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Il commissariamento dell'AdSP di Venezia e la reazione della Venezia Port Community
Azioni legali incrociate - ha denunciato l'associazione - hanno indebolito il presidente Musolino, ora commissario, e azzerato l'organo decisionale primario dell'ente
7 agosto 2020
La ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, ha nominato Pino Musolino, già presidente dell'Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale, commissario straordinario dello stesso ente per assicurare la regolare prosecuzione dell'attività dell'AdSP dopo che quattro sedute del Comitato di gestione dell'ente, convocate per l'approvazione del bilancio dell'authority, sono state dichiarate non valide per l'assenza dei componenti della Città Metropolitana di Venezia e della Regione del Veneto. Il decreto di nomina del MIT dispone contestualmente lo scioglimento del Comitato di gestione, come previsto dalla legge n. 84 del 1994, per la mancata approvazione del bilancio consuntivo dell'esercizio finanziario 2019 entro il termine previsto.
Commentando la decisione della ministro, la Venezia Port Community, rappresentanza degli operatori del porto di Venezia, ha denunciato che «continua il balletto sulle sorti del porto di Venezia» e che «ormai questo balletto si è trasformato in una dance macabre». Specificando l'intenzione di non entrare nel merito della crisi istituzionale dell'Autorità di Sistema Portuale né tantomeno dei motivi e della scelta della ministro dei Trasporti di nominare commissario straordinario a questo punto l'ex presidente Pino Musolino generando un ulteriore strappo istituzionale all'interno della stessa Autorità, la Venezia Port Community ha evidenziato che tuttavia il provvedimento «entra a gamba tesa sul significato pratico di questa empasse, che sposta ulteriormente in avanti, quasi a tempo indeterminato, le scelte operative indispensabili per garantire non solo un futuro, ma anche un presente al porto. Scelte operative - ha ricordato l'associazione - che riguardano, come ormai noto a tutti, ma forse non al governo, la manutenzione dei canali, i fondali, il piano morfologico della Laguna».
«É l'ora - ha rilevato la Venezia Port Community - di affermare o forse di ribadire che è scattata per le istituzioni l'ora delle responsabilità rispetto alle quali saranno chiamate a rispondere e non solo agli imprenditori e ai lavoratori del porto. E ciò significa da subito comprendere di quali poteri possa disporre il commissario e quali confini circoscrivano la cosiddetta ordinaria gestione».
«Ci troviamo - ha osservato Alessandro Santi, coordinatore della Venezia Port Community - a confrontarci con una macchina amministrativa, quella della dell'Autorità di Sistema Portuale, non solo in stallo ma ormai dilaniata da lotte intestine che ne minano l'attività non solo straordinaria ma anche ordinaria quale gli escavi, il lavoro portuale e le concessioni. Azioni legali incrociate hanno indebolito il presidente ora commissario e azzerato l'organo decisionale primario della AdSP (il Comitato di gestione) mettendo il porto in una situazione di debolezza sia interna (nessuna decisione viene presa o azione intrapresa) che esterna laddove gli oppositori del porto trovano terreno fertile nel contestare e metterne in stallo tutte le attività. Per non parlare degli effetti del cosiddetto Decreto Semplificazioni che in porto sta generando ulteriori complicazioni e complessità di vario genere. Ora - ha sottolineato Santi - è il momento di usare il massimo pragmatismo e lavorare tutti insieme affinché i problemi siano affrontati e risolti e ciò passa anche attraverso la possibilità concreta del commissario di affrontare queste tematiche, ivi comprese quelle relative alla ripresa del mercato crocieristico».
Secondo la Venezia Port Community, «ad aggravare ulteriormente la crisi ormai strutturale del porto contribuisce una campagna elettorale che inevitabilmente trasforma in slogan necessità che sono cogenti, lasciando campo aperto a chi ormai da anni demonizza il porto, chiudendolo in una morsa fra negazione del diritto al lavoro e mancato rispetto di norme vigenti. Ventimila posti di lavoro - ha denunciato ancora la Venezia Port Community - sono oggi in discussione e a rischio, 20.000 famiglie che si preparano a scaricare la loro rabbia nelle urne elettorali e che sopportano sempre meno la licenza incondizionata a proporre la verità del non lavoro e della decrescita felice a chi evidentemente non ha il problema di portare a casa uno stipendio a fine mese».
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