Le associazioni italiane del settore marittimo-portuale hanno
evidenziato la necessità di «garantire al Ministero
delle Infrastrutture e dei Trasporti un ruolo centrale nelle
strategie necessarie per la messa a terra degli interventi di
sostegno alla decarbonizzazione del trasporto marittimo». In
una nota congiunta, ALIS, Ancip, Angopi, Assarmatori, Assiterminal,
Assocostieri, Assoporti, Assorimorchiatori, Confitarma, Fedepiloti,
Federagenti, Federimorchiatori e Uniport hanno spiegato che «la
bozza di decreto legislativo che andrà a recepire in Italia
la direttiva europea che ha modificato, dopo oltre vent'anni, il
sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra
nell'Unione, con l'inserimento del trasporto marittimo appunto nel
regime ETS, non tiene, ad avviso unanime delle associazioni,
adeguatamente conto della necessità di mantenere al dicastero
di Porta Pia le prerogative volte alla definizione delle politiche
marittime. Ciò anche facendo valere le profonde competenze
maturate nell'oramai ventennale attuazione delle azioni di sostegno
alle Autostrade del Mare (oltre che alla intermodalità
ferro-mare) e della recente esperienza del più importante
schema di aiuto al rinnovo delle flotte maturato in Europa».
Nella nota le associazioni denunciano l'assenza del ministero
guidato da Matteo Salvini nelle sedi in cui si discute e si decide
la ripartizione e l'assegnazione degli introiti derivanti
dall'applicazione del sistema EU ETS: «nelle audizioni
parlamentari che si sono tenute nelle scorse settimane presso la
Camera dei deputati e nei contributi scritti depositati alla Camera
e al Senato - hanno sottolineato - tutti gli stakeholder hanno
evidenziato, con preoccupazione, una sostanziale assenza del MIT al
tavolo di concertazione ove i ministeri competenti procedono
all'assegnazione delle risorse generate dall'EU ETS. Né,
ancora più allarmante, è prevista una ripartizione di
fondi a favore del MIT, ripartizione che è rimasta
semplicemente di competenza del Ministero dell'Ambiente e della
Sicurezza Energetica e del Ministero delle Imprese e del Made in
Italy».
«Come è noto - prosegue la nota - nel settore
marittimo, il regime ETS dovrebbe essere destinato a sostenere la
decarbonizzazione attraverso gli interventi di supporto al consumo
di carburanti alternativi, il sostegno al Sea Modal Shift e il
rinnovo delle flotte e degli impianti portuali. La prima area di
intervento appare ricadere nelle competenze del MASE che possiede
tutte le necessarie conoscenze tecniche. Al contrario, le restanti
azioni previste dalla norma europea soggiacciono, senza dubbio, alla
definizione di idonee politiche marittime nella filiera del
trasporto, attribuite al MIT che si avvale di indubbie competenze
maturate anche nel costante dialogo con tutti gli stakeholders.
L'assenza di un attore consapevole delle dinamiche di questo
delicato settore e la mancanza di fondi dedicati a sua disposizione
rischia di ridurre significativamente l'efficienza delle azioni
attese dal mercato e dalla società».
«In questo contesto - conclude la nota - le associazioni
auspicano che i componenti delle Commissioni permanenti 8ª, 4ª
e 5ª del Senato e VIII, XIV e V della Camera dei deputati,
chiamate a fornire al Consiglio dei ministri entro il prossimo 30
luglio il loro autorevole parere sulla bozza di decreto legislativo,
possano evidenziare al governo la necessità di emendare il
testo di tale bozza onde garantire gli strumenti necessari per far
sì che vi sia una adeguata corrispondenza fra quanto generato
in termini finanziari dal trasporto marittimo e quanto
effettivamente messo a disposizione, nel medesimo settore, in
termini di risorse necessarie per sostenere le misure previste
dall'Unione. Al netto del rischio di fallimento delle politiche di
riduzione delle emissioni, ne va della competitività del più
grande mercato europeo di Autostrade del Mare, collegamenti con le
isole e servizi di crociera».