I finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, con il
supporto operativo del Servizio Centrale di Investigazione sulla
Criminalità Organizzata e con la collaborazione di Europol e
della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, hanno dato
esecuzione ad un provvedimento che dispone la custodia cautelare in
carcere nei confronti di due funzionari dell'Agenzia delle Dogane e
dei Monopoli in servizio presso l'Ufficio delle Dogane di Gioia
Tauro e gli arresti domiciliari nei confronti di una dipendente di
una società di spedizione che sarebbero coinvolti in un
traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravato dalla
finalità di agevolare la 'ndrangheta. Le misure sono state
disposte dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale
di Reggio Calabria, su richiesta della locale Procura della
Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia.
Sono complessivamente sette i soggetti indagati dalla DDA
reggina, tra i quali figura anche un terzo funzionario doganale già
tratto in arresto nel corso di una distinta e convergente operazione
svolta ad ottobre 2022 dallo stesso reparto.
La Guardia di Finanzia ha spiegato che i funzionari avrebbero
fatto parte di un sodalizio criminale, ora disarticolato, costituito
dal responsabile di una ditta di spedizioni, da portuali e dai
referenti delle principali cosche di 'ndrangheta operanti nell'area
della “piana di Gioia Tauro”. I doganieri in servizio in
punti nevralgici del dispositivo di controllo, quali il controllo
scanner e quello visivo mediante apertura dei container, avrebbero
consentito l'uscita dal porto di ingentissimi quantitativi di
cocaina mediante l'alterazione degli esiti delle ispezioni o
l'omessa rilevazione di anomalie nei carichi controllati.
Tra i documenti rinvenuti dai finanzieri figurano anche precise
istruzioni, fornite dai funzionari doganali, su come i narcos
sudamericani avrebbero dovuto collocare i panetti di cocaina
all'interno dei carichi di copertura, al fine di ridurre
sensibilmente la possibilità che questi venissero individuati
nel corso degli ordinari controlli. Laddove il carico fosse stato
comunque scoperto, gli stessi doganieri avrebbero provveduto a
fornire all'organizzazione i relativi verbali di sequestro al fine
di giustificare la perdita del narcotico, evitando in tal modo il
pagamento di quanto pattuito. Inoltre, uno dei funzionari doganali
si sarebbe preoccupato di avvertire i sodali in merito ad eventuali
operazioni condotte dalle Fiamme Gialle con l'intento di evitarne
l'arresto.
Le indagini, condotte anche con la collaborazione di personale
dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, hanno consentito di
ricostruire il coinvolgimento di questi addetti doganali in cinque
importazioni di stupefacente, realizzate tra giugno 2020 e ottobre
2022, per oltre tre tonnellate di cocaina, delle quali 2,7
intercettate dai finanzieri e sottoposte a sequestro.