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Trasportounito, inammissibili le procedure unilaterali tedesche sul salario minimo degli autisti
Longo: «la Germania pone in essere misure di puro protezionismo delle imprese nazionali»
11 febbraio 2015
Trasportounito ha denunciato che la Germania con una procedura unilaterale, contraria a tutte le normative europee, sta imponendo alle imprese di autotrasporto europee e internazionali l'obbligo di un “salario minimo garantito dei conducenti”, pena il divieto a operare su territorio tedesco. «Nei fatti - ha spiegato il segretario generale dell'associazione, Maurizio Longo - la Germania pone in essere misure di puro protezionismo delle imprese nazionali: l'eccessiva rigidità della regolamentazione tedesca limita e condiziona le attività di autotrasporto svolte dalle imprese europee non tedesche. E non è un a caso che già 14 Paesi europei abbiano già contestato la normativa tedesca. Sarebbe ora - ha rilevato Longo - che anche l'Italia si muovesse in questa direzione».
Trasportounito ha specificato che, «oltre alle pesantissime sanzioni pecuniarie (fino a 30mila euro in caso di mancata o non veritiera comunicazione all'autorità tedesca, e fino a 500mila euro in caso di corresponsione di un salario minimo inferiore a 8,5 euro l'ora), la Germania impone l'obbligo di comunicazione dell'inizio, della durata e della fine del trasporto, nonché quello, sempre a carico dell'impresa straniera, di conservare tali documenti per almeno due anni. Il tutto - ha sottolineato l'associazione - rigidamente in lingua tedesca, dalla documentazione alle attestazioni, dalle certificazioni fiscali, alle responsabilità che ovviamente i committenti scaricano inesorabilmente sull'impresa di autotrasporto».
«Sebbene sia condivisibile il principio secondo il quale occorre contrastare le azioni di dumping (l'Italia è ormai preda di imprese dell'est che viaggiano sotto costo) - ha affermato Longo - non si comprende come mai non viene utilizzato lo strumento di cui si è dotata l'Unione Europea e cioè il Registro Elettronico Nazionale (REN), che dovrebbe essere a disposizione di tutti i Paesi membri, per identificare, comunicare e sanzionare le imprese di autotrasporto che si comportano in modo non corretto. Tutto l'impianto tedesco non è altro che una invenzione strumentale per favorire le imprese nazionali. Ma è venuto il momento di far capire alla Germania che non è l'Europa».
«Sino a oggi l'Italia a livello governativo - ha concluso Longo - ha brillato per la sua assenza evidenziando una colpevole distrazione rispetto a questi temi. Occorre invece chiedere con urgenza la “sospensione del provvedimento tedesco” o, in alternativa, l'applicazione del principio di reciprocità».
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