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Rossi (Regione Toscana) scrive a Renzi per raccomandare il trasporto del relitto della Costa Concordia a Piombino
Secondo il governatore, non è stata compiuta un'adeguata istruttoria sulla fattibilità e convenienza dell'utilizzo del porto toscano
19 giugno 2014
Il presidente della Regione Toscana ha rinnovato l'esortazione ad utilizzare il porto di Piombino anziché quello di Genova per ospitare il relitto della nave da crociera Costa Concordia al fine del suo smantellamento. Questa volta Enrico Rossi si è rivolto al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, al quale ha inviato una lettera in cui, oltre a sottolineare ancora una volta i maggiori rischi che - secondo Rossi - verrebbero corsi trasportando il relitto con un viaggio di cinque giorni verso il capoluogo ligure anziché quelli, cinque volte minori, legati alla destinazione-Piombino, il presidente della Toscana ha richiamato i contenuti della delibera del Consiglio dei ministri dell'11 marzo 2013 in cui si indicava nell'utilizzo del porto di Piombino la soluzione preferita, in quanto la meno rischiosa dal punto di vista ambientale.
Nello stesso documento - ha ricordato Rossi - si stabiliva che il commissario all'emergenza Costa Concordia, cioè il prefetto Franco Gabrielli, era autorizzato ad «adottare tutti i provvedimenti necessari a consentire il trasporto della Concordia presso il porto di Piombino per lo smantellamento», tutto ciò «previa verifica della fattibilità e della convenienza dell'operazione con i ministri dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle Infrastrutture e trasporti». Per Rossi questa verifica non c'è stata ed ha quindi espresso alcune perplessità in merito alla procedura in atto in seguito alla delibera del Consiglio dei ministri del 13 giugno scorso, ricordando che la conferenza decisoria prevista il 26 giugno prossimo è convocata per esaminare il progetto presentato da Costa Crociere che prevede lo smantellamento della nave a Genova.
«Dunque - ha rilevato Enrico Rossi - le previsioni del Consiglio dei ministri dell'11 marzo 2013 sono state completamente abbandonate, senza che sia stata compiuta un'adeguata istruttoria basata su un'analisi tecnica della fattibilità e della convenienza dell'utilizzo del porto di Piombino e su una valutazione comparativa dei progetti di smaltimento nei vari porti possibili (Piombino, Civitavecchia e Genova)». Tutto ciò, a parere di Rossi, «viene a costituire una grave criticità procedurale che, laddove fatta valere in giudizio da terzi interessati potrebbe ostacolare il regolare processo di smaltimento della nave e che pertanto è opportuno considerare in questa fase».
Oltre a quello che ritiene essere un vizio formale, il presidente della Regione ha evidenziato inoltre «l'abbandono, immotivato e privo di una documentata istruttoria, delle originarie determinazioni», che si accompagna «ad oggettive criticità del progetto all'esame della Conferenza decisoria». Per Rossi fonte di preoccupazione per la buona riuscita dell'operazione è anche la previsione, contenuta nella delibera del Consiglio dei ministri del 13 giugno scorso, «per cui tutti i visti previsti per il completamento dell'istruttoria tecnica inerenti le competenze ambientali di rilievo nazionale possono ritenersi assorbiti dalle valutazioni compiute dall'Osservatorio ambientale».
«La delicatezza dell'operazione - ha concluso Rossi - richiede infatti il massimo di attenzione a livello istruttorio, per cui l'Osservatorio, pur dotato di elevate competenze, non può certo assorbire valutazioni che impongono apporti e pareri di specifiche strutture delle amministrazioni».
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