ASSEMBLEA ANNUALE
Roma, 16 giugno 2000
Relazione del Presidente
Paolo Clerici
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Paolo Clerici
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Autorità, Colleghi, Signore e Signori,
Mi presento oggi con la consapevolezza che la marineria italiana
ha superato due anni estremamente critici.
La nostra flotta ha infatti corso il rischio di subire un drastico
ridimensionamento, schiacciata da un divario competitivo insostenibile
rispetto ai nostri concorrenti europei ed internazionali, dovuto
alla rigidità del Sistema Italia contrapposta alla pressoché
totale libertà operativa di cui godono le principali flotte
concorrenti.
Nei nostri studi del 1998 e del 1999 sulla competitività
delle flotte europee, avevamo indicato il 2005, come probabile
data di scomparsa della flotta di bandiera italiana adibita al
traffico internazionale, ed avevamo previsto che, anche per il
cabotaggio, la liberalizzazione del 1999 avrebbe reso palese il
forte divario dei costi che penalizza la bandiera italiana.
Due eventi fondamentali, la creazione del Registro Internazionale
nel 1998 e l'estensione di alcune delle sue disposizioni al cabotaggio
nel 1999, mi permettono oggi di rivolgermi a questa Assemblea
con uno spirito diverso: con la certezza che la strada finalmente
intrapresa é quella giusta.
Rispetto a qualche anno fa, abbiamo fatto degli importanti passi
avanti.
Diamo atto che ciò è dovuto ad una decisiva azione
del Governo, che ha dimostrato un rinnovato interesse per il nostro
settore.
Diamo atto ai Parlamentari della maggioranza e dell'opposizione
di aver avallato questa iniziativa del Governo, in una visione
non di parte, ma attenta alle esigenze del Paese.
La Confitarma auspica che questo nuovo livello di comprensione
dei problemi marittimi possa esplicare i suoi effetti anche in
futuro.
In questo scenario, se ci soffermiamo poi a guardare lo stato
delle relazioni industriali nei trasporti, troviamo un quadro
di frammentazione delle rappresentanze, e un alto livello di conflittualità.
Il settore marittimo rappresenta un'eccezione alla regola.
Questo ci ha permesso negli ultimi anni, sia pur nel rispetto
dei rispettivi ruoli ed interessi, e non senza disaccordi, talvolta
anche importanti, di impostare una politica di sviluppo del settore.
Credo che Sindacato e Confitarma, considerando i risultati raggiunti
sia dal punto di vista della flotta sia da quello dell'occupazione,
possano essere soddisfatti dei risultati fino ad oggi ottenuti,
purché ci sia la consapevolezza che non possiamo fermarci
a metà strada.
La marineria italiana é una realtà importante per
il Paese, e sta dando nuovi segni di vitalità.
Il quadro di evoluzione europeo impone però, a noi aziende,
al Governo e al sindacato, scelte rapide e coerenti.
Il mio augurio è che, anche in futuro, potremo trovare
la formula giusta per proseguire il percorso insieme.
L'armamento italiano ha dimostrato che, se messo nelle condizioni
di operare ad armi pari con la concorrenza, ha tradizioni, conoscenze
e volontà di intraprendere per essere vincente.
Dobbiamo però essere determinati e tempestivi nello spingerci
avanti per la strada intrapresa: il gap delle condizioni
operative della flotta italiana, rispetto ai sistemi più
competitivi, va colmato con soluzioni che taglino alla radice
determinati vincoli, più che attraverso interventi compensativi,
apprezzabilissimi, ma che non possono che essere limitati alla
transizione in atto.
D'altra parte, i nostri concorrenti si sono ulteriormente rafforzati
e la base sulla quale costruire il rilancio della marineria italiana
è ancora troppo fragile.
Nel nostro Paese, ove le imprese sopportano spesso rigidità
e costi superiori alla concorrenza, la crescente pressione competitiva
è forte motivo di preoccupazione e può, talvolta,
determinare tentazioni antistoriche di neo-protezionismo.
La Confitarma, invece, ritiene che la strada da seguire sia quella
del mercato, della liberalizzazione e della concorrenza.
Solo così l'armamento italiano potrà cogliere le
molte opportunità conseguenti alla globalizzazione, ben
più grandi dei rischi che essa comporta.
LA CRESCITA DELLA DOMANDA DI TRASPORTO. UNA SFIDA E UN'OPPORTUNITA'
Mai come in questi ultimi tempi si è tanto parlato di trasporto,
e di trasporto marittimo in particolare.
Non è casuale, ma è conseguenza della forte influenza
sul sistema produttivo di alcuni macro fattori: globalizzazione,
Europa senza frontiere, obiettivi di Kyoto, sviluppo della net-economy.
La delocalizzazione di produzioni a più basso valore aggiunto
e più alto contenuto di mano d'opera verso Paesi terzi,
e il sempre maggior utilizzo del just in time, stanno modificando
profondamente la domanda di logistica, soprattutto sul fronte
della qualità e dell'affidabilità.
I vincoli che gli Stati si sono dati a Kyoto, riguardo alle emissioni
nell'atmosfera, imporranno sempre più il ricorso a sistemi
di trasporto sostenibili sotto il profilo ambientale.
Ne va della competitività delle imprese, ma soprattutto
della qualità della vita di tutti noi. Credo che nessuno
voglia vivere in una Italia trasformata in un'unica grande autostrada.
La domanda di logistica è in forte crescita.
In Italia, secondo l'OCSE, il PIL crescerà tra il 2,5%
e il 3% l'anno.
Sulla base dell'esperienza del decennio appena concluso, si può
stimare una crescita annua della domanda di trasporto tra il
5% e il 7% Ä; questo senza tener conto del traffico internazionale.
Il nostro sistema-paese si presenta a queste sfide con una rete
infrastrutturale e un quadro normativo particolarmente deboli,
che frenano il processo di inserimento delle imprese nei nuovi
scenari di sviluppo.
Per contro, il trasporto marittimo ha tutte le carte in regola
per rafforzare il sistema logistico italiano: ha l'impatto ambientale
e infrastrutturale più basso, è il più sicuro,
può essere estremamente vantaggioso economicamente.
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NECESSITA' DI UNA NUOVA POLITICA MARITTIMA
Che il trasporto e la logistica siano oramai riconosciuti come
fattori critici di successo dalle imprese è un dato di
fatto.
Tutti i relatori, alla recente Conferenza del CNEL sulle reti,
hanno messo in evidenza il ruolo della logistica e la sua importanza
per lo sviluppo delle imprese, appartengano esse alla old o
new economy.
Un discorso analogo vale per il trasporto di passeggeri, in cui
sono sempre più importanti i movimenti determinati dal
turismo.
Le aziende si insediano privilegiando aree servite da un sistema
logistico efficiente.
Se il nostro sistema logistico non riuscirà a rispondere
alle necessità delle imprese, esse si troveranno costrette
a trasferirsi verso aree più favorevoli.
La risposta alle crescenti necessità di trasporto può
venire solo da una politica che operi scelte chiare, indirizzate
a favorire la crescita di aziende di trasporto sempre più
competitive.
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IL RUOLO DI CONFINDUSTRIA
Sono particolarmente lieto che oggi sia qui con noi Antonio D'Amato,
ed è per l'armamento italiano l'occasione di fargli due
auguri.
Il primo augurio è che la sua sia una Presidenza di successo,
nel corso della quale Confindustria riesca a spingere l'Italia
nella direzione díessere, come egli ha detto nel suo discorso
di insediamento, un "Paese normale": un Paese nel quale
le aziende possano operare alle stesse condizioni degli altri
paesi europei. E sono certo che, se avrà l'aiuto di tutti
noi, il suo sarà una mandato sicuramente difficile ma pieno
di soddisfazioni.
Per riuscire in questa missione bisogna però che anche
Confindustria si rinnovi all'interno e all'esterno, che rafforzi
la sua capacità di lobby a Bruxelles e nelle regioni,
dove la sua azione necessita di maggiore incisività.
In Italia, come in tutti i paesi avanzati, la creazione di nuovi
business e la crescente terziarizzazione sta mutando la
definizione stessa di industria.
Oggi i servizi sono al tempo stesso una costola dell'industria
manifatturiera e un'industria in sè. E' quindi necessario
che Confindustria includa nella propria politica industriale questo
settore, in quanto non è pensabile sperare di accelerare
la crescita della produzione senza un parallelo sviluppo dei servizi.
Antonio D'Amato sa quanto io personalmente creda in questa strategia,
e non posso che riconfermare che Confitarma sarà al suo
fianco, quando intraprenderà questo difficile, ma indispensabile,
percorso di riforma.
Noi, che abbiamo deciso di fare di Confindustria la nostra casa,
sentiamo la necessità che essa rafforzi le proprie competenze
e la propria azione anche in questo importante settore, dove altri
sistemi di rappresentanza sono già attivamente all'opera.
Il secondo augurio, è quello di buon compleanno.
Grazie per aver voluto passare con noi una parte di questa giornata.
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LA CONGIUNTURA E I MERCATI MARITTIMI MONDIALI
Per le economie mondiali il 1999 è stato un anno positivo.
Il Far East, dopo il forte arretramento del '98, ha ripreso
a crescere a tassi elevati. Il Giappone, evitata la fase di depressione
asiatica, sta crescendo, anche se a ritmi ancora modesti. Negli
Stati Uniti la crescita è stata estremamente sostenuta,
e i segnali sono che nel 2000 dovrebbe superare il 4,5%. Anche
l'America Latina ha registrato performance superiori alle
previsioni. Per l'Europa la crescita è stata positiva,
e si registrano segnali di accelerazione per l'anno in corso.
L'economia mondiale crescerà nel 2000 di oltre il 4%; l'aumento
del commercio di beni e servizi è previsto raggiungere
l'8%.
Nonostante questa ripresa, il volume dei traffici marittimi nel
1999 ha visto un incremento ridotto (solo lo 0,8%). Il totale
delle merci trasportate via mare è stato di 5.100 milioni
di tonnellate.
La flotta mondiale è cresciuta invece in misura più
pronunciata, precisamente del 2,2%, ed ha raggiunto i 544 milioni
di tonnellate di stazza e 778 milioni di tonnellate di portata.
Da notare che prosegue il processo di internazionalizzazione della
flotta mondiale, di cui ormai il 64% batte una bandiera diversa
da quella di nazionalità del proprietario.
Delle merci trasportate per mare, il 38% è rappresentato
dal petrolio e suoi derivati, il 23% da materie prime secche,
il 24% da merci a più alto valore aggiunto.
Nel complesso, tutte le merci hanno registrato bassi tassi di
crescita; l'unico settore che fa eccezione è quello del
trasporto marittimo di container, che continua a registrare
aumenti costanti. E' una tendenza che si rafforzerà e che
potrebbe portare ad un raddoppio di tali traffici nei prossimi
dieci anni.
Nel corso del 1999, il mercato dei noli ha registrato un andamento
poco soddisfacente, sia per il trasporto di carichi liquidi sia
per quello dei carichi secchi e dei container.
Nello stesso periodo, il valore delle navi nuove adibite al trasporto
merci ha registrato una flessione rispetto ai valori dell'anno
precedente, anche in relazione alla forte concorrenza della produzione
cantieristica asiatica. Parziali recuperi di valore per le unità
adibite al trasporto di carichi secchi si sono registrati a partire
dalla fine dello scorso anno, con una accentuazione nei primi
mesi del 2000, che ha interessato in modo sostenuto le navi cisterna.
Per il trasporto dei passeggeri, nel 1999 la crescita è
stata invece pronunciata, soprattutto nella navigazione di crociera.
I crocieristi europei sono aumentati a ritmi molto superiori alla
media mondiale, e il Mediterraneo si è confermato come
seconda grande area di questo mercato.
Nonostante gli effetti negativi determinati dalla guerra nel Kosovo,
120 unità da crociera hanno toccato i vari porti del bacino
del Mediterraneo, 30% in più rispetto al 1998.
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LA MARINERIA ITALIANA
La flotta mercantile italiana, dopo anni di sostanziale stagnazione,
nel 1999 è cresciuta, del 10% in termini di stazza e del
4% in termini di numero delle navi.
Oggi la flotta italiana è pari a circa 1.400 navi, per
9.600.000 di tonnellate di stazza lorda.
Ciò ha consentito il recupero di due posizioni nella graduatoria
delle principali flotte mondiali, anche se la flotta italiana
non sale oltre il 15° posto.
Si è invece ridotto il naviglio che ha dismesso temporaneamente
la bandiera, che a fine 1999 rappresenta solo il 12% del tonnellaggio
complessivo, quota legata all'esistenza di uno specifico mercato.
Anche quest'anno, come negli anni scorsi, è aumentata la
quota di flotta italiana facente capo all'armamento privato, che
è ormai passata dal 91% al 93% del totale.
La flotta italiana si conferma anche nel 1999 come una flotta
giovane e specializzata: metà del naviglio è di
età inferiore a 10 anni ed un quarto risulta inferiore
a 5 anni.
L'ingente programma di investimenti dell'ultimo decennio, a fine
anno, comprende la costruzione di circa 690 nuove navi in cantieri
italiani e comunitari, con un impegno finanziario di circa 17.000
miliardi di lire. A queste si aggiungono oltre 90 navi, ordinate
nei cantieri esteri, per un investimento globale di oltre 4.500
miliardi di lire.
Si conferma, inoltre, la forte proiezione marittima del commercio
estero italiano, con un volume complessivo delle transazioni internazionali
relative al trasporto marittimo che si attesta sui 18.600 miliardi
di lire, a fronte di 22.700 miliardi per l'insieme degli altri
sistemi di trasporto.
Anche nel trasporto interno, il mare ha confermato di essere la
seconda modalità di trasporto delle merci.
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LA POLITICA MARITTIMA: CONSUNTIVO 1999
Nel corso del 1999, la politica marittima italiana ha registrato
nuovi progressi.
Registro internazionale: al fine di dare maggiore efficacia alla
legge n.30 del 1998, istitutiva del Registro internazionale, sono
state disposte alcune correzioni ed integrazioni alla sua disciplina,
rendendo interessante l'iscrizione anche per le navi da crociera.
Cabotaggio: con la legge approvata alla fine dell'anno, sono
state introdotte nuove normative, limitatamente al triennio 1999-2001,
per le navi che forniscono servizi di navigazione in cabotaggio
tra porti nazionali. Tali normative non sono comunque ancora in
linea con quanto già adottato, o in corso di adozione,
da altri registri europei concorrenti.
Risorse umane: con la stessa legge del 1999, sono stati confermati
e ampliati alcuni incentivi per la formazione della gente di mare,
in particolare riferiti ai corsi resi obbligatori dalle convenzioni
internazionali.
Costruzioni navali: è stato approvato nel 1999 un quadro
complessivo di riferimento degli interventi dello Stato nell'industria
cantieristica, che ha reso l'Italia conforme a quanto previsto
in sede europea. Ovviamente, data la creazione dell'Euro, con
il conseguente ribasso dei tassi di interesse, in tale quadro
non rientrano più le agevolazioni finanziarie per gli armatori.
Relazioni industriali: è stato concluso nell'agosto 1999
il nuovo contratto nazionale, che contiene sia alcuni elementi
di flessibilità normativa sia strumenti di conoscenza e
di governo del mercato del lavoro, nella consapevolezza che forti
mutamenti si sono verificati negli ultimi anni.
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LA POLITICA MARITTIMA DELL'UNIONE EUROPEA: INDIRIZZI ED EFFETTI
CONCRETI SULLE POLITICHE DEGLI STATI MEMBRI.
Se è vero che, per quanto riguarda la sicurezza ed il
lavoro, la normativa marittima nasce soprattutto da organismi
internazionali quali IMO e ILO, per quanto riguarda la politica
marittima e la concorrenza, le iniziative comunitarie hanno spesso
una forte rilevanza sul mercato e sulla operatività delle
imprese di navigazione.
Le due comunicazioni della Commissione europea del 1996, "Verso
una Nuova Strategia Marittima" e "Disegnare il Futuro
dell'Europa Marittima", hanno preso atto della perdita di
competitività delle flotte europee ed indicato la strada
per frenare il drammatico esodo di naviglio europeo verso altri
paesi.
Le linee guida per il settore marittimo, pubblicate dalla Commissione
nel 1997, hanno fornito agli Stati membri l'opportunità
di utilizzare strumenti per incoraggiare la registrazione di naviglio
negli Stati dell'Unione europea e incentivare l'occupazione.
Gli orientamenti europei di politica marittima hanno una influenza
diretta sul livello di competitività delle marinerie. Per
questo voglio ricordarli.
1. - Cabotaggio: prevalenza in Europa dei secondi registri
Nel Nord Europa la distinzione operativa tra cabotaggio e navigazione
internazionale non è mai esistita. Le navi iscritte ai
registri internazionali operano su tutte le rotte. Dopo la liberalizzazione
del cabotaggio con le isole, dal 1° gennaio 1999 lo stesso
trend è arrivato anche nel Mediterraneo. Infatti,
sia la Spagna che il Portogallo hanno aperto il proprio cabotaggio
alle navi iscritte nei loro registri internazionali. Questo di
fatto concede alle loro flotte cabotiere le condizioni operative
della navigazione internazionale, sia nel proprio mercato sia
nei mercati degli altri Stati membri.
Inoltre, l'armamento greco, che ha sempre operato alle condizioni
di registro-bis, ha recentemente intrapreso delle importanti
iniziative di rafforzamento, quali:
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acquisizioni e fusioni per crescere di dimensione, ottenendo
migliori economie di scala e aumentando le capacità di
investimento;
reperimento di risorse finanziarie fresche sul mercato dei capitali,
attraverso la quotazione in Borsa;
ingenti investimenti in nuove costruzioni di navi dell'ultima
generazione.
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A chi ha ancora dubbi sull'interesse dell'armamento ellenico per
il nostro Paese, io rispondo che l'Adriatico è già
di fatto in mano alle loro flotte, nonostante la presenza di una
compagnia di Stato fortemente sovvenzionata.
Il divario competitivo con i registri-bis è più
avvertito per il settore merci, che richiede meno strutture e
uníorganizzazione più agile. Questo ha già
causato importanti perdite di quote di mercato per il nostro
naviglio.
Ciò ad ulteriore dimostrazione che la bandiera italiana
non è ancora competitiva.
2. - Tonnage-tax
La tonnage-tax (sistema di tassazione forfetaria sul tonnellaggio)
sta diventando rapidamente lo strumento europeo di tassazione
dello shipping. Oggi essa è applicata in Norvegia,
Germania, Olanda, Grecia e Regno Unito. E' inoltre in fase di
discussione in Danimarca e Finlandia. Nel Regno Unito, in particolare,
l'applicazione della tassazione forfetaria non è legata
alla bandiera, ma è concessa a tutte le tax resident
companies . CosÏ facendo il Regno Unito intende attirare
sul proprio territorio le sedi direzionali delle società
di shipping, considerandole fattore fondamentale per lo
sviluppo dell'occupazione e dell'indotto.
3. - Aggregazioni e consolidamenti aziendali
L'aggregazione e il consolidamento a livello societario sono una
tendenza non solo europea, ma mondiale.
Sono personalmente convinto che anche l'armamento italiano debba
accelerare questo processo di trasformazione.
Molti gruppi armatoriali che fanno parte di Confitarma hanno
già in corso profonde innovazioni, sia nella loro struttura
societaria sia nel modo con cui si rivolgono al mercato dei capitali.
Questo rinnovamento deve essere portato avanti e spero possa coinvolgere
un numero sempre maggiore di aziende.
Si dovranno trovare nuove formule di aggregazione, che, superando
gli storici individualismi, ne aumentino le capacità finanziarie
e gestionali.
4. - Carenza di personale europeo sulle rotte internazionali
Uno degli aspetti di maggiore preoccupazione per l'armamento è
la crescente difficoltà nel reperire ufficiali, soprattutto
per l'imbarco su unità operanti sulle rotte transoceaniche.
Uno studio condotto da due importanti organismi internazionali,
ISF e BIMCO, ha evidenziato un deciso peggioramento nel prossimo
decennio dell'attuale mancanza di ufficiali. Si prevede che nel
2010 mancheranno all'appello 46.000 di essi. Tale difficoltà
di reperimento riguarda tutte le flotte europee, in quanto i marittimi
europei preferiscono imbarcarsi su navi operanti in cabotaggio.
Questi indirizzi di politica europea devono, secondo noi, essere
parte integrante nell'evoluzione della politica marittima italiana.
In caso contrario, una ripresa del trasferimento di naviglio e
imprese di navigazione verso altri mercati sarebbe inevitabile.
Bene farebbero il nostro Governo e la nostra Amministrazione a
seguire l'esempio di politica marittima della Grecia, che ha saputo
valorizzare lo shipping con misure, quali l'introduzione
della tonnage-tax, che hanno contribuito negli ultimi dieci
anni ad ottenere quasi il raddoppio della flotta: essa oggi ha
raggiunto i 150 milioni di tonnellate di portata.
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SVILUPPO DELLO SHORT SEA SHIPPING E PIANO GENERALE DEI TRASPORTI
La navigazione di corto raggio, sia internazionale che in cabotaggio
tra porti nazionali, presenta forti vantaggi in termini di costi
ambientali e sociali, rispetto ai sistemi di trasporto terrestre.
L'indagine, che Confitarma e il Gruppo Navi Ro-Ro dell'ECSA (l'organizzazione
europea degli armatori) hanno commissionato all'associazione Amici
della Terra nel 1999, ha confermato che i costi esterni prodotti
dalla navigazione sono notevolmente inferiori, a parità
di carico, rispetto a quelli rilevati per i sistemi di trasporto
terrestre.
Ad esempio, l'utilizzo di una nave di grandi dimensioni potrebbe
consentire per ogni viaggio il trasporto del carico di 1.800 camion
o di 900 carri ferroviari.
Tali vantaggi devono spingere il Governo ad attuare una politica
atta a sviluppare la navigazione sulle cosiddette "autostrade
del mare", progetto cui ha fatto più volte riferimento
anche il Capo dello Stato.
Inoltre, il potenziamento delle linee di navigazione nelle direttrici
nord-sud contribuirà ad accrescere il valore strategico
della nostra centralità mediterranea, crocevia delle principali
direttrici di collegamento mondiale delle merci.
Infine, l'industria armatoriale concorda con l'iniziativa della
Commissione europea, che intende presentare una proposta per alleggerire
gli oneri amministrativi dello short sea shipping, eliminando
i colli di bottiglia che rallentano lo sviluppo di questa tipologia
di trasporto marittimo, e si compiace della definitiva decisione
di includere i porti nel sistema delle reti TEN-T.
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SISTEMA PORTUALE ITALIANO
Il sistema portuale italiano ha sicuramente fatto dei passi in
avanti, ma è ancora molto indietro rispetto alla competizione
internazionale, sia come sistema infrastrutturale che dal punto
di vista normativo ed organizzativo.
Ciò in quanto i porti spesso non garantiscono una piena
operatività, dei servizi doganali e di quelli portuali
per tutto l'arco della giornata, imponendo maggiorazioni di costo,
a volte molto onerose quando tali servizi vengono richiesti nelle
fasce notturne e festive. Sarebbe opportuno intervenire affinché
queste inefficienze operative venissero eliminate.
Voglio notare che nel 1999 il traffico di merci in container
nei nostri porti, pur registrando un aumento del 4,7%, ha perso
terreno rispetto ai porti del Nord Europa, dove l'incremento è
stato dell'8%.
Eí emblematico che il totale dei traffici italiani di container
non raggiunga il movimento del solo porto di Rotterdam.
E' evidente che il sistema logistico italiano deve fare ancora
passi avanti e che anche la disciplina legislativa delle operazioni
portuali e del lavoro portuale temporaneo deve evitare la ricostituzione
di rigidità e di forme di monopolio operativo, per consentire
una maggiore liberalizzazione e flessibilità del mercato.
Al riguardo, la soluzione adottata nel disegno di legge in discussione
alla Camera dei Deputati non sembra rispondere a tale finalità.
Il Commissario europeo De Palacio ha recentemente annunciato per
l'autunno un pacchetto d'iniziative comunitarie che chiariranno
le regole per gli investimenti in impianti portuali; saranno inoltre
chiarite le regole per attribuire gli appalti di servizi portuali
(manutenzione, rimorchio, pilotaggio ecc.). Su questo ultimo aspetto,
il Commissario ha sottolineato che la fornitura dei servizi in
concessione dovrà essere non discriminante, trasparente,
proporzionale ed adeguata.
L'armamento guarda con estremo interesse a queste iniziative,
in quanto, essendo i porti i nodi di connessione obbligata del
sistema marittimo, non deve essere risparmiata alcuna iniziativa
per renderli sempre più efficienti ed economici.
In merito alla realizzazione del federalismo fiscale, richiesto
da Assoporti, che vedrebbe la devoluzione alle Autorità
Portuali del gettito delle tasse e dei diritti marittimi, nonché
di parte dei diritti doganali, mi preme sottolineare che l'armamento
al riguardo non ha pregiudiziali. E' importante però che
tale processo avvenga con trasparenza e con il pieno coinvolgimento
degli operatori del settore.
Al fine di evitare il ripetersi delle negative esperienze degli
ex-enti portuali è opportuno che ci sia un efficiente preventivo
controllo statale sulla spesa, che consenta di destinare le risorse
derivanti dal federalismo fiscale esclusivamente alla realizzazione
ed al potenziamento delle infrastrutture portuali e dei servizi
portuali, secondo un programma integrato che favorisca la specializzazione
dei vari scali ed eviti il dannoso meccanismo dei finanziamenti
a pioggia.
Inoltre, per quanto riguarda il progetto legislativo di riordino
delle tasse e dei diritti marittimi, l'armamento ritiene opportuno
proporre la riduzione degli oneri fiscali gravanti sulle navi
e sulla merce, in modo da promuovere anche con tali misure lo
sviluppo del traffico marittimo ed il conseguente riequilibrio
modale del sistema trasportistico nazionale.
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RINA
Abbiamo assistito negli ultimi mesi ad un proliferare di attacchi
al RINA.
Noi non possiamo, né vogliamo, entrare nel merito dell'incidente
dell'Erika.
Saranno le Commissioni create ad hoc a decidere se vi sia
stata negligenza o meno da parte del RINA.
Vogliamo però far notare che:
- - siamo l'unico Paese europeo ad avere "di fatto"
l'obbligo di registrare il nostro naviglio nell'Istituto di classifica
nazionale;
- - questi attacchi avvengono in un momento in cui vi è
la consapevolezza che, anche in questo settore, vi è bisogno
di razionalizzazioni e massa critica. I registri di classifica
più importanti infatti stanno attualmente discutendo di
alleanze.
E' quantomeno singolare, in questo contesto, che le critiche vengano
da alcuni registri concorrenti.
Non credo si tratti di una coincidenza.
Sono convinto che anche il RINA, come altri registri, per essere
competitivo deve trovare, attraverso delle alleanze, una sua dimensione
ottimale sul mercato mondiale.
Ci risulta che questo sia il cammino che abbia deciso di intraprendere.
Crediamo che sia interesse del nostro Paese non accettare, o comunque
contrastare, il perdurare di questi attacchi indiscriminati alle
navi classificate RINA, in quanto sono attacchi alla credibilità
della flotta italiana nel suo complesso, i cui standard sono
degni del massimo rispetto.
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SICUREZZA DELLA NAVIGAZIONE
Per quanto riguarda le iniziative legislative, la Commissione
europea ha recentemente presentato un primo pacchetto che riguarda
il rafforzamento del Port State Control e dei controlli
effettuati dagli Stati membri sulle società di classifica
autorizzate ad operare per loro conto.
Inoltre, ha presentato una più controversa iniziativa,
volta ad anticipare i termini stabiliti dalla Convenzione internazionale
MARPOL per l'utilizzo obbligatorio di navi cisterna a doppio
scafo.
Sulle prime due iniziative, che rivedono due direttive comunitarie,
l'armamento è in principio favorevole agli obiettivi, e
sta lavorando per prospettare alla Commissione gli strumenti a
nostro parere più idonei.
In particolare, per quanto riguarda il Port State Control
riteniamo fondamentale rafforzare le capacità di intervento
delle amministrazioni marittime, in modo da assicurare un controllo
reale ed uniforme in tutti i porti comunitari.
Per la revisione dei termini di dismissione delle navi a scafo
singolo, tutto l'armamento europeo è invece favorevole
ad una iniziativa a livello internazionale in sede IMO, considerando
un'iniziativa europea, in quanto regionale, potenzialmente distorsiva
della concorrenza.
L'armamento italiano è seriamente preoccupato in quanto,
in attesa di definire un quadro normativo a livello europeo ed
internazionale, il mercato ha di fatto escluso dai traffici la
maggior parte delle navi a scafo singolo che hanno più
di 15 anni.
Non sto parlando di navi sub-standard. Esse non devono
operare, in quanto rappresentano un pericolo alla sicurezza e
una concorrenza sleale per il naviglio di qualità.
Parlo invece di navi di qualità, che a tutt'oggi operano
nel rispetto di tutte le norme nazionali ed internazionali, ma
che hanno come handicap lo scafo singolo e l'età.
Per quanto riguarda lo scafo, trovo quantomeno singolare che si
sia concentrata l'attenzione dei media e dei legislatori solo
sul doppio scafo, quando invece dovrebbe essere noto a tutti che
esso ha efficacia solo in caso d'incaglio e collisione.
Nessuna delle due cause ha avuto a che fare con l'incidente dell'Erika.
Per quanto riguarda l'età, è ben nota l'incidenza
che la corretta manutenzione ha sullo stato della nave e pertanto
l'età, di per sé, non può essere un ulteriore
fattore determinante di valutazione.
Il naviglio europeo ha una percentuale importante di navi a scafo
singolo di oltre 15 anni di età. Questo È anche
la conseguenza di scelte operate dalle principali aziende noleggiatrici,
che per anni hanno seguito politiche poco lungimiranti di contenimento
dei costi del trasporto marittimo, non premiando, e quindi rendendo
non remunerativi, gli investimenti in navi nuove tecnologicamente
avanzate.
Il repentino cambiamento di scelta del naviglio e della politica
dei noli da parte dei noleggiatori, che di fatto riduce la durata
di utilizzo della nave, lascia quindi l'armamento a fronteggiare
da solo una situazione estremamente difficile.
Nel denunciare questa situazione, ci aspettiamo che si trovino
gli strumenti necessari, siano essi nazionali - sappiamo che c'è
un'iniziativa legislativa in corso - o preferibilmente europei,
per far sÏ che il mercato operi in modo più sano e
responsabile e per accelerare il rinnovo della flotta cisterniera.
Incidenti come quelli dell'Erika polarizzano l'attenzione dei
media sui rischi di inquinamento marino da idrocarburi.
Essi rappresentano quindi un'opportunità di miglioramento
del sistema, che va colta.
Mi preme tuttavia sottolineare che negli ultimi quindici anni
molti passi in avanti sono stati fatti. Dal 1983 al 1998 la quantità
di idrocarburi trasportata È quasi raddoppiata, mentre
nello stesso periodo la quantità di prodotto versata in
mare per cause incidentali si è ridotta di circa 38 volte.
Non si può peraltro ignorare che circa l'85% dell'inquinamento
marino da idrocarburi proviene da fonte terrestre, ed è
evidente che occorre operare anche in questa direzione.
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IMEPA - ITALIAN MARITIME ENVIRONMENT PROTECTION ASSOCIATION
L'incremento del trasporto marittimo in generale, ed in particolare
di quello del petrolio e suoi derivati, deve essere accompagnato
dalla creazione di un apposito organismo che si dedichi alle problematiche
dell'inquinamento marino ed alla sua prevenzione.
Confitarma ha deciso di istituire un organismo ad hoc,
come hanno già fatto con buoni risultati altri importanti
paesi marittimi (Grecia, Australia, Cipro, Filippine, Uruguay,
Turchia).
Ai fini del più ampio successo dell'iniziativa, contiamo
di ottenere il supporto del Ministro dell'ambiente e di tutti
gli operatori sensibili a questo importante obiettivo.
LA REALTA' ITALIANA: ANDARE AVANTI PER NON TORNARE INDIETRO.
LE NOSTRE PRIORITA'
Come ho avuto modo di dire all'inizio siamo riusciti ad evitare
il concreto pericolo di delocalizzazione, ma ci troviamo ancora
in mezzo al guado, appesantiti da norme che rallentano il nostro
avvicinamento alle condizioni operative dei concorrenti europei.
Abbiamo ancora un sistema troppo rigido, non adatto al nostro
business, nel quale la flessibilità è condizione
fondamentale per operare sul libero mercato.
Anche se la legislatura volge alla fine, in questo scorcio di
tempo qualcosa si può e si deve fare.
PROPOSTE
Navigazione internazionale:
Per ottenere un allineamento del Registro Internazionale con i
registri europei più competitivi è necessario:
- - avere maggiore flessibilità nella composizione degli
equipaggi sotto il profilo della nazionalità, demandandone
la definizione alle rappresentanze delle parti sociali.
La legge in vigore, che stabilisce in dettaglio la composizione
degli equipaggi, è una forzatura rispetto all'attuale mercato
del lavoro. Le risorse dedicate al Registro internazionale, o
almeno alcune di esse, potrebbero essere più utilmente
utilizzate per rafforzare il cabotaggio, vero serbatoio díoccupazione
per i marittimi italiani, soprattutto in una prospettiva di crescita
di questa modalità come alternativa ambientalmente sostenibile
al trasporto stradale;
- - adottare misure di stabilizzazione e semplificazione degli
adempimenti tributari, introducendo a livello opzionale la tonnage-tax,
cioè unsistema di determinazione forfetaria
del reddito armatoriale che includa anche le plusvalenze derivanti
dalla cessione della nave;
- - mantenere per le attività armatoriali, in relazione
alle recenti misure proposte dal Governo in materia di CFC (c.d.
controlled foreign companies), la deducibilità fiscale
di alcuni costi derivanti da paesi a bassa fiscalità, tenuto
conto che la competizione tipica dei mercati marittimi ha sempre
obbligato le imprese di navigazione di tutto il mondo ad acquisire
beni e servizi da società collocate in quei paesi.
Navigazione di cabotaggio
Per fronteggiare la crescente presenza di armamento comunitario
sulle rotte di cabotaggio nazionale, occorre urgentemente:
- - dare stabilità alla normativa che riduce i costi del
cabotaggio, sia prolungandone l'applicazione poichè la
scadenza è prevista per il 2001, sia attraverso controlli
amministrativi adeguati. Occorre operare al tempo stesso una
convergenza con quanto previsto per le navi iscritte nel Registro
internazionale, come hanno già disposto gli altri Stati
dell'Unione europea;
- - rafforzare nei nostri porti gli strumenti di controllo amministrativo
sul rispetto delle condizioni dello Stato ospitante da parte di
vettori degli altri Stati membri, per evitare che l'armamento
italiano operi in condizioni di svantaggio;
- - risolvere i crescenti dubbi interpretativi, sorti recentemente
negli ambienti ministeriali, sulla portata di alcuni passaggi
della normativa nazionale e comunitaria sul cabotaggio.
Tutto ciÚ consentirebbe il rafforzamento del nostro cabotaggio
e la riduzione dei costi di trasporto a vantaggio dell' utenza.
"Autostrade del mare"
Il Piano Generale dei Trasporti dovrà indicare le scelte
strategiche di riequilibrio ed integrazione modale, per far sÏ
che anche il trasporto marittimo e fluviale possa esprimere a
pieno le proprie potenzialità.
Da anni è stato coniato lo slogan delle "autostrade
del mare" e si discute delle possibili iniziative da avviare,
per ottenere significativi spostamenti del traffico gommato dalla
strada al mare.
Confitarma ritiene necessaria la creazione di un tavolo operativo
con la partecipazione delle parti interessate, per identificare
le azioni concrete di supporto riguardo a linee, porti, infrastrutture
e autotrasporto, azioni necessarie ad un effettivo sviluppo delle
ìautostrade del mareî.
In particolare Confitarma ritiene indispensabile:
- - promuovere programmi per il miglioramento delle infrastrutture
portuali, in modo da garantire l'effettiva integrazione della
navigazione in cabotaggio con le altre modalità di trasporto
terrestri;
- - identificare un sistema integrato efficiente reti - infrastrutture
portuali - nodi, sotto il profilo degli investimenti;
- - motivare al tempo stesso il ricorso dell'autotrasporto alla
modalità marittima;
- - eliminare vincoli burocratici e procedurali, connessi alle
procedure di arrivo e partenza delle navi e di imbarco e sbarco
delle merci;
- - prevedere per la flotta italiana che opera su rotte di corto
raggio, condizioni operative equivalenti a quelle dei concorrenti
comunitari;
- - istituire un centro di promozione dello short sea shipping,
che faccia parte di una rete con i centri già operativi
in Grecia, Olanda, Belgio e Francia.
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FLOTTA PUBBLICA: EFFETTI DELLA RITARDATA PRIVATIZZAZIONE
Almare
Da tempo si discute della vendita della Società Almare
e non sembra che la soluzione della vicenda sia attesa a breve.
Appaiono comunque sorprendenti i tempi lunghi necessari per procedere
a questo tipo di privatizzazione.
Gruppo Tirrenia
Il ritardo della privatizzazione del Gruppo Tirrenia crea incertezza
negli ambienti armatoriali nazionali sui programmi di potenziamento
delle loro flotte.
Tale ritardo, causato dai tempi previsti dal Piano di Riordino
del Gruppo Finmare, comporta come unico risultato l'indebolimento
della flotta pubblica, limitando al contempo le opzioni di crescita
dell'armamento privato.
Ho sempre pensato che riunire sotto un'unica società la
flotta pubblica di cabotaggio non fosse strategico, né
tanto meno utile ad una successiva privatizzazione.
Voglio ricordare che anche in passato, quando si parlava di vendere
Italia di Navigazione ed Lloyd Triestino, si cercò di farlo
in blocco senza tenere conto della realtà del mercato,
con l'unico risultato di ritardarne per anni la privatizzazione.
Quando finalmente fu deciso di procedere alla vendita delle singole
società, tenendo cosÏ conto della peculiarità
di ognuna, si trovarono numerosi potenziali acquirenti.
Oggi queste due società rappresentano due success story
nelle mani della famiglia díAmico e dell'Evergreen.
Apprendiamo dalla stampa che un'importante merchant bank italiana
ha intenzione di acquisire il 15% del capitale Tirrenia.
Ci auguriamo che ciò avvenga ad un reale valore di mercato
e che l'operazione sia il preludio al processo di privatizzazione
della flotta pubblica di cabotaggio.
Ritengo, comunque, che la vendita della capogruppo Tirrenia possa
e debba essere fatta ben prima della prevista scadenza del 2003.
Bisogna guardare avanti, perché il mercato e la concorrenza
non perdonano le incertezze, e le soluzioni finali raramente sono
a vantaggio di chi ha voluto rallentare.
Investimenti navali
Fermo restando per le imprese di navigazione la necessità,
per essere competitivi, di ordinare le navi nei cantieri che offrono
le condizioni più favorevoli, consci dell'importanza che
il settore della cantieristica ha da sempre avuto nel nostro Paese,
vi è la disponibilità delle imprese armatoriali
verso qualsiasi strumento che consenta allo stesso tempo di ridurre
il costo delle nuove costruzioni e di effettuare una efficace
politica nazionale di settore.
L'armamento italiano è sempre stato a fianco della cantieristica
nelle sue battaglie.
Allo stato attuale, però, le recenti iniziative allo studio
in ambito ministeriale rischiano di essere prevalentemente di
interesse dei cantieri, con limitati riflessi positivi per l'armamento
e la bandiera italiana.
Bisogna pertanto evitare che, per motivi puramente legislativi,
su di uno stesso mercato operino navi che hanno in pratica la
stessa età, ma sono costruite a costi radicalmente diversi.
L'auspicio è che la questione possa essere riconsiderata,
sia in sede governativa che parlamentare, ricreando quindi un
percorso comune che in passato si è dimostrato favorevole
ad entrambi i settori, senza escludere la possibilità di
prevedere interventi per il rinnovo del naviglio cisterniero.
Lavoro Marittimo
La risorsa equipaggio costituisce uno degli assi di rilevanza
strategica delle imprese di navigazione, e pertanto la sua evoluzione
va attentamente monitorata.
E' di assoluta urgenza dare attuazione all'Osservatorio del mercato
del lavoro marittimo, previsto dalla legge istitutiva del Registro
internazionale, poiché un simile osservatorioè la
sede più indicata per accertare la effettiva disponibilità
di personale marittimo e le conseguenti esigenze di formazione
della gente di mare.
Ho già avuto modo di parlare della carenza di ufficiali
che si riscontra a livello internazionale.
Sarà necessario rafforzare il livello di formazione dei
marittimi italiani.
La carenza di personale marittimo comunitario impone però
il ricorso a marittimi provenienti da paesi terzi.
Seguendo l'esempio di altri paesi europei, per rispondere alle
esigenze di qualificazione professionale di questi marittimi,
stiamo studiando un progetto che prevede la costituzione di un
apposito centro di formazione professionale, da inserirsi nei
programmi della cooperazione allo sviluppo.
Data l'elevata scolarizzazione della popolazione ed i livelli
retributivi ivi praticati, stiamo approfondendo l'idea dell'istituzione
di un centro di formazione nell'isola di Cuba.
Formazione
In materia di formazione e certificazione della gente di mare,
l'Amministrazione deve accelerare l'adeguamento all'ultima versione
della Convenzione STCW (Standard of Training Certification
and Watchkeeping), per essere inserita nella White List
dei paesi allineati a tale Convenzione.
L'esclusione dell'Italia dalla White List sarebbe un evento
inaccettabile.
Ne deriverebbero ripercussioni negative su tutto il sistema dello
shipping nazionale, con penalizzazioni sui noli e aggravi
dei costi assicurativi.
In una parola, tale esclusione comporterebbe un decadimento della
credibilità del sistema.
Sicurezza della navigazione
Eí emblematico il ritardo con cui in Italia vengono affrontati
importanti temi marittimi.
Il Sistema globale di comunicazione e sicurezza GMDSS attende
da otto anni l'approvazione di una legge, per diventare operativo
anche nel nostro Paese.
La nave: un fattore produttivo viaggiante
Noto poi ultimamente la preoccupante tendenza ad assimilare la
nave ad un qualsiasi impianto manifatturiero o deposito, senza
tenere conto delle sue particolarità di mezzo prevalentemente
in movimento e delle caratteristiche del lavoro a bordo.
Questa tendenza è presente specialmente sotto il profilo
ambientale e sanitario, aspetti nei quali il settore marittimo,
regolamentato ampiamente a livello internazionale, è già
sottoposto a specifiche discipline spesso più avanzate
di quelle nazionali.
Sono stati di recente emanati ad esempio due decreti legislativi,
che recepiscono le norme europee in materia di sicurezza e salute
degli equipaggi delle navi e dei lavoratori portuali.
Le disposizioni di tali decreti legislativi non tengono conto
delle specifiche caratteristiche delle navi, con conseguenze pratiche
paradossali.
Mi riferisco ad esempio al fatto che si sia ripresa la figura
del medico competente ad effettuare la prevista visita preventiva.
In campo armatoriale non coincidono, come avviene per le altre
attività terrestri, sede della società (e quindi
del medico competente), residenza del marittimo e localizzazione
dell'impianto (cioè la nave), rendendo inattuabile il sistema
delle visite preventive.
D'altra parte, ricordo che la specificità del settore è
stata riconosciuta dal legislatore con l'istituzione dell'IPSEMA,
quale ente specifico per la previdenza e l'assistenza dei marittimi.
Tale istituto potrebbe essere più ampiamente utilizzato.
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CONCLUSIONI
Sono lieto di ricordare le recenti nomine a Cavalieri del lavoro
degli armatori Luigi D'Amato, Antonio d'Amico e Raffaello Orsero,
che si aggiungono a Giovanni Delle Piane, nominato lo scorso anno.
Eí significativo che, dopo tanti anni, ritorni ad essere
riconosciuta anche al più alto livello istituzionale l'importanza
dell'industria marittima per lo sviluppo economico del nostro
Paese.
Mi fa piacere ricordare, inoltre, che l'anno prossimo la nostra
organizzazione compirà i suoi primi 100 anni, e colgo l'occasione
per invitare tutti in anticipo alla celebrazione del nostro anniversario.
Anche questíanno ho voluto mettere l'accento sulla questione
della competitività della navigazione italiana.
D'altra parte, gli obiettivi che intendiamo perseguire sono gli
stessi di tutte le marinerie europee.
E' la conferma che anche per la nostra industria, come per gli
altri settori imprenditoriali, vi è, o vi dovrebbe essere,
da parte di tutti gli interessati la consapevolezza di ciò
che bisogna fare.
L'unica variante è "come" e "quando".
Sul "come", ogni Paese ha le proprie ricette; l'importante
è non perdere di vista l'obiettivo principale: la competitività
delle imprese.
Sul "quando", invece, la risposta non può che
essere univoca: il più presto possibile.
Le misure che ho tratteggiato, e i correttivi legislativi che
ho indicato per la navigazione internazionale ed il cabotaggio,
costituiscono nientíaltro che lo strumento per rendere
anche le imprese italiane competitive con quelle degli altri Stati
europei.
Si tratta di una questione centrale, perché essere più
o meno competitivi, in tempi in cui l'informazione è istantanea
ed il confronto sempre più facile, significa rimanere sul
mercato o meno.
Le nostre aziende hanno il dovere di ricercare il massimo dell'efficienza,
nel rispetto delle regole e delle leggi vigenti.
Ma, sino a che le regole non saranno adeguate a quelle degli altri
paesi europei, sarà difficile essere veramente competitivi.
Certamente, le imprese armatoriali devono fare la loro parte.
Ho già detto che il loro futuro richiede un ulteriore adattamento
alle necessità del mercato globale.
Ho parlato dell'opportunità di aggregarsi, di ingrandirsi,
di investire ancora, di pensare a dimensioni maggiori sviluppando
la managerialità.
Mentre chiediamo alle forze politiche e sindacali di contribuire
alla creazione di nuovi scenari più favorevoli allo sviluppo
delle nostre imprese, per parte nostra ci impegniamo ad accelerare
la nostra evoluzione, per essere, in questi nuovi scenari, protagonisti
non secondari in Europa e nel mondo.
Bisogna sbrigarsi, dunque.
Bisogna adeguare i tempi della politica a quelli dell'economia.
Abbiamo tutte le caratteristiche per essere leader.
Non sprechiamo questa opportunità.
Grazie
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