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Uggè (Confcommercio): per i trasporti serve una logica d'insieme, a maggior ragione se si parla di porti
Il piano nazionale della logistica piace a Federagenti, «perché - spiega Pappalardo - finalmente dà un ruolo sostanziale ai porti»
21 luglio 2015
«Si parla tanto di trasporti, ma ciò che serve nella pratica è una logica d'insieme. A maggior ragione se si parla di porti, la cui logistica è importante ma sempre nel quadro di una logistica di sistema a rete. Ma finora non si è ancora compresa l'importanza a livello di competitività di fare una politica del mare con la conseguenza di favorire i Paesi concorrenti, come nel caso dei porti del Nord Africa». Lo ha sottolineato oggi il vicepresidente di Confcommercio, Paolo Uggè, introducendo i lavori del seminario “Le vie del mare per la crescita”, svoltosi a Roma presso la sede nazionale della Confderazione, nel corso del quale è stato presentato il rapporto sullo “Sviluppo dell'intermodalità - Autostrade del mare 2.0 e combinato marittimo” realizzato da Isfort (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti).
Uggè ha aggiunto la necessità di «rilanciare le autostrade del mare dando un senso logico al progetto tramite la realizzazione dei collegamenti mare-terra e mare-ferro», ha detto «sì alla liberalizzazione dei servizi tecnico-nautici, ma con la necessità di un occhio molto attento alla sicurezza» e ha evidenziato la necessità di «superare i conflitti di competenza Stato-Regioni riattribuendo la governance dei trasporti allo Stato».
Intervenendo alla tavola rotonda, il presidente di Federagenti, Michele Pappalardo, ha posto l'attenzione sui porti, rilevando che occorre «accelerare l'approvazione della delega al governo per applicare il piano nazionale della logistica perché - ha spiegato - nei nostri porti c'è non-azione dovuta alla mancanza di riforma. Se andiamo avanti così - ha osservato Pappalardo riferendosi ai recenti avvicendamenti alla guida delle Autorità Portuali italiane - avremo non 24 presidenti, ma 24 commissari». «Il piano - ha specificato il presidente di Federagenti - ci piace, va nella direzione giusta, perché finalmente dà un ruolo sostanziale ai porti».
Per Michele Ruggieri, amministratore unico di Fedarlinea-Conftrasporto, «non si può riattivare un circolo virtuoso senza misure di sostegno: è necessario - ha precisato - porre il trasporto al centro della competitività del Paese superando finalmente i localismi e mettendo al centro delle scelte l'intermodalità. Occorre poi favorire l'utilizzo notturno della rete ferroviaria ad alta velocità per il trasporto merci e favorire la defiscalizzazione degli investimenti».
Rispetto all'esigenza di introdurre una razionalizzazione del sistema dei porti nazionali Paolo Arena, componente di Giunta di Confcommercio e incaricato di Confcommercio alle Infrastrutture, ha richiamato un analogo processo che, non senza criticità e difficoltà, sta avvenendo nel settore aeroportuale: «pur con differenze non trascurabili, proprie delle specifiche modalità di trasporto - ha rilevato - molte criticità sono condivise e, pertanto, trova conferma la bontà di un processo di governo e riforma del sistema dei trasporti e della mobilità che intervenga in maniera integrata su tutte le diverse modalità, evitando il proliferare di misure settoriali e non coordinate, che possono penalizzare l'efficienza complessiva del sistema».
Il rapporto sullo “Sviluppo dell'intermodalità” realizzato da Isfort e presentato nel corso del seminario sottolinea sottolinea che «la movimentazione di rotabili, pur rappresentando la principale attività portuale dei porti italiani, spesso viene trascurata. Infatti - spiega il documento - al netto del traffico di transhipment, il traffico ro-ro è di gran lunga la principale modalità nel segmento delle merci varie e, in termini generali, tra le più consistenti nel complesso dei transiti. Nonostante ciò quando si ipotizza l'opportunità per il Paese di assumere il ruolo di piattaforma logistica del Mediterraneo, si fa riferimento alla movimentazione di contenitori nei porti italiani, dimenticando di considerare che le aziende di autotrasporto comunitarie ed extracomunitarie già da anni utilizzano i porti nazionali come vie di accesso ai mercati del Sud Est europeo, del Medio Oriente, del Nord Africa e dell'estremità occidentale del Mediterraneo. Tale sottovalutazione - osserva il rapporto - si avverte anche nella programmazione portuale, se si considera che dal 2002 ad oggi, all'interno del panorama nazionale, pochi porti hanno scelto di potenziare la propria offerta infrastrutturale dedicata al transito dei rotabili, così come nella pianificazione dei servizi, poiché le imbarcazioni che servono questo segmento di mercato sono spesso miste passeggeri e merci (ro-pax), in alcuni casi stagionali e legate ai flussi turistici, quindi difficilmente conciliabili con le esigenze delle moderne catene logistiche».
Il rapporto indica in 84,2 i milioni di tonnellate di merci ro-ro transitate nel 2014 nei porti italiani rispetto a 78,0 milioni di tonnellate nell'anno precedente, di cui 30 milioni di tonnellate provenienti o dirette a porti di altri Paesi del Mediterraneo. Il rapporto specifica infatti che il 36% del traffico di rotabili in transito nei porti italiani proviene dall'estero e che tale percentuale si avvicina al 100% nei porti della sponda adriatica dove il traffico di cabotaggio è residuale e limitato a pochissime linee stabili.
Nelle conclusioni del rapporto Confcommercio, per cogliere pienamente le opportunità offerte dalle Autostrade del Mare, propone la promozione di accordi di rete tra aziende di trasporto e di logistica complementari, il coordinamento e l'ottimizzazione delle diverse politiche di incentivo all'intermodalità esistenti, l'ampliamento della positiva esperienza dell'Ecobonus nazionale e la rapida rimozione dei limiti esistenti in termini di sagoma e moduli sulla rete ferroviaria nazionale (direttrice tirrenica) per consentire di caricare su ferro i camion e i rimorchi dai porti di sbarco diretti nei Paesi d'Oltralpe.
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