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Duci: dal conflitto commerciale tra gli USA e la Cina può trarne beneficio la portualità italiana
Quasi messianico il presidente di Federagenti: «ancora una volta la storia sembra assegnare ai porti italiani, non per meriti ma per destino, grandi opportunità»
16 ottobre 2020
Dal conflitto commerciale tra gli USA e la Cina può trarne beneficio la portualità italiana. Lo sostiene il presidente della federazione degli agenti marittimi italiani, Gian Enzo Duci, che ritiene addirittura che questa “guerra dei dazi” possa rappresentare per i porti italiani «la seconda grande chance dal dopoguerra a oggi». «Non lasciamoci accecare dall'emergenza e dalle negatività - ha esortato Duci - per i porti italiani, catapultati nuovamente sulla linea di confine fra due mondi, si ripropone un'occasione storica di sviluppo di traffici e di centralità nell'interscambio mondiale», occasione - secondo il presidente di Federagenti - analoga a quella di cui si è giovata l'Italia nell'immediato dopoguerra quando si è trovata esattamente sulla frontiera fra il blocco occidentale e il blocco comunista.
«Oggi - ha affermato Duci - la linea di confine tra la sfera d'influenza statunitense e quella cinese sembra transitare sul nostro Paese dove su 5G e porti si colloca l'epicentro di un confronto particolarmente aspro, ma foriero per l'Italia di grandi opportunità di investimento e di crescita. L'attenzione che gli Stati Uniti, anche attraverso le ripetute missioni del segretario di Stato, Mike Pompeo, e gli interventi reiterati dell'ambasciata e del consolato di Milano in vari scali strategici - ha rilevato - stanno dimostrando quanta importanza l'alleato atlantico riponga sul controllo della portualità italiana. D'altro lato, gli investimenti cinesi (già fatti o ipotizzati) a Savona, Trieste e a Taranto, all'interno, ma anche al di fuori della Belt & Road Initiative, sono un dato di fatto ormai arcinoto».
«È in un momento come questo - ha proseguito Duci - che l'Italia può trasformare questo faccia a faccia in opportunità economiche e commerciali straordinarie, ovviamente a condizione di tenere il timone in mano e di trarre vantaggi da una posizione tornata a essere centrale in Mediterraneo e strategica».
Ma - per Duci - opportunità potrebbero arrivare anche dal Vicino e Medio Oriente: «il recente incontro fra una delegazione libanese e una israeliana a Beirut - ha spiegato Duci - sta facendo intravvedere l'avvio di un processo che potrebbe avere effetti straordinari: superate le divergenze politico-religiose, la combinazione della potenza finanziaria dei Paesi arabi del Golfo e delle competenze tecnologico/organizzative di Israele potrebbero dar luogo a un maxi polo economico, energetico e di high-tech che, estendendosi sino ai confini sud della Turchia, potrebbe essere il prossimo gigante dell'economia mondiale. Questo blocco è destinato, anche solo in tema di ricostruzione di interi Paesi a generare un eccezionale patrimonio di opportunità per chi sarà meglio collocato strategicamente, industrialmente e logisticamente. Verrebbe quasi da dire - ha concluso (verrebbe proprio da dire) messianicamente il presidente di Federagenti - che ancora una volta, la storia sembri assegnare ai porti italiani, non per meriti ma per destino, grandi opportunità che sarebbe folle non cogliere».
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