- La cinquantunesima edizione del Salone Nautico Internazionale ha chiuso i battenti ieri alla Fiera di Genova registrando - in un periodo di acuta crisi economica - un afflusso complessivo stimato in 226mila visitatori, con una flessione del 13% rispetto all'edizione del 2010.
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- «Il Salone Nautico di Genova - ha sottolineato la presidente di Fiera di Genova Spa, Sara Armella - ha confermato la sua grande attrattività mantenendosi ai vertici mondiali per qualità e per completezza. Riteniamo che il calo delle presenze - atteso e direi quasi fisiologico - sia stato compensato da una serie di novità che hanno trovato immediato e positivo riscontro sia tra gli espositori che tra il pubblico. Mi riferisco per esempio all'apertura serale, al programma di “GenovaInBlu” e a un maggiore coordinamento con la città, al potenziamento delle attività didattico sportive per i giovani e all'inserimento di spazi di riflessione, quali sono stati la mostra dedicata ai 150 anni dell'Unità d'Italia e il dibattito di “Sette mosse per l'Italia”. Come organizzatori, per le prossime edizioni dobbiamo fare leva anche su questi elementi per favorire sempre di più una crescita qualitativa». «Il nostro apprezzamento - ha aggiunto l'amministratore delegato dell'ente fieristico genovese, Beppe De Simone - va a tutte le aziende che hanno investito e creduto nel Salone e che raccolgono un risultato positivo in un momento difficile».
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- «I 1.300 espositori presenti - ha confermato il presidente di Ucina-Confindustria Nautica, Anton Francesco Albertoni - sono un risultato eccezionale data l'attuale situazione di mercato. I timori della vigilia sono stati fugati e i risultati sono stati superiori alle aspettative. Il Salone di Genova potrebbe rappresentare quindi per l'industria italiana un primo passo verso quell'inversione di tendenza che si era manifestata nel primo trimestre del 2011. Gli imprenditori hanno continuato a credere e a investire nella ripresa, portando a questo Salone un grandissimo numero di novità - oltre 450 modelli solo per quanto riguarda le imbarcazioni - con un focus particolare sulle barche di medie dimensioni».
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- Sul fronte della portualità turistica Assomarinas, l'Associazione Italiana dei Porti Turistici aderente a Ucina-Confindustria Nautica e Federturismo, ha lamentato di non aver ottenuto nessuna risposta chiara dai tanti convegni promossi al Salone Nautico Internazionale di Genova per i 100 porti turistici che - ha sottolineato l'associazione - «si dibattono tra crisi ed aule dei tribunali per tentar di arginare l'effetto devastante provocato sui bilanci della maggior parte delle strutture nautiche del Paese per l'improvvida imposizione dei canoni demaniali retroattivi».
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- «Pacta sunt servanda», ha denunciato il presidente di Assomarinas, Roberto Perocchio, evidenziando che questo non solo è un principio giuridico fondamentale per qualsiasi società civile, ma è anche una regola fondamentale per il corretto sviluppo economico del Paese. «Siamo invece - ha spiegato - di fronte ad uno Stato che palesemente viola i contratti a suo tempo stipulati con i privati investitori impegnati nella gestione dei porti e che dal 2007 attendono un chiarimento normativo che sgombri il campo da un colossale equivoco che estende il pagamento di somme mai precedentemente richieste alle imprese portuali turistiche che hanno basato i propri piani industriali su presupposti completamente diversi». «È quindi perfettamente inutile - ha aggiunto - discorrere sui “massimi sistemi” quando nessuno sarà così sprovveduto da investire in un Paese i cui “patti” vengono rotti con tanta disinvoltura».
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- Assomarinas ha osservato come tale situazione, che compromette gli investimenti nella portualità turistica italiana, sia confermata anche dallo studio presentato a Genova dall'Osservatorio Nautico Nazionale (ONN) che «denuncia un misero 15% di presenza straniera nei porti turistici nazionali causa evidente delle infinite complicazioni burocratiche, degli asfissianti se pur legittimi controlli e di una pressione fiscale sui servizi al diportista che contribuisce ad avvelenare i pochi giorni di vacanza sulle coste italiane».
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- «Se seriamente vogliamo lavorare per la ripresa - ha concluso Perocchio - Agenzia del Demanio e ministero delle Finanze dovranno introdurre in primis nel prossimo decreto per lo sviluppo una norma transitoria che chiuda definitivamente l'aspro contenzioso in essere sul demanio marittimo proprio quando ci sono decine e decine di ricorsi già avviati che rischiano di protrarsi per una decina d'anni con il risultato di produrre la totale paralisi di tutti gli investimenti già previsti per la riqualificazione, la ristrutturazione, per la promozione e l'ammodernamento tecnologico dei nostri marinas».
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