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Coordinamento Portualità Ligure-Toscana, i temi della riforma della legge sui porti «non risultano coerenti con le esigenze dei porti, dei traffici e delle imprese»
No al “balzello” chiesto agli operatori per la neonata Autorità di regolazione dei Trasporti
3 aprile 2014
Il Coordinamento Portualità Ligure-Toscana, che è costituito dalle Confindustrie dei porti di Savona, Genova, La Spezia, Carrara, Livorno e Piombino, ha espresso «forti preoccupazioni» circa i temi in discussione nell'ambito della revisione della normativa nazionale in materia di portualità, che - ha ricordato il Coordinamento - «vede sul tavolo un articolato in discussione al Senato (AS 370), un documento informale del ministro dei Trasporti e da ultimo un documento elaborato dal Partito Democratico», temi - secondo l'organismo confindustriale - «che non risultano coerenti con le esigenze dei porti, dei traffici e delle imprese».
«Infatti - ha chiarito il Coordinamento - nei documenti in circolazione manca chiarezza nella suddivisione delle competenze tra Autorità Marittima e Autorità Portuale, emerge una riduzione incomprensibile ed ingiustificata del ruolo dell'impresa (a favore di un incremento della governance di carattere politico), insieme ad un irrigidimento dell'organizzazione del lavoro portuale, risaltano gravi lacune per la gestione della problematica concernente le concessioni e la garanzia di corretta concorrenza tra gli operatori, manca una qualsiasi previsione relativa alla pianificazione nazionale del sistema portuale italiano». «I documenti più recenti, inoltre - ha rilevato il Coordinamento - sembrano concentrati quasi esclusivamente sull'unico aspetto della riduzione del numero delle Autorità, finendo di fatto per spostare la governance dei porti dalla loro sede naturale».
Secondo il Coordinamento Portualità Ligure-Toscana, «una riforma “vera”, deve invece consolidare il ruolo fondamentale svolto dagli operatori portuali e concessionari (terminalisti, imprese portuali, ecc.), incentivandone piuttosto gli investimenti, non comprimere la rappresentanza dell'imprenditoria operante in porto, semplificare le procedure, gli adempimenti burocratici ed evitare sovrapposizioni di competenze, stimolare il dialogo tra gli enti di gestione dei porti, prevedere la rendicontazione dei risultati dell'operatività dei porti e dell'utilizzo delle risorse pubbliche, garantire gli strumenti necessari per una gestione efficace delle concessioni e del loro rinnovo, non sovrapporre le competenze del pubblico con le prerogative dell'iniziativa privata». «Solo in questo modo - ha evidenziato il Coordinamento - la portualità italiana potrà effettivamente diventare un “sistema” e tornare ad essere uno dei principali motori di sviluppo del nostro Paese».
Il Coordinamento Portualità Ligure-Toscana ha inoltre specificato che «a queste riflessioni si aggiungono quelle relative alle preoccupanti conseguenze della neonata Autorità di regolazione dei Trasporti, con la richiesta agli operatori di un ennesimo ed iniquo “balzello”».
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