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PORTI
USB, proseguire nella denuncia puntuale di ogni tentativo di autoproduzione non autorizzata nei porti
Necessario inoltre, spiega il sindacato, fare pressioni sulle AdSP affinché qualsiasi richiesta di autorizzazione abbia effettivamente i requisiti
Roma
22 agosto 2024
Riferendosi alla recente sentenza del Consiglio di Stato,
pubblicata lo scorso 19 luglio, in merito all'istanza nei confronti
dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale
avanzata dalla compagnia di navigazione Grandi Navi Veloci al fine
di ottenere l'autorizzazione per lo svolgimento, in autoproduzione,
delle operazioni di rizzaggio e derizzaggio di veicoli commerciali
sulle proprie navi, l'organizzazione sindacale USB Porti ha
denunciato che «sul tema dell'autoproduzione nei porti si sta
giocando, ormai da tempo, un feroce braccio di ferro tra compagnie
armatoriali e imprese e cooperative portuali» e - ha rilevato
il sindacato - «il commento alle recenti sentenze del
Consiglio di Stato, da parte dell'avvocato di GNV, è solo uno
dei tasselli di questa guerra che al momento si sta giocando più
nelle aule dei tribunali che sulle banchine. Perché, è
bene ribadirlo in premessa evitando prese di posizioni ipocrite e
strumentali, alla nostra organizzazione sindacale arrivano decine di
segnalazioni di casi di autoproduzione “non autorizzata”
in diversi porti italiani».
«I tentativi da parte delle compagnie armatoriali, nel
silenzio più o meno consapevole dei vari soggetti portuali,
di utilizzare personale marittimo per le operazioni di rizzaggio e
derizzaggio - ha evidenziato USB Porti - si susseguono ormai quasi
quotidianamente. Salerno è sicuramente il caso più
emblematico con i portuali Intempo, che hanno portato avanti la
battaglia proprio contro l'autoproduzione, “allontanati”
e lasciati senza turni, sembra, per volere dello stesso armatore. Ma
anche Palermo, Livorno, Trieste e via dicendo. Se da una parte il
quadro normativo al momento non sembra mutato, nonostante le
dichiarazioni dell'avvocato GNV, dall'altra è chiaro che è
solo una questione di tempo. Senza una reale opposizione prima di
tutto da parte dei lavoratori portuali, il rischio che alla fine
l'autoproduzione, o per meglio dire la totale e definitiva
liberalizzazione del sistema del lavoro portuale, rischia di
arrivare molto presto».
«Tutti i soggetti, cosiddetti portatori di interesse - ha
specificato USB Porti - stanno giocando la propria partita
sottotraccia e senza l'avvio di una forte mobilitazione sindacale
non è difficile pensare che, prima o poi, si giunga ad un
accordo di compromesso, magari anche attraverso modifiche normative
del governo, lasciando i lavoratori con il cerino in mano. Un
governo, in questo caso nella veste del Ministero dei Trasporti, che
non riceve da mesi le organizzazioni sindacali e nega qualsiasi
confronto. D'altra parte, è proprio l'Italia uno dei pochi
paesi Europei ad aver accettato integralmente e con entusiasmo le
direttive comunitarie in fatto di “apertura del mercato”.
Un sistema che da una parte: “non tollera l'esistenza di
posizioni dominanti o di diritti esclusivi per le operazioni
portuali” ma dall'altra ha consegnato nelle mani di 6/7
compagnie armatoriali la quasi totalità dei traffici a
livello mondiale».
«Siamo convinti - ha concluso l'organizzazione sindacale -
che si debba, nell'immediato, proseguire nella denuncia puntuale di
ogni tentativo di autoproduzione non autorizzata così come è
stato fatto, ad esempio a Salerno con un esposto direttamente alla
Procura della Repubblica. Occorrerà poi fare pressioni sulle
AdSP, affinché qualsiasi eventuale richiesta di
autorizzazione abbia effettivamente i requisiti; questi, al momento,
restano quelli di sempre e cioè l'assenza, all'interno del
singolo porto, di società o cooperative portuali art 17 comma
2 o comma 5 che possano svolgere le operazioni portuali e il
rispetto tassativo della legge 585 all'art 8, cioè che le
compagnie armatoriali utilizzino personale esclusivamente adibito
alle operazioni portuali. Ma, più in generale, serve una
presa di coscienza da parte dei lavoratori portuali rispetto agli
enormi rischi che si materializzeranno nei prossimi mesi e anni.
Siamo noi che dobbiamo tornare ad essere protagonisti».
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