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Usclac, Uncdim e Smacd sollecitano l'inserimento dei marittimi nella categoria dei lavori usuranti
Le tre sigle sindacali chiedono che avvenga nella prossima legge di stabilità
26 settembre 2016
L'inserimento dei marittimi nella categoria dei lavori usuranti nella prossima legge di stabilità. Lo sollecitano i sindacati U.S.C.L.A.C. (Unione Sindacale Capitani Lungo Corso al Comando), U.N.C.Di.M. (Unione Nazionale Capitani Direttori di Macchina) e S.M.A.C.D. (Stato Maggiore Abilitato al Comando o alla Direzione di Macchina).
Nel corso della tavola rotonda “I lavori usuranti nella professione marittima”, organizzata dalle tre sigle sindacali che si è tenuta venerdì a Genova, il comandante Claudio Tomei, presidente di Usclac-Uncdim-Smacd, ha ricordato che, del resto, «i marittimi erano inseriti nel primo elenco di “attività usuranti” compreso nel decreto legislativo n. 374 del 1993, e precisamente nella Tabella A di quel testo. I marittimi - ha precisato - sono però “misteriosamente” scomparsi dallo stesso elenco a distanza di sei anni, e cioè dal decreto del ministro del Lavoro e della Previdenza sociale n. 208 del 19 maggio 1999: questo testo stilava una lista di criteri per l'identificazione dei lavori usuranti che escludeva i marittimi». Tomei ha specificato che «il decreto legislativo n. 67/2011 ha confermato l'interpretazione del decreto del 1999, tenendo fuori quindi i marittimi: ecco perché - ha spiegato - ci troviamo nella situazione attuale».
Tomei ha sottolineato la necessità di «rimediare a quello che riteniamo essere un errore» e - ha aggiunto - «ci stiamo battendo e ci batteremo per questo fino a che non lo avremo raggiunto». «Questa situazione - ha rilevato - non solo danneggia noi come categoria, ma ha anche una serie di conseguenze negative su molti altri aspetti, a cominciare dalla sicurezza della navigazione e dalla tutela ambientale».
In Italia sono 30mila i marittimi di cui, secondo calcoli Usclac, circa 1.800 potrebbero usufruire nel 2017 dei benefici concessi a chi è compreso nelle liste dei lavori usuranti.
«Noi come Usclac-Uncdim-Smacd - ha concluso Tomei - rappresentiamo i comandanti e i direttori di macchina, vale a dire le due figure più alte in grado: in realtà però questa vicenda, e le rivendicazioni che portiamo avanti insieme a Federmanager, riguarda tutti i lavoratori che operano a bordo delle navi, dagli ufficiali all'equipaggio: insomma vogliamo tutelare tutti i colleghi che condividono orari disagiati, condizioni di lavoro pesanti, fatica (mentale e fisica), stanchezza e stress».
«La disparità di trattamento vigente tra le varie categorie di lavori usuranti - ha affermato Mario Cardoni, direttore generale Federmanager - è una tematica che andrebbe inserita a pieno titolo nel ‘pacchetto pensioni' a cui il governo sta lavorando». «La mancata inclusione dei lavoratori marittimi nella categoria dei lavori usuranti - ha proseguito - può essere considerata una “svista”, ma è una situazione che va sanata. Non si stanno chiedendo favoritismi ma il riconoscimento di un diritto: quello al lavoro in condizioni di sicurezza per una categoria di lavoratori spesso chiamati ad affrontare situazioni critiche o di emergenza».
Nel corso dell'incontro Devi Sacchetto, autore del libro “Fabbriche galleggianti”, ha illustrato le condizioni di lavoro dei marittimi: «il lavoratore del mare - ha ricordato - vive una vita separata in uno spazio segregato poiché vive 24 ore al giorno, per settimane o mesi su una nave che è un luogo di lavoro e di vita collettiva, quasi sempre tra soli maschi. I marittimi non solo rimangono operativi per tutti i giorni di imbarco, ma lavorano quasi sempre con contratti a termine che al massimo arrivano ai 12 mesi. L'attenzione alle condizioni di questa manodopera sale alla ribalta solitamente per naufragi abbandono di navi, ma il loro mestiere è tra i più pericolosi del mondo. Agli incidenti in mare e in porto si aggiungono depressione e auto-isolamento».
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