- «L'Italia è una potenza manifatturiera povera di materie prime, i cui approvvigionamenti giungono per lo più via mare, una terra in gran parte peninsulare, con molte isole e città costiere, il cui sviluppo non ci sarebbe stato in passato, e non ci sarebbe oggi, senza l'impronta delle attività marittime sulla loro realtà sociale ed economica». Lo ha sottolineato Carlo Lombardi, segretario della Federazione del Mare, organizzazione che riunisce le principali associazioni e organismi italiani del settore marittimo, intervenendo oggi al simposio “Il ruolo del mare nell'economia nazionale e la tutela degli interessi marittimi del Paese” che si è tenuto presso l'Accademia Navale di Livorno ed è stato organizzato dal CE.S.I. - Centro Studi Internazionali con il supporto della Marina Militare e il patrocinio del Comune di Livorno.
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- Lombardi ha evidenziato che oggi il cluster marittimo spende annualmente quasi 20 miliardi di euro in acquisti di beni e servizi e nel complesso, le attività industriali del cluster marittimo occupano uno spazio di rilievo nel panorama produttivo nazionale, superiore a settori consolidati come la farmaceutica o le assicurazioni.
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- Il segretario generale della Federazione del Mare ha ricordato che, secondo l'ultimo Rapporto sull'economia del mare (il V) realizzato assieme alla Fondazione Censis, il valore dei beni o servizi prodotti dalle attività marittime, il cui insieme è definito dal termine di cluster marittimo, è di 33 miliardi di euro, pari al 2% del prodotto interno lordo complessivo e al 3,5% della sua componente non statale, con una occupazione complessiva di 470mila addetti, tra diretti e indiretti.
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- Rilevando che quella italiana è anzitutto una economia di trasformazione, dove le materie prime arrivano da fuori, per lo più da altri continenti, per essere qui processate in semilavorati e prodotti finiti e quindi destinate ad altri mercati in Europa e nel mondo, Lombardi ha affermato che, «visto il peso dell'economia marittima nel nostro Paese, l'auspicio che la Federazione, che riunisce le principali organizzazioni del sistema marittimo, ribadisce è quello che le istituzioni possano in prima istanza rafforzare la Direzione Generale per la Vigilanza dei porti e trasporto marittimo e poi dare luogo ad un Ministero dedicato o un'unità specifica con poteri di coordinamento (Agenzia o Segretariato del Mare, ad esempio, eventualmente presso la Presidenza del Consiglio), in modo che una catena di comando ben integrata porti ad una maggior efficacia nell'adozione politica e nell'attuazione legislativa e amministrativa delle decisioni in campo marittimo, e sia in grado di farlo in tempi conformi agli standard europei e internazionali, caratteristici di questo mondo».
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