- Savona si schiera a difesa dell'autonomia del porto cittadino minacciata dall'ipotesi di accorpamento della locale Autorità Portuale a quella di Genova che è inserita nel piano di riordino della legislazione in materia portuale formulato dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi.
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- La Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Savona ha organizzato per stamattina, presso la propria sede, un incontro dal titolo “La comunità economica savonese a sostegno dell'autonomia del porto di Savona - Vado” per illustrare alle categorie economiche della provincia di Savona le ragioni che rendono necessario il mantenimento dell'autonomia del porto di Savona - Vado Ligure.
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- Anche dagli esponenti politici della città giungono sollecitazioni ad opporsi al progetto di accorpamento. Ieri il consiglio comunale di Savona ha approvato un ordine del giorno presentato da Carlo Frumento, capogruppo del gruppo Misto, con cui l'organo collegiale della municipalità è stato chiamato ad assumere una posizione critica nei confronti della proposta di legge di riordino dei porti e ad opporsi alla cancellazione dell'autonomia dell'Autorità Portuale di Savona.
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- Anche dall'assemblea legislativa nazionale di Montecitorio è giunta una presa di posizione contro l'accorpamento dell'ente portuale di Savona a quello del capoluogo ligure. La deputata savonese Anna Giacobbe del Partito Democratico non è affatto d'accordo con l'ipotesi di unificazione delle due authority portuali: «più se ne discute - ha spiegato - più me ne convinco: questa storia dell'accorpamento dell'Autorità Portuale di Savona a quella di Genova non funziona, è un progetto che può essere confutato, con molti buoni argomenti e con la volontà di costruire invece un coordinamento ed una sinergia positiva tra i porti liguri e i nostri diversi territori. Per realizzare un'integrazione vera, a partire da condizioni di pari dignità tra i porti liguri - secondo Anna Giacobbe - è necessario mettere in discussione i criteri su cui si fondano le proposte in campo a livello nazionale, che assegnano a Savona un “rango” di seconda categoria». «Abbiamo bisogno, in Liguria e nel Paese - ha proseguito la parlamentare - di discutere e decidere davvero come fare della portualità e di “una rete integrata di offerta di trasporto”, per citare il documento nazionale del PD, un fattore strategico del futuro dell'economia nazionale ed europea. La discussione nazionale ha finito invece per concentrarsi su una razionalizzazione del sistema di governo dei porti, fatta “sulla carta”, burocratica e discutibile, esposta alle altrettanto discutibili difese dell'esistente “a prescindere”».
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- Anna Giacobbe ha sottolineato che, guardando alla sostanza, «il porto di Savona-Vado ha una dimensione operativa, per quantità e tipo di merci movimentate, non solo paragonabile, ma in diversi casi superiore, ad altri porti che sono destinati a mantenere una propria autonomia; ha dimostrato di avere una propria funzione concreta, una buona efficienza, ha fondali e collegamenti a terra assolutamente competitivi, ha prospettive di crescita con opere già in fase avanzata di realizzazione. È un porto - ha rilevato - che ha una propria complessità ed anche una dimensione sovracomunale. Non un porto piccolo e inefficiente, o semplicemente una fila di banchine da dare in concessione».
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- La deputata del PD ha concluso osservando che «i porti liguri hanno problemi, certo: l'incorporazione di Savona in Genova - si è chiesta - in che cosa aiuterebbe a risolverli? Altra cosa - ha sottolineato Anna Giacobbe - è costruire accordi per fare insieme una serie di cose in modo più efficiente e meno costoso, affrontare in modo coordinato il tema delle infrastrutture a terra, delle modalità di attirare traffici, per fare della concorrenza e del mercato un fattore di dinamismo per tutte le realtà e non una giungla senza regole in cui “mors tua vita mea”. Non servono sovrastrutture di coordinamento, ma una forte volontà politica, in un quadro nazionale di governo del sistema portuale ed infrastrutturale, ed un ruolo delle istituzioni che ci sono, a partire dalla Regione».
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