- L'economia blu dell'Unione Europea sta crescendo costantemente e, con un fatturato di oltre 560 miliardi di euro, crea posti di lavoro per quasi 3,5 milioni di persone. Lo ha sottolineato Laurence Martin, vicesegretario generale della Federazione del Mare, che è intervenuto ieri per conto dell'ENMC (European Network of Maritime Clusters), organizzazione di cui l'Italia con Vincenzo Petrone detiene la vicepresidenza, alla conferenza ad alto livello “Future for Ocean Governance and Blue Growth” che si è tenuta a Bruxelles presso il Parlamento europeo. L'incontro è stato organizzato con la partecipazione delle principali istituzioni marittime dal deputato europeo portoghese José Inácio Faria della Commissione Ambiente, per affrontate tre importanti temi: modellare la governance globale dell'oceano per il futuro, ottenere mari sani e puliti entro il 2030, promuovere un'economia blu sostenibile.
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- «L'industria marittima - ha sottolineato Laurence Martin - è un settore vitale e strategico per l'Europa. Oltre ad avere un'enorme dimensione costiera, con il turismo che ne deriva, e numerose città importanti, il cui sviluppo è tuttora legato al mare, l'Europa è una grande potenza marittima: il 90% del commercio internazionale, l'80% del commercio estero dell'UE e il 40% del commercio interno dell'UE utilizzano la navigazione. Inoltre, gli armatori europei controllano quasi il 40% della flotta mercantile mondiale e sono attori chiave nello shipping. L'industria cantieristica europea - ha aggiunto Martin - è leader mondiale per quanto riguarda le navi da crociera e gli yacht da diporto, mentre l'industria di produzione di apparecchiature e componenti dell'UE serve metà della flotta mondiale. L'attività europea di pesca svolge un ruolo importante nella nostra politica alimentare».
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- Relativamente alle emissioni dello shipping, che rappresentano il 3,1% delle emissioni globali di CO2 e che senza l'adozione di misure adeguate aumenterebbero ulteriormente nei prossimi anni (fino al 250% entro il 2050, secondo alcune fonti), Laurence Martin, facendo riferimento alle affermazioni di una delle associazioni ambientaliste presenti, ha ribadito che gli armatori europei vogliono navigare con navi pulite e per questo hanno appoggiato la nuova normativa IMO, mentre sono simili navi che i cantieri navali, insieme a fornitori, università e istituti di ricerca vogliono progettare e costruire. Martin, specificando che ridurre le emissioni di gas-serra dello shipping è fondamentale, ha evidenziato che su questo l'industria marittima si sta impegnando e condivide la norma dell'International Maritime Organization (IMO) che stabilisce al 2050 una crescita delle emissioni di gas-serra limitata al 50% del livello del 2008. Inoltre - ha ricordato - dal 2020 entrerà in vigore in tutto il mondo la normativa IMO che prevede un limite di 0,5% dello zolfo nei carburanti marini.
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- Per compiere passi significativi, assicurare un trasporto a emissioni zero entro il 2050 e quindi contribuire a rendere entro quell'anno l'Europa un'economia e una società a impatto climatico neutro, il settore marittimo è aperto a continuare ad investire e sperimentare, ma per farlo - ha precisato Martin - chiede scelte politiche stabili e ha bisogno di una quota equa e sostanziale di finanziamento da programmi come Horizon Europe. In tal modo, l'Europa contribuirà alla lotta globale al cambiamento climatico, oltre ad aiutare i cantieri navali europei a fronteggiare la concorrenza in termini di innovazione e consentire la progettazione e la costruzione dei tipi di navi più innovativi. Per questi motivi - ha osservato - l'Europa e i suoi Stati membri devono agire ora a livello politico, a sostegno dei settori della navigazione, della costruzione e delle tecnologie marittime.
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