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Il porto di Porto Torres si lascia ammaliare dalle sirene del traffico di transhipment
Il Comitato Portuale ha adottato all'unanimità le linee guida del nuovo Piano Regolatore Portuale, che include un terminal ro-ro e container della capacità di circa 1,5 milioni di teu
2 luglio 2012
Oggi il Comitato Portuale del Nord Sardegna ha adottato all'unanimità le linee guida del nuovo Piano Regolatore Portuale di Porto Torres, documento che è stato approvato lo scorso 30 maggio dal Consiglio comunale e che ora dovrà concludere il suo iter con il via libera da parte della Regione Sardegna.
L'Autorità Portuale ha sottolineato l'importanza dell'adozione del PRP che - ha rilevato l'ente - «dopo due anni di analisi sullo stato di fatto dei trasporti marittimi del versante nord occidentale dell'isola, ha messo nero su bianco la ricetta per il rilancio di uno scalo dalle grandi potenzialità, ma finora penalizzato da un'infrastrutturazione non del tutto adeguata alle esigenze di un mercato in costante evoluzione». «È - ha evidenziato il presidente dell'authority portuale, Paolo Piro - un passo fondamentale nel rilancio della portualità del Nord Sardegna. Con questo Piano Regolatore, che proietta Porto Torres nel futuro, andiamo a correggere non poche criticità che, per anni, hanno tenuto a freno lo scalo. Una realtà che ha enormi potenzialità di crescita che noi vogliamo tirar fuori per aggredire il mercato e creare nuove e importanti economie nell'isola. Già nel corso della fiera internazionale Transport Logistic di Shanghai, alla quale l'ente ha partecipato dal 5 al 7 giugno scorsi, abbiamo registrato notevole interessamento da parte di grosse società cinesi di logistica, che hanno strizzato l'occhio all'idea di un terminal di transhipment in quella posizione del Mediterraneo».
Il documento, infatti, include la proposta di un istituire un grande polo di transhipment. In particolare, il nuovo Piano Regolatore Portuale prevede per il Porto Industriale l'allontanamento dal centro abitato delle navi che trasportano merci pericolose (gasiere, petroliere e chimichiere), l'individuazione di possibili aree di deposito di rinfuse solide o liquide, di stoccaggio di contenitori. Aspetti, questi ultimi, che verrebbero affrontati appunto con la realizzazione di un terminal ro-ro e container che si estenderebbe su un'area di oltre 575.000 metri quadri, con 1.215 metri lineari di banchine tra il Molo rinfuse secche ed il Molo Polimeri Europa. Il terminal - ha precisato l'Autorità Portuale del Nord Sardegna - potrebbe ospitare banchine destinate alle navi portacontainer (3-4 accosti per navi di medie dimensioni o accosti per due navi medie e una di grandi dimensioni) e alle navi ro-ro (3-4 accosti, di cui uno da destinare anche alle grandi navi Car Truck Carriers ed uno da destinare ai traghetti per il trasporto di carri ferroviari). La dimensione del progetto - secondo l'ente portuale - dovrebbe consentire una capacità di movimentazione di circa 1,5 milioni di container teu, compatibile con le esigenze di un grande polo di transhipment SSS e con l'esigenza di ospitare grandi navi Car - Truck Carrier transoceaniche, per le quali sarebbero disponibili aree di stoccaggio con capacità di 10.000 auto. «Un progetto - ha evidenziato l'ente - che trasformerebbe lo scalo portotorrese in porto di transhipment e stoccaggio a medio e lungo termine per rinfuse solide e contenitori; in hub per traffici ro-ro tutto carico, di auto, camion e carichi fuori sagoma come gli yacht. Le linee guida del PRP, confermerebbero, inoltre, l'affiancamento di un terminale per traghetto ferroviario di collegamento con la Liguria, la cui progettazione definitiva è stata approvata nel corso del 2011».
Altri obiettivi del documento di programmazione riguardano il miglioramento dell'attuale capacità ricettiva della parte riservata ai traghetti ro-ro e ro-pax e l'individuazione di un'area dotata di sufficienti spazi a terra nella quale ubicare le attività relative alla cantieristica a servizio della nautica da diporto.
Per quanto riguarda il Porto Civico, le previsioni delle linee guida riguardano la protezione dalle correnti dello specchio acqueo portuale destinato all'ormeggio dei traghetti e delle crociere e la realizzazione di rotte d'accesso rettilinee con adeguati spazi di arresto; la separazione del traffico navi da quello delle imbarcazioni turistiche e dei traghetti dalle crociere, riservando una darsena alle imbarcazioni per il collegamento con l'Asinara e una specifica per i pescherecci. Interventi - ha osservato l'Autorità Portuale - che non potranno prescindere dalla realizzazione di un'adeguata e moderna stazione marittima e di edifici necessari all'accoglienza di un numero elevato di passeggeri e di una viabilità che consenta una rapido collegamento porto-città.
L'Autorità Portuale non ha ancora definito con precisione l'entità degli investimenti necessari per attuare il nuovo piano: «con il via libera del Comitato Portuale - ha spiegato Piro - possiamo intraprendere la procedura di Valutazione Ambientale Strategica che conferirà l'assetto infrastrutturale definitivo del porto. Solo dopo potremo conoscere la reale consistenza economica del piano». Tuttavia l'ente ha precisato che, una volta conclusa la fase procedurale con l'ultima firma del presidente della Regione Sardegna, il PRP si articolerebbe in diverse fasi: una prioritaria, che è rappresentata dalla realizzazione delle infrastrutture a difesa del porto civico, il cui costo è calcolato in circa 60 milioni di euro (30 milioni dei quali già finanziati per quanto previsto dall'attuale strumento programmatorio) e l'altra riguarderà lo sviluppo dell'area destinata alla cantieristica compresa tra il porto civico e quello industriale, che avrà un valore stimabile attorno ai 100 milioni di euro. In ogni caso - ha specificato la Port Authority - in tale settore, l'infrastrutturazione potrebbe essere anche a carico dei privati che ne faranno richiesta a titolo concessorio, così come, a carico dei privati, potrebbe essere anche l'eventuale realizzazione del terminal ro-ro e container.
Piro ha rimarcato la rilevanza del giro d'affari che verrebbe a generarsi con l'istituzione del polo merceologico: «sulla base degli studi propedeutici al Piano - ha osservato - con il solo terminal merci e lo sfruttamento a pieno regime delle aree del retroporto verrebbe a generarsi un giro di affari di 150 milioni di euro annui, con circa 500-600 posti di lavoro. A questo andranno aggiunte le nuove economie generate dal diportismo e dalla cantieristica, settori che, nonostante la crisi, continuano a resistere».
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