenti ampliamenti di infrastrutture nei porti di Trieste e Monfalcone e dei collegamenti terrestri che, da quei porti, dovrebbero alimentare flussi di traffico destinati ai mercati dell'Austria, della Germania e dell'Est europeo; convegno patrocinato dal Ministero degli Affari Esteri e dal suo Dicastero, sponsorizzato da Unicredit.
Naturalmente non ci preoccupa la ricerca di un rapporto tra pubblico e privato per gli investimenti nei porti e nella logistica, anzi!
Nel mondo della portualità non si tratterebbe della prima iniziativa di collaborazione tra soggetti pubblici ed operatori privati. Oltre l'esperienza del porto di Ravenna, si rammentano quelle dell'Autorità Portuale di Civitavecchia, risalente alla seconda metà degli anni '90, e i casi più recenti dei porti di Savona e Napoli.
Ma ricordiamo soprattutto che la L. n° 84/94 prevede, “per iniziativa di maggiore rilevanza”, la possibilità di accordi tra l'Autorità Portuale e privati con concessioni di lunga durata in regime di costruzione e gestione.
Al di là di tutto questo, che comunque consideriamo rilevante, il progetto che sarà presentato al convegno di Trieste fa nascere diversi interrogativi.
Perché un'iniziativa che coinvolge un'importante porto nazionale di fatto ignora il ruolo ed i compiti dell'ente che lo amministra, l'Autorità Portuale di Trieste?
Come si coordina con la piattaforma logistica del porto di Trieste, ancora all'esame del CIPE?
Possiamo escludere che un'iniziativa che passa sulla testa dell'A.P. e salta a piè pari gli strumenti di pianificazione e programmazione del porto e dei collegamenti terrestri (quindi anche delle autonomie locali), non intende riproporre ipotesi di “supercommissari”, analoghi a quelli previsti per le aree di Genova e Trieste in un emendamento predisposto in occasione del “decreto anti-crisi” del luglio scorso, ipotesi che ormai ritenevamo superata dopo il confronto di allora?
Ma soprattutto: chi è il titolare di scelte determinanti di politiche di trasporto?
Come si coordina un'iniziativa impattante, per rilievo e dimensioni, sull'intero arco dell'Alto Adriatico con un disegno di rivisitazione della L. n° 84/94 che sembra avviarsi verso un vero e proprio “naufragio”?
Che fine ha fatto la proposta, che Lei formulò all'Assemblea di Assoporti tranquillizzando tutti rispetto ad ipotesi di “supercommissari”, di costituire una cabina di regia per individuare “chi fa che cosa” al fine di realizzare efficienti piattaforme logistiche?
Questi temi e le drammatiche ricadute di carattere sociale ed occupazionale, ampiamente prevedibili, che stanno esplodendo in queste ore, richiedono scelte e atti concreti non più rinviabili, per la cui messa a punto offriamo nuovamente la nostra disponibilità al confronto allargato agli altri attori del settore.
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