- La Confetra - Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica teme che la riduzione la diminuzione delle agevolazioni fiscali per gli autotrasportatori decisa dal governo e attuata riducendo le deduzioni forfetarie delle spese non documentate possa determinare un blocco del settore. Tale riduzione - secondo i calcoli dell'ufficio studi della CGIA (Associazione Artigiani Piccole Imprese Mestre) - comporterà per i trasportatori italiani un maggiore aggravio di tasse che oscillerà tra gli 8.100 e i 13.600 euro circa.
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- Secondo l'ufficio studi della CGIA, se le merci trasportate sono in ambito locale l'incremento sarà più contenuto, se invece l'azienda di trasporto opera su distanze molto lunghe la crescita fiscale media si alzerà notevolmente. Se un autotrasportatore opera all'interno della Regione di residenza e in quelle confinanti - ha precisato l'ufficio studi - il risparmio fiscale scende dai 56 euro previsti nel 2014 ai 18 euro di quest'anno; se invece l'azienda trasporta le merci fuori dalle Regioni confinanti il beneficio fiscale scende da 92 euro previsti l'anno scorso a 30 euro. Infine, per i piccoli padroncini che lavorano all'interno dell'area comunale di residenza la deduzione passa dai 19,6 ai 6,3 euro.
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- La CGIA ha evidenziato che con questa riduzione dei vantaggi fiscali il governo rischia di dare il colpo di grazia a questo settore che da anni versa in gravi difficoltà. L'associazione ha ricordato che, secondo uno studio presentato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel 2013 (ultimo disponibile), l'Italia presenta il costo di esercizio per chilometro più alto d'Europa: se in Italia è pari a 1,60 euro, in Austria è di 1,57 euro, in Germania 1,55 euro, in Francia 1,52 euro, ma in Slovenia è di 1,26 euro, in Ungheria di 1,08 euro, in Polonia di 1,07 euro e in Romania è addirittura di 0,93 euro.
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- «Abbiamo i costi di esercizio più alti d'Europa - ha sottolineato il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi - anche per colpa di un deficit infrastrutturale molto evidente. Senza contare che il settore è costretto a sostenere delle spese vertiginose per la copertura assicurativa degli automezzi, per l'acquisto del gasolio e per i pedaggi autostradali. Il che si traduce in un dumping sempre più pericoloso, soprattutto per le aziende ubicate nelle aree di confine che sono sottoposte alla concorrenza sleale praticata dai vettori dell'Est Europa. Questi ultimi hanno imposto una guerra dei prezzi che sta strangolando molti piccoli padroncini. Pur di lavorare - ha constatato Bortolussi - molti nostri trasportatori viaggiano anche in perdita: per le tratte fino a 100 chilometri, a 1,10-1,20 euro al chilometro, mentre i trasportatori dell'Est, spesso in violazione delle norme sui tempi di guida e del rispetto delle disposizioni in materia di cabotaggio stradale, possono permettersi tariffe attorno ai 70-80 centesimi al chilometro. Con queste differenze non c'è partita. Inoltre, l'apertura del mercato italiano ai vettori e agli autisti provenienti dall'Est ha messo in seria difficoltà il nostro settore. Se aggiungiamo questa diminuzione delle agevolazioni fiscali, il settore rischia di collassare».
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- La CGIA ha ricordato che anche il prezzo del gasolio alla pompa in Italia rimane ancor oggi il più elevato dell'area euro: nonostante il ribasso avvenuto in questo ultimo anno, il prezzo medio al litro è oggi di 1,464 euro e in nessun altro paese nell'area dell'euro si paga di più. L'associazione ha rilevato inoltre che con la crisi economica il numero delle imprese di autotrasporto è sceso di 20.570 unità: se nel primo trimestre del 2009 le aziende attive erano 108.745, nello stesso periodo di quest'anno sono scese a 88.175 (con una variazione del -18,9%). La CGIA stima che con questa contrazione il settore dei trasporti abbia perso almeno 70 mila addetti.
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- Da parte sua il presidente di Confetra, Nereo Marcucci, evidenziando che l'Agenzia delle Entrate ha comunicato solo ieri che gli importi delle deduzioni Irpef spettanti giornalmente alle imprese di autotrasporto sono ridotti di circa il 70%, ha denunciato che «non si possono cambiare le regole delle dichiarazioni dei redditi all'ultimo minuto, facendo schizzare gli importi delle imposte da versare da parte dei trasportatori».
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- «D'altronde - ha osservato Marcucci - le risorse destinate al settore, che da quest'anno ammontano a oltre 400 milioni di euro, sarebbero sufficienti a mantenere inalterato il regime fiscale se il governo andasse a prendere i soldi dove ci sono e cioè razionalizzando gli sconti autostradali che per un terzo finiscono nelle società di servizi delle associazioni dell'autotrasporto. Inoltre, come avviene nel resto d'Europa - ha rimarcato il presidente di Confetra - gli sconti dovrebbero essere messi a carico direttamente dei concessionari autostradali, dove si registra un effetto paradossale: in questi anni pur in presenza di un calo documentato del traffico le autostrade hanno continuato a collezionare utili in aumento».
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- «Il Paese - ha concluso Marcucci - non può permettersi che la vertenza dell'autotrasporto sfoci in un ennesimo fermo dagli esiti imprevedibili».
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