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L'industria armatoriale europea, ad eccezione del settore tanker, è pesantemente colpita dall'impatto della pandemia
Indagine dell'ECSA sugli effetti negativi dell'emergenza sanitaria sul fatturato e sull'occupazione
19 maggio 2020
Ad eccezione degli armatori che operano nel segmento delle navi cisterna, tutti gli altri operatori dell'industria armatoriale europea stanno subendo ingenti perdite a causa degli effetti sulla loro attività della pandemia di Covid-19. Lo evidenzia un'indagine condotta lo scorso mese dall'European Shipowners' Community Associations (ECSA) tra i propri associati da cui risulta che importanti segmenti del settore marittimo europeo sono fortemente colpiti e che le misure assunte a livello europeo o nazionale per alleviare tali difficoltà non sempre sono disponibili in tutti gli Stati membri dell'Unione Europea. Il documento sottolinea che, oltre ad un significato impatto negativo sul conto economico delle compagnie di navigazione in termini di perdita di fatturato, la crisi sanitaria sta avendo anche un grave impatto sull'occupazione nel settore marittimo.
Se il settore delle navi tanker risulta il meno danneggiato dall'impatto della crisi, l'indagine spiega che i segmenti più colpiti sono quelli dei traghetti, delle crociere, dei vettori marittimi che trasportano auto e delle navi che operano a servizio dell'industria offshore.
Relativamente alla riduzione di fatturato determinata dalle limitazioni agli spostamenti delle persone imposte dai governi per contenere il contagio, la flessione più consistente accusata nel marzo 2020 rispetto al marzo 2019 è stata registrata dal settore dei traghetti, con molte compagnie di questo segmento che hanno denunciato un calo del fatturato superiore al 60%, e a seguire le navi da crociera, le car carrier e le navi per l'industria offshore. All'altra estremità dello spettro ci sono le petroliere che lo scorso mese di marzo hanno registrato un aumento del loro fatturato.
Il sondaggio svolto dall'ECSA tra i propri associati è stato incentrato anche sulla previsione del fatturato che verrà registrato nel secondo trimestre 2020 rispetto al secondo trimestre dello scorso anno e ancora una volta, ad eccezione del segmento delle navi cisterna, l'intero settore del trasporto marittimo europeo ha risposto che sta confrontandosi con perdite immediate e significative. Inoltre, oltre ad un impatto immediato, si prevede che la situazione nei segmenti delle car carrier, delle navi per l'industria offshore, delle navi general cargo e della navi portacontainer peggiorerà.
Relativamente alle previsioni per l'intero 2020, dall'indagine è risultato che la maggior parte degli operatori attivi nel comparto del trasporto passeggeri prevede un calo del fatturato di oltre il 40% rispetto allo scorso anno.
Il sondaggio dell'ECSA ha preso in esame anche l'impatto della crisi sull'occupazione. Relativamente all'occupazione dei marittimi, gli operatori con flotte di rinfusiere e di tanker hanno segnalato di non aspettarsi grandi cambiamenti, mentre quelli che operano flotte di portacontenitori e di navi per merci generali prevede un calo fino al 20% dei marittimi occupati. Riduzioni molto più consistenti sono attese in altri segmenti che registrano maggiori perdite, ovvero quelli delle crociere, dell'offshore, delle navi porta-auto e dei traghetti in cui si prevede una diminuzione anche superiore al 60% dei marittimi occupati.
Quanto al personale di terra, l'indagine ha riscontrato trend analoghi, con un maggiore impatto negativo sull'occupazione nei segmenti delle crociere, dell'offshore, delle car carrier e dei traghetti. Tuttavia, rispetto alle previsioni sull'occupazione dei marittimi, ci sono meno aspettative di gravi perdite di posti di lavoro superiori al 60% del totale.
ECSA ha domandato inoltre ai propri associati se le misure assunte a livello nazionale o regionale per salvaguardare l'occupazione dei marittimi e del personale di terra sono state efficaci. Dal sondaggio risulta che per i settori dei traghetti, delle navi ro-pax, delle navi da crociera e delle car carrier le misure in atto forniscono un sostegno significativo a breve termine, ma non si adattano sufficientemente al settore marittimo. In particolare, è stato segnalato che le misure di sostegno si applicano solo a una parte della gente di mare, ad esempio perché la misura si applica solamente ai cittadini dello Stato che ha adottato la misura, e che le misure non consentono di recuperare integralmente la quota di salari che è stata perduta.
L'indagine ha evidenziato inoltre che in tutti i segmenti del trasporto marittimo il punteggio raccolto dalla voce “misure in vigore ed efficaci” per l'occupazione del personale di terra risulta più elevato rispetto al punteggio relativo ai marittimi.
Infine l'indagine ha sottolineato che le misure assunte per consentire alle imprese di far fronte ai problemi di liquidità non sono risultate utili per le società armatoriali. Circa la metà degli intervistati, infatti, ha affermato che non sono state assunte misure nazionali, regionali o locali a tale scopo e che laddove sono state assunte queste non sono applicabili al settore marittimo. Circa le misure assunte dalle banche per sostenere i clienti con problemi di liquidità, solo una minoranza degli intervistati ha affermato che le misure messe in atto dagli istituti di credito sono efficaci, mentre è stato ampiamente evidenziato che, anche quando esistono misure di sostegno adottate dai governi, in pratica le banche non offrono queste opzioni o se le offrono le compagnie armatoriali non ne fanno uso dato che, tra l'altro, gli oneri amministrativi e i costi da affrontare per ottenere sostegni alla liquidità superano i benefici di queste misure.
Traendo le conclusioni della propria indagine, l'associazione degli armatori europei ha rilevato che in generale l'industria marittima europea non prevede un ritorno al livello di attività pre-crisi nel corso del 2020. In particolare, il 74% degli intervistati non prevede che la situazione possa iniziare a migliorare nelle prossime settimane, con un ritorno graduale a condizioni normali d'attività a partire da giugno. Per quanto riguarda l'occupazione: il 65% degli intervistati pensa di mantenere o di tornare allo stesso numero di marittimi precedentemente impiegati e il 56% di loro pensa che ciò accadrà anche per il personale di terra.
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