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Il Codacons invita ad eseguire la sentenza del Tar e regolare il divieto di ingresso delle grandi navi nella Laguna di Venezia
L'associazione ha inviato una diffida al Comune, alla Regione Veneto e alla Capitaneria di Porto
4 marzo 2015
L'associazione a difesa dei consumatori Codacons ha inviato una diffida al Comune di Venezia, alla Regione Veneto e alla Capitaneria di Porto di Venezia, chiedendo che sia regolamentato al più presto il divieto di ingresso in laguna per le grandi navi.
«La sentenza del Tar Veneto dello scorso gennaio ( del 9 gennaio 2015, ndr) - ha spiegato l'associazione nella diffida - ha bocciato l'ordinanza della Capitaneria di Porto proprio perché non ha previsto delle vie alternative di navigazione, secondo l'articolo 3 del decreto ministeriale 79/2012. Inoltre, secondo i giudici, l'atto impugnato sarebbe illegittimo anche per carenza di istruttoria e difetto di motivazione “poiché assunta senza la previa individuazione e la successiva valutazione di quei rischi ambientali che i divieti di transito, ivi contemplati, avrebbero dovuto contenere».
«È di tutta evidenza - ha evidenziato il Codacons - l'importanza che la limitazione del traffico riveste nei canali della Giudecca e San Marco, al fine di mettere al riparo la salute dei cittadini e dell'utenza del mare, l'ambiente marittimo ed atmosferico e la biodiversità, nonché la tutela del patrimonio artistico della città di Venezia. Per tale motivo si rende necessario a carico della Capitaneria di Porto e delle amministrazioni competenti l'individuazione di vie alternative di navigazione, affinché il transito delle grandi navi nel Canale della Giudecca di San Marco a Venezia sia ridotto al minimo, secondo quanto disposto dal decreto ministeriale 79/2012 , nonché lo svolgimento di una attività istruttoria idonea alla valutazione del rischio ambientale, tale da poter giustificare la riduzione del traffico nelle aree suddette».
«Se ciò non verrà fatto in tempi brevi - ha ammonito l'associazione - sarà inevitabile una azione sul piano legale contro le amministrazioni locali per i danni prodotti all'ambiente e ai cittadini».
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