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La logistica è un asset fondamentale per lo sviluppo economico dell'Italia e del Mezzogiorno
Deandreis: «è maturo il tempo di una riforma normativa di porti e interporti, una maggiore attenzione alle opportunità dell'area Mediterranea e politiche attive rivolte a favorire un uso più efficiente dei fondi comunitari»
15 ottobre 2013
Con un valore di circa 200 miliardi di euro, in Italia il comparto della logistica, che dà lavoro ad oltre un milione di persone, rappresenta il 12,7% del prodotto interno lordo. Lo evidenzia la ricerca “Logistica e sviluppo economico. Scenari economici, analisi delle infrastrutture, prospettive di crescita” che Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (SRM) ha presentato oggi nel corso di un convegno organizzato a Napoli, nella Sala delle Assemblee del Banco di Napoli.
«Parliamo spesso - ha rilevato il presidente del Banco di Napoli, Maurizio Barracco, aprendo l'incontro - di competitività delle nostre imprese, dei loro problemi nel campo dell'innovazione, della patrimonializzazione e della loro difficoltà a competere sui mercati esteri, ma non ci focalizziamo con la necessaria attenzione su quanto sia determinante per le aziende poter disporre di una logistica efficiente e con costi sostenibili. Il Banco di Napoli guarda sempre con grande attenzione alle esigenze delle aziende del nostro territorio e alle loro opportunità sui mercati internazionali e con il convegno odierno abbiamo voluto mettere sul tavolo e discutere alcuni problemi non più rimandabili che troppo spesso si trasformano in un pesante handicap competitivo per le nostre imprese».
«La ricerca - ha confermato il direttore generale di SRM, Massimo Deandreis, che ha presentato il documento insieme con Anna Arianna Buonfanti, ricercatrice dell'Area Infrastrutture di SRM - evidenzia il grande sostegno che la logistica fornisce all'internazionalizzazione delle nostre imprese, ma anche le criticità del comparto. Costi maggiori e tempi di smistamento più lunghi della media europea pesano sulla nostra competitività che infatti arretra nelle classifiche internazionali. È maturo il tempo di una riforma normativa di porti e interporti, una maggiore attenzione alle opportunità dell'area Mediterranea e politiche attive rivolte a favorire un uso più efficiente dei fondi comunitari. Queste possono essere alcune delle leve su cui agire. Oltre a questa ricerca specifica presentata oggi - ha annunciato Deandreis - SRM inaugurerà presto un Osservatorio Permanente sulla filiera dell'economia marittima. Uno strumento pensato per offrire agli operatori economici del settore analisi dettagliate ma anche confronti ed esempi internazionali. Come Centro Studi questo è il nostro modo per dare un contributo utile ad un settore determinante per la competitività del nostro Paese».
La ricerca di SRM ricorda che l'Italia è al 24° posto nel ranking mondiale per performance logistica sulla base del Logistics Performance Index (LPI) elaborato dalla World Bank. Le maggiori criticità riguardano le procedure doganali (27ª posizione), mentre il miglior rank (18ª) per l'Italia è sul parametro della puntualità delle spedizioni. Le criticità logistiche individuate comportano per le imprese italiane un'attesa di 19 giorni per esportare e/o 17 giorni per importare un container rispetto ad una media UE di 11 giorni.
In Italia - specifica la ricerca - il costo della logistica è più alto dell'11% rispetto alla media europea. Tale divario crea un onere per il sistema delle imprese stimabile in circa 12 miliardi di euro l'anno. Solo il 6,3% dei volumi che transitano per Suez giungono in Italia a causa dei ritardi e delle incertezze sui tempi di transito delle merci. Ciò si traduce in una perdita sia in termini di redditività per l'imprenditoria locale sia in termini di benefici per lo Stato. Molte aziende nazionali scelgono gli scali esteri per la movimentazione dei loro carichi: il volume di merci con origine/destinazione in Italia che transita per i porti del Nord Europa ammonta a circa 440mila teu.
In Italia, considerando tutti i settori connessi alla logistica, sono presenti oltre 160mila imprese, di cui il 17% sono società di capitale. Il Mezzogiorno vanta la presenza di oltre 45mila imprese. In Campania, Sicilia e Puglia è concentrato il 70,5% delle aziende logistiche del Sud Italia.
La strada con il 35,6% e il mare con il 30,5% - spiega la ricerca di SRM - sono le principali modalità di trasporto delle merci italiane in import-export. Quest'ultima percentuale raddoppia se si considera il Mezzogiorno. È ancora ridotta la quota del trasporto merci su ferrovia (2%). Anche nel primo semestre 2013 l'Italia si è confermata il primo partner negli scambi commerciali con l'area MED con 29,3 miliardi di euro di interscambio e di questi il 76% (pari a 22,2 miliardi di euro) è ascrivibile al trasporto marittimo.
I porti italiani movimentano un traffico dei container pari a circa 9,6 milioni di teu, di cui il 46% dagli scali del Mezzogiorno, e complessivamente movimentano 466 milioni di tonnellate di merci. L'Italia è il primo Paese dell'UE 27 per merci movimentate in Short Sea Shipping nel Mediterraneo con 204,4 milioni di tonnellate (37,5% del totale Europa).
In Italia vi sono inoltre 19 interporti operativi e hanno contribuito allo sviluppo del trasporto intermodale e ferroviario movimentando oltre 1,7 milioni di teu, poco meno di un milione di UTI e poco più di 100.000 carri di traffico ferroviario.
Secondo elaborazioni di SRM su un panel di oltre 4.400 imprese, il fatturato stimato del settore logistico nel solo Mezzogiorno è di oltre 8,5 miliardi di euro.
La ricerca, nel focus sulla Campania, evidenzia come il mare e la strada siano le principali modalità utilizzate dalle imprese campane per gli scambi import-export, con il 46% del valore complessivo della merce nel primo caso ed il 26,3% nel secondo (primo semestre 2013). Le imprese dei vari settori connessi alla logistica in Campania sono circa 14mila; un quarto sono società di capitale. L'interscambio commerciale tra la Campania ed il resto del mondo al primo semestre 2013 è pari ad oltre 9,8 miliardi di euro, dovuto per il 51,5% all'import e per la restante quota a flussi in uscita dalla regione. Rispetto all'analogo periodo del 2012, si registra un calo del 3,3%. Per quanto riguarda, invece, le aree coinvolte negli scambi, i primi partner della Campania sono i Paesi dell'Unione Europea che assorbono il 47,3% del totale; seguono quelli dell'Asia orientale (11,5%) e quelli dei restanti territori europei (10,6%). Le principali merci in entrata/uscita dalla regione riguardano i prodotti alimentari (17,9% del totale) ed i metalli e i manufatti in metallo (15,8%). La regione è ritenuta dalla ricerca come “Area a densità logistica” in quanto possiede requisiti imprenditoriali, infrastrutturali e potenzialità di sviluppo tali da poter rappresentare uno dei territori volano per lo sviluppo del Paese.
Per quanto riguarda infine le opere della legge 443/01-Obiettivo, l'ultima ripartizione territoriale dei costi del Programma Infrastrutture Strategiche assegna alle opere campane 21,4 miliardi di euro pari al 5,7% del valore nazionale. La maggior parte degli interventi è relativa, tra l'altro, alla rete stradale (5,6 miliardi) e ferroviaria (7,2 miliardi). Tra gli interventi logistici principali figurano l'adeguamento ed il potenziamento degli accessi viari e ferroviari dell'hub portuale di Napoli-Salerno (con un costo al 30 settembre 2012 di 261,5 milioni di euro ed una disponibilità del 6,2%) e l'hub interportuale di Nola, Battipaglia, Marcianise/Maddaloni (con un costo di 203,4 milioni di euro ed una disponibilità del 76,7%).
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