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Di Caterina (ALIS): no alle modifiche al Decreto Rilancio che non tutelano il diritto all'autoproduzione nei porti
I nuovi requisiti - ha denunciato - rappresenterebbero dei veri e propri ostacoli all'istituto dell'autoproduzione, soprattutto per le navi impegnate nelle Autostrade del Mare
1 luglio 2020
L'Associazione Logistica dell'Intermodalità Sostenibile (ALIS) ha denunciato che alcuni emendamenti presentati nell'iter di conversione in legge del cosiddetto Decreto Rilancio, e in particolare quello riguardante l'inserimento di un articolo 199-bis rubricato “Norme in materia di operazioni portuali”, sarebbero contrari al diritto all'autoproduzione delle operazioni portuali. «ALIS - ha spiegato il direttore generale dell'associazione, Marcello Di Caterina - esprime preoccupazione nei confronti degli emendamenti al disegno di legge di conversione del Decreto Rilancio in materia di trasporto marittimo, che di fatto modificano l'articolo 16 della legge 84/94 introducendo specifiche autorizzazioni per l'esercizio delle operazioni portuali, da effettuarsi all'arrivo o alla partenza delle navi».
«Siamo contrari all'approvazione di queste modifiche - ha precisato Di Caterina - in quanto riteniamo che non tutelino il diritto all'autoproduzione, garantito agli operatori economici dall'articolo 9 della legislazione antitrust, la legge n. 287/1990, e quindi anche agli armatori nel settore marittimo, ma, anzi, rappresentino un vero passo indietro per l'intera portualità italiana».
«L'introduzione dei nuovi requisiti contenuti nel testo dell'emendamento per il rilascio di specifiche autorizzazioni volte all'esercizio delle operazioni portuali - ha chiarito il direttore generale di ALIS - prevede in primis che si possa procedere con l'autoproduzione solo nel caso in cui nel medesimo porto non siano disponibili società autorizzate ai sensi degli articoli 16 e 17. Inoltre,le autorizzazioni oggi di durata fino a quattro anni andrebbero fornite ad ogni toccata e sarebbero da richiedere entro 10 giorni rispetto alla data di presunto arrivo nave. Infine, il canone oggi commisurato ai volumi di traffico diventerebbe molto più oneroso in quanto commisurato al numero di scali, raggiungendo il valore di 1.500 euro a scalo per le navi oltre i 100 metri».
«Appare evidente - ha sottolineato Di Caterina - che i nuovi requisiti rappresenterebbero dei veri e propri ostacoli all'istituto dell'autoproduzione, soprattutto per le navi impegnate nelle Autostrade del Mare con frequenze elevate. Tutto questo comporterebbe una profonda lesione della competitività del settore marittimo nonché l'aumento dei costi per le compagnie armatoriali, dal momento che si ritroverebbero a non poter più disporre del proprio personale e, di conseguenza, si creerebbero abusi di posizione dominante».
«ALIS, comprendendo che in un momento di grande difficoltà per l'intero Paese sarebbe opportuna e ragionevole una soluzione che eviti nuove concessioni o iniziative per l'autonomia degli operatori del settore e che quindi non comprometta la situazione esistente - ha concluso Di Caterina - auspica una riformulazione dell'intervento normativo proposto nella conversione del decreto-legge Rilancio, che risulterebbe dannoso sia sul piano organizzativo che su quello economico, provocando appunto gravi ripercussioni sui volumi dei traffici lungo le direttrici marittime, sull'occupazione nel settore e sull'utilizzo della conversione modale e delle Autostrade del Mare, modalità di trasporto promosse con convinzione non solo dalla nostra associazione, ma anche e soprattutto dall'Unione Europea».
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