- Lo spostamento del regime di Punto Franco dalle aree Porto Vecchio di Trieste deve essere realizzato dopo un'attenta analisi. La necessità di valutare preventivamente gli effetti di tale trasferimento è emersa nel corso della serata conviviale sul tema “Spostamento del Punto Franco dal Porto Vecchio, nuove opportunità di sviluppo economico per il territorio: le ipotesi in merito” tenutasi ieri su iniziativa del The International Propeller Club Port of Trieste. «Ci sono aree sulle quali il Punto Franco è utile - ha confermato a chiusura dell'incontro il presidente del Propeller Club, Fabrizio Zerbini - altre per le quali il regime può essere ininfluente ed altre ancora per le quali si può prefigurare uno svantaggio».
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- L'emendamento alla Legge di Stabilità presentato dal senatore Francesco Russo prevede la quasi totale sdemanializzazione delle aree del Porto Vecchio con conseguente spostamento del Punto Franco. «È stato rotto - ha sottolineato lo stesso Russo nel corso della serata - un tabù decennale. Molti sembrano essersi accorti che a Trieste qualcosa si muove». «Trieste - ha sottolineato il senatore - deve essere il principale porto internazionale del Paese. Serve il dialogo con gli altri porti, ma va spiegato a Venezia che progetti come quello dell'offshore sono insostenibili per i costi di realizzazione, inaccettabili dal mercato, per i costi degli handlings aggiuntivi ed incompatibili con una cooperazione tra i porti».
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- Nel suo intervento il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, ha confermato di voler consultare gli operatori, lavorando in sinergia con l'Autorità Portuale per spostare dal Porto Vecchio il Punto Franco, mettendolo a disposizione di altre aree portuali o su terminal ferroviari inerenti le attività dello scalo, perché - ha rilevato - sarà «fondamentale la capacità di integrare la filiera logistica per fare arrivare le merci in tempi rapidi ai mercati di riferimento».
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- Nerio Nesladek, sindaco di Muggia, Comune sul cui territorio ricadono aree di interesse portuale, ha invece prospettato una collaborazione con il vicino porto sloveno di Capodistria (Koper), magari nell'ambito del Gect (Gruppo europeo di cooperazione territoriale), in grado di fare aumentare in maniera considerevole le possibilità di finanziamento da parte dei fondi comunitari sui progetti presentati congiuntamente da amministrazioni pubbliche italiane e slovene.
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- Il presidente degli industriali di Trieste e Gorizia ha confermato le opportunità offerte dallo spostamento del Punto Franco dal Porto vecchio, «ma - ha precisato Sergio Razeto - bisognerebbe andare verso una tipologia di Zona Franca con maggiori agevolazioni».
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- Per Giacomo Borruso, presidente dell'Interporto di Fernetti che è situato sull'altopiano carsico alle spalle di Trieste, la vecchia area di Prosecco, a pochi chilometri dall'attuale struttura da lui presieduta, sarebbe invece un punto ideale di sviluppo con il regime agevolato di Punto Franco: «il tutto però - ha specificato - va supportato da un piano economico per le attività industriali e di logistica. Ma - ha aggiunto - sottolineo che la sola presenza del Punto Franco non è sufficiente ad attrarre investitori industriali, nonostante si tratti di un'opportunità importante».
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- Un appello a mantenere una parte del Punto Franco anche nel Porto Vecchio, ma a cercare nuovi spazi di sviluppo nella parte nuova dello scalo è arrivata da Stefano Visintin, alla guida degli spedizionieri triestini: «i magazzini del Porto Vecchio - ha spiegato - non sono più adatti ai traffici e quindi gli spedizionieri rinunciano a quell'area, ma desideriamo che il regime di Punto Franco sia mantenuto per Adriaterminal quale unico terminal, a tutt'oggi, operante nel Porto Vecchio. È senz'altro importante spostare il Punto Franco su aree di interesse ferroviario - ha proseguito - ma anche la Piattaforma logistica deve procedere spedita e sono sicuro che anche lì verrà richiesto il regime di Punto Franco». Visintin si è detto in accordo anche con l'ipotesi di uno spostamento sull'altopiano carsico delle attività di logistica in regime agevolato, sostenendo però la necessità di affidarne la governance all'Autorità Portuale.
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- Il Prefetto di Trieste, Francesca Adelaide Garufi, ha ammonito i presenti circa la possibilità di agire in tempi rapidi: «non credo - ha osservato - che l'operazione sia semplice né così veloce come è stato spiegato. Servono l'individuazione delle aree ed altri passaggi. Serve soprattutto un'opera di razionalizzazione complessiva. Il problema dello spostamento è il minimo di tutta l'operazione. In parallelo va razionalizzato tutto se vogliamo far funzionare al meglio il porto e - ha concluso - non lasciamoci ingannare dal fatto che lo spostamento porterà di per sé dei vantaggi».
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