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Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti hanno indetto per il 23 maggio uno sciopero di 24 ore nei porti italiani
Lo scopo è di denunciare la fase di stallo in cui è finita la trattativa per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dei Porti
8 maggio 2019
Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti hanno indetto per il prossimo 23 maggio uno sciopero nazionale di 24 ore nei porti italiani, astensione dal lavoro che riguarderà tutti i lavoratori degli Organici Porto e comunque tutti i dipendenti delle imprese ex art. 16/17/18 della legge 28 gennaio 1994 n. 84 e dei dipendenti delle AdSP e che ha lo scopo di denunciare la fase di stallo in cui è finita la trattativa per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dei Porti.
Le tre organizzazioni sindacali hanno sottolineato che il Ccnl «ha un ruolo fondamentale in termini di equità sociale e per ciò che attiene la sostenibilità e capacità competitiva del settore, in armonia con le altre previsioni contenute dall'ordinamento giuridico nazionale, rappresenta un valore insostituibile di regolazione. La validità dell'intuizione delle parti stipulanti di dotare la riforma portuale del 1994 di un Ccnl unico di settore - hanno osservato Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti - ha trovato le risposte positive nel lungo periodo di stabilità sociale, economica e sviluppo che conseguentemente si è realizzata. Periodo che si è allungato fino ai giorni nostri certificando una, seppur lenta, costante crescita di volumi delle merci movimentate nei porti italiani riportandole sui valori ante-crisi 2007».
«Oggi, rispetto all'impostazione tradizionale del termalismo portuale conosciuto - hanno rilevato le segreterie nazionali di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti - il “mutamento genetico” in atto, attraverso l'ampia partecipazione delle compagnie di navigazione e di fondi finanziari nelle mappe degli assetti societari in molti porti italiani, fa registrare un deciso condizionamento anche sul tavolo contrattuale. Una strategia che ci appare chiara, rivolta a ricavare tagli di costi lungo le filiere di trasporto a spese dei lavoratori dei porti e delle condizioni di lavoro e di sicurezza. Il tutto - hanno sottolineato i sindacati - ratificato dal “silenzio assenso” del governo e del ministero competente che, oltre ad eludere ogni richiesta di confronto delle organizzazioni sindacali, sembra perseguire obiettivi disarticolati e dettati più da una strategia rivolta a destrutturare il sistema di regole in essere».
«Vengono trascurati, di fatto - hanno proseguito Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti - i molti problemi che vanno periodicamente ad incrementarsi a causa di una gestione contraria alla logica di sistema Paese, quindi contraria a perseguire l'interesse generale, adottata da molti presidenti di Autorità di Sistema Portuale, ancora riluttanti a svolgere il loro ruolo di garanti del funzionamento e la redditività delle infrastrutture pubbliche secondo la normativa vigente novata nel 2017. La fase di stallo in cui è finita, lo scorso 12 aprile, la trattativa per il rinnovo del Ccnl dei porti a causa delle rilevanti indisponibilità datoriali su temi quali la difesa del fattore lavoro e le sue peculiarità - hanno concluso i sindacati - assume un carattere di pesante gravità e crea un livello di preoccupazione delle scriventi molto alto e che, inevitabilmente, apre una stagione conflittuale di pari entità».
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