Stamani, su delega della Procura della Repubblica di Trani, i
finanzieri della Compagnia di Molfetta, coadiuvati da altro
personale del I Gruppo Bari, con l'ausilio del Reparto Operativo
Aeronavale di Bari, hanno dato esecuzione, nelle province di Bari e
Barletta-Andria-Trani, ad un'ordinanza applicativa di misure
cautelari, personali e reali, emessa dal giudice per le indagini
preliminari presso il Tribunale di Trani, che sono state disposte
nei confronti del rappresentante legale della società
fornitrice di materiale lapideo per i lavori di “messa in
sicurezza” del nuovo porto commerciale di Molfetta sottoposto
agli arresti domiciliari, del direttore operativo dell'ufficio della
direzione dei lavori e di un dirigente dell'ente locale responsabile
del procedimento, per i quali è scattata la sospensione
dall'esercizio di pubblici uffici e servizi unitamente al divieto
temporaneo di esercitare l'attività professionale per il
tempo massimo consentito dalla legge. Con l'ordinanza, inoltre, è
stato disposto nei confronti di due società (fornitrice e
subappaltatrice del materiale lapideo) e del rappresentane legale di
una di esse il sequestro, funzionale alla confisca, del profitto dei
reati contestati, quantificato complessivamente in 250mila euro,
eseguito su beni e disponibilità finanziarie. Inoltre il Gip
ha disposto il sequestro impeditivo delle aziende e delle quote
societarie delle due società il cui attivo patrimoniale
complessivo è stato stimato in circa 10 milioni di euro.
Il provvedimento odierno segue una complessa ed articolata
indagine di polizia giudiziaria effettuata dalla Compagnia di
Molfetta e avviata nell'ottobre del 2021 attraverso l'esecuzione di
appostamenti, pedinamenti, intercettazioni telefoniche,
l'installazione di numerose telecamere e l'analisi della copiosa
documentazione acquisita presso il cantiere nel febbraio 2022.
L'inchiesta ha messo in luce un collaudato sistema di frode
nell'ambito dell'opera di completamento del molo di sopraflutto per
proteggere il bacino portuale, consistente nella posa di più
strati in blocchi, naturali o artificiali. I materiali richiesti
dovevano essere chimicamente inalterabili e meccanicamente
resistenti, compatti e con un elevato peso specifico, come
desumibile dal capitolato speciale di appalto, ed era prevista la
fornitura e posa in opera di circa 106 tonnellate di materiale da
cava, dei quali circa il 60% costituito da tout venant necessario
per la costruzione del nucleo e il restante 40% da massi in
scogliera. È stato accertato che, anziché fornire il
materiale previsto dal capitolato, è stato utilizzato, anche
attraverso l'ausilio di documenti di trasporto falsi, materiale
riveniente da scavi eseguiti su terreni privati, materiale vegetale
nonché materiale di dubbia provenienza, incluso materiale
qualificato nella ordinanza cautelare come rifiuto speciale. Il
materiale illecitamente impiegato sarebbe pari a circa 40mila
tonnellate.