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ANCIP, ANGOPI, Fedepiloti e Unione Piloti denunciano il tentativo di cancellare la legge 84/94 e di porre i porti sotto il controllo del potere centrale
Un emendamento al Ddl Madia - sottolineano - è volto anche «a escludere la partecipazione e il coinvolgimento dei lavoratori, dei territori, e degli operatori marittimi dalle scelte che li riguardano in prima persona»
8 luglio 2015
L'Associazione Nazionale delle Compagnie e Imprese Portuali (ANCIP), l'Associazione nazionale Gruppi Ormeggiatori e Barcaioli Porti Italiani (ANGOPI), la Federazione Italiana Piloti dei Porti (Fedepiloti) e l'Unione Piloti denunciano quale un vero e proprio «blitz in piena regola, che contrasta con ben due articoli della costituzione, il 76 e il 117», l'emendamento presentato il 25 giugno in Commissione Affari costituzionali della Camera al disegno di legge Madia approvato dal Senato (“Deleghe al governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”).
L'emendamento all'articolo 7, a firma del relatore Ernesto Carbone del Partito Democratico, recita: «al comma 1, lettera e), sono aggiunte, in fine, le seguenti parole:; riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione della disciplina concernente le autorità portuali di cui alla legge 28 gennaio del 1994, n. 84, con particolare riferimento al numero, all'individuazione di Autorità di sistema nonché alla governance e alla semplificazione e unificazione delle procedure doganali e amministrative in materia di porti.».
Secondo ANCIP, ANGOPI, Fedepiloti e Unione Piloti, «è di una gravità inaudita che mentre si dice di volere discutere di riforma della portualità e del Piano della logistica elaborato dal ministro Delrio, nelle deleghe al governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, siano state presentate cinque righe, tanto generiche quanto insidiose, che - nel nome di una presunta riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione della disciplina concernente le Autorità Portuali - di fatto mirano a cancellare la legge 84 del 1994, a porre i porti sotto il controllo del potere centrale e a escludere la partecipazione e il coinvolgimento dei lavoratori, dei territori, e degli operatori marittimi dalle scelte che li riguardano in prima persona».
«Ma ad essere esautorato dal disegno di legge Madia - rilevano inoltre ANCIP, ANGOPI, Fedepiloti e Unione Piloti - non è solo chi nei porti ci vive e lavora, bensì lo stesso Parlamento. La delega al governo infatti è data solo in presenza di principi e criteri direttivi e per oggetti definiti. Tutte cose che, invece, in questo caso mancano assolutamente. Come manca - ed è a dir poco singolare - un riferimento agli orientamenti e alle priorità delle rete transeuropea dei trasporti».
«Il relatore peraltro - proseguono ANCIP, ANGOPI, Fedepiloti e Unione Piloti - sembra ignorare che quello della riforma della 84/94 è argomento già in discussione al Senato da diverso tempo, e praticamente in dirittura d'arrivo, e i regolamenti parlamentari vietano di introdurre in una Camera una materia analoga a quella già in discussione nell'altro ramo del Parlamento. Per non parlare del fatto che per quel che riguarda le Autorità Portuali siamo in presenza di legislazione concorrente e su cui la potestà legislativa spetta alle Regioni».
ANCIP, ANGOPI, Fedepiloti e Unione Piloti si rivolgono quindi ai parlamentari «affinché l'emendamento presentato dal relatore venga ritirato. Il governo, che lo ha ispirato - concludono - faccia un passo indietro. Si avvii finalmente e davvero un dibattito sereno sul futuro della portualità. Perché semplificare si può, razionalizzare è giusto. Purché lo si faccia in maniera trasparente, tutelando gli effettivi interessi del sistema Paese».
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