- I pro e contro della realizzazione della Tav Torino-Lione, quale tratta ferroviaria del Corridoio TEN-T da Lisbona a Kiev, sono stati al centro di un di Trieste. In particolare, ieri sono stati esaminate le possibili conseguenze per l'economia del Friuli Venezia Giulia e per il porto di Trieste legate alla realizzazione dell'opera.
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- «Il porto di Trieste - ha commentato il senatore Stefano Patuanelli, capogruppo del Movimento 5 Stelle, in collegamento telefonico da Roma - dimostra come non sia sempre necessaria una nuova infrastruttura per aumentare i traffici. Sono settimane che faccio interviste con tema unico la Torino-Lione. Se vogliamo pensare che quello è l'unico problema del Paese - ha rilevato il senatore - va bene, ma non credo che stiamo rappresentando la realtà».
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- Per il primo dei relatori, Danilo Stevanato, consigliere dell'Agenzia Imprenditoriale Operatori Marittimi di Trieste, che ha esposto una nuova analisi costi-benefici sull'opera che partiva da quanto già eseguito a livello ministeriale, ha affermato che, introducendo nuovi parametri, è stata dimostrata la convenienza dell'opera sia a 50 che a 30 anni dalla sua ipotetica conclusione.
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- Dopo aver evidenziato come il 40% circa del traffico su gomma che attraversa le Alpi passi dal Friuli Venezia Giulia, Lodovico Sonego, già senatore e assessore regionale del FVG, ha spiegato come non siano in contrapposizione gli interventi di upgrading sulle linee storiche e la realizzazione delle tratte ad Alta capacità delle quali fa parte la Torino-Lione: «la Tav - ha specificato - ci serve. Il conflitto reale è quello tra servizi con velocità diverse».
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- Della stessa opinione, in merito alla necessità dell'opera, il professor Giovanni Longo, docente di Trasporti ferroviari all'Università di Trieste. «Sulla Torino-Lione - ha ricordato - si parla di una velocità di servizio di 200-220 chilometri all'ora. Si tratta in sostanza di costruire linee ferroviarie moderne. Questo concetto contribuirebbe anche a smussare quelle che sono contrapposizioni che vengono agitate nella ricerca del consenso politico».
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- Di differente avviso il professor Sergio Bologna, storico, analista politico e pubblicista nonché presidente dell'Aiom (Agenzia Imprenditoriale Operatori Marittimi) Trieste, che ritiene la nuova tratta da Lione a Torino un'opera non prioritaria. «Quando parliamo di treni merci - ha osservato - dobbiamo toglierci dalla testa l'idea di alta velocità. Se un treno merci va a 160 chilometri all'ora, è già un rischio». Secondo Bologna, l'attuale polemica serve a non discutere dei problemi veri del Paese e così facendo si gioca una partita politica dove il trasporto non c'entra nulla.
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- Concludendo l'incontro il presidente del Propeller Club di Trieste, Fabrizio Zerbini, ha evidenziato che «l'Italia deve scegliere di non isolare se stessa e di non isolare Trieste, ciò che avverrebbe - ha precisato - se il Corridoio Lisbona-Kiev dovesse passare a Nord delle Alpi».
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