- Con una lettera aperta, che pubblichiamo di seguito, oggi il presidente della Confederazione Italiana Armatori (Confitarma), Paolo d'Amico, interviene a difesa della presenza di militari sulle navi italiane al fine di contrastare l'azione della pirateria sottolineando l'efficacia di questa misura che ha determinato una drastica riduzione nel numero degli attacchi e l'azzeramento dei sequestri di navi ed equipaggi.
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- D'Amico si scaglia contro la proposta di alcuni parlamentari - che definisce «scellerata» - di sospendere tale misura, con cui - denuncia il presidente di Confitarma - «la classe politica si assume la piena responsabilità morale di voler attuare quest'abbandono lasciando gli equipaggi e le navi inermi, senza alcuna difesa, di fronte all'azione dei pirati».
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- LETTERA APERTA DI
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PAOLO d'AMICO, PRESIDENTE CONFITARMA
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- In merito ad alcune dichiarazioni di esponenti politici nel corso del dibattito in Parlamento sulla vicenda dei Marò, mi preme fare presente che l'industria armatoriale è fortemente delusa e sconcertata per come sono stati descritti gli armatori in questa complessa vicenda in un contesto che, ritualmente, in questi giorni segue le usuali logiche partitiche e pre-elettorali.
- Innanzitutto esprimo a nome della categoria la totale solidarietà ai due Marò e alle loro famiglie.
- Alcune premesse:
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- L'industria armatoriale italiana svolge un'attività strategica a beneficio del sistema economico del nostro Paese, assicurando rifornimenti di materie prime per conto di importanti noleggiatori quali Eni ed Enel e trasporti in import/export di prodotti finiti. Sulle rotte dell'Oceano Indiano infestate dai pirati viaggia il 30% dei carichi mondiali di petrolio e quasi il 20% del commercio mondiale.
- Lo Stato è tenuto a garantire la sicurezza degli equipaggi sulle navi italiane e degli interessi nazionali, nonché a tutelare la libertà dei traffici internazionali. Molte marine militari, compresa la nostra, sono impegnate in tale attività nell'area a rischio pirateria.
- L'attività delle forze navali non è però sufficiente a coprire un'area geografica così ampia e quindi la maggior parte degli Stati hanno deciso di difendere le loro flotte mercantili consentendo anche l'imbarco di team armati a bordo. In particolare, l'Italia con la Legge n.130 del 2 agosto 2011 ha consentito il ricorso ai Nuclei Militari di Protezione) e, in via complementare, di team armati privati. Forse non tutti sanno che anche la Francia e i Paesi bassi consentono l'imbarco di militari a bordo di navi mercantili: la Francia prevede a carico degli armatori solo i costi di vitto e alloggio, mentre l'Olanda ha adottato un sistema equivalente a quello italiano.
- Dal 2005 al 2012 sono state attaccate nell'area dell'Oceano Indiano 41 navi italiane, di cui 4 sequestrate dai pirati somali. Il sequestro più lungo è stato quello della Savina Caylyn e del suo equipaggio pari a 316 giorni.
- Ogni giorno sono presenti nell'area a rischio pirateria fino a 10 navi mercantili italiane ed è evidente il grave pericolo che incombe su equipaggi e navi.
- Dall'entrata in vigore della Legge 130/2011, sono state assicurate da parte dei marò italiani circa 160 protezioni a naviglio italiano e relativo equipaggio e da allora si è registrata una drastica riduzione nel numero degli attacchi e non si sono registrati sequestri. Anche a livello mondiale, da quando si è incrementata la difesa attiva a bordo delle navi in viaggio nell'Oceano Indiano, i sequestri portati a termine dai pirati sono drasticamente diminuiti. Oggi siamo tornati ai livelli del 2007: sono soltanto due le navi sequestrate ancora nelle mani dei pirati somali.
- Con la proposta di qualche eminente esponente del Parlamento di sospendere gli “accompagnamenti militari dei mercantili italiani fino a che non saranno cambiate le regole” (con i noti tempi biblici italiani), la classe politica si assume la piena responsabilità morale di voler attuare quest'abbandono lasciando gli equipaggi e le navi inermi, senza alcuna difesa, di fronte all'azione dei pirati.
- E' questo il grido di allarme che rivolgo all'opinione pubblica.
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- Questa scellerata decisione assumerebbe connotazioni più gravi per due ordini di motivi: il primo perché stiamo manifestando questa volontà al mondo intero e agli stessi pirati che hanno un sistema di “intelligence” non trascurabile; il secondo è che nel frattempo non sono state avviate le procedure per avvalersi di istituti di vigilanza italiani in alternativa ai Marò a causa delle deficienze della nostra Amministrazione in quest'anno. Aspetto non trascurabile è che il ricorso ad altre forme di assistenza privata straniera (contractors) pur presenti sul mercato è vietato dal nostro ordinamento.
- In assenza di protezione, la nostra classe politica sta condannando inesorabilmente i nostri equipaggi (e trattasi di uomini della stessa nazionalità dei Marò che lavorano in condizioni disagiate) e le nostre navi, a sicuri sequestri.
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- Ebbene, chi avalla oggi questa iniziativa a livello politico e a livello giornalistico se ne assume tutte le responsabilità.
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- Paolo d'Amico
- Presidente Confitarma
- Confederazione Italiana Armatori
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- Roma,
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