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Trasportounito, la pesatura dei container non grava sui porti ma sugli autotrasportatori
A Genova i camion hanno perso il 25% della produttività, sopportato code di oltre sei ore e speso ogni giorno 500.000 euro
5 luglio 2016
Se il settore portuale italiano è soddisfatto perché l'entrata in vigore il 1° luglio della normativa internazionale introdotta con un emendamento alla Convenzione SOLAS che prevede l'obbligo della pesatura certificata di ogni container prima del suo imbarco sulla nave non ha determinato - secondo quanto rilevato dagli enti che gestiscono i principali porti - ritardi nelle operazioni di esportazione realizzate attraverso gli scali portuali nazionali, per Trasportounito c'è un'altra faccia della medaglia, con un sistema che - ha sottolineato l'associazione sindacale dell'autotrasporto - «ha funzionato solo facendo gravare sui camion gli oneri dei disservizi».
Trasportounito ha evidenziato che «nel solo porto di Genova gli autotrasportatori, sui quali è ricaduto l'intero onere finale della nuova norma sulla pesatura dei container, hanno perso quasi il 25% della loro produttività, hanno sopportato code medie superiori alle sei ore e bruciato ogni giorno una media di 500.000 euro; un prezzo, questo - ha rilevato l'associazione - che rischia di infierire il colpo finale a aziende già in crisi».
«Se non ci sono stati congestionamenti - ha spiegato Giuseppe Tagnochetti, coordinatore di Trasportounito in Liguria - è solo perché l'autotrasporto ha ammortizzato tutte le criticità del sistema. Ma così non può andare avanti».
Trasportounito ha precisato qual è in particolare il punto critico del sistema. Il dato della Verified Gross Mass (VGM) relativo alla pesa che l'autotrasporto fa regolarmente negli stabilimenti o in uno dei 30 centri di pesa presenti nelle aree a cornice del porto o nello scalo - ha specificato l'associazione - «vengono spediti con grande ritardo o addirittura non vengono inviati da alcuni operatori al sistema informatico dei terminal portuali. Il documento arriva molte ore dopo il camion, con il risultato di portare al collasso le aree pre-gate dove centinaia di mezzi attendono invano la luce verde. Gli stessi camion, per la norma sui tempi di guida che ricomprendono anche le soste, poi non possono ripartire, perdendo così il lavoro del giorno seguente».
«La politica “No VGM no Entry” decisa dalla comunità portuale - ha osservato Trasportounito - non ha funzionato. La mancata trasmissione telematica dei documenti di pesatura ha prodotto il blocco del sistema, paralizzato dalla complessità della filiera logistica che, secondo la norma, deve individuare lo shipper, ovvero colui che determina il peso del container anche in soggetti dislocati in angoli remoti del mondo e non interessati a occuparsi della trasmissione dei documenti».
Precisando che si è in attesa della riunione convocata per mercoledì dall'Autorità Portuale di Genova d'intesa con la Capitaneria, Tagnochetti ha annunciato che Trasportounito chiederà «una decisa semplificazione operativa, che garantisca all'autotrasporto di entrare regolarmente nei terminal per scaricare i contenitori. Se non ci saranno impegni precisi e urgenti - ha concluso - l'autotrasporto si fermerà non per protesta, bensì per tracollo tecnico».
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