Mentre continuano a susseguirsi, anche ieri, attacchi alle navi
nella regione del Mar Rosso meridionale e nel Golfo di Aden, con
droni e missili per la quasi totalità abbattuti dalle forze
navali presenti nell'area, l'associazione dei porti europei ha
espresso forte preoccupazione per l'escalation della situazione che
sta determinando gravi ripercussioni sulla supply chain marittima e
sta producendo un nuovo rincaro delle tariffe di trasporto marittimo
con noli il cui valore sta tornando ai livelli estremamente elevati
applicati dalle compagnie di navigazione durante la pandemia di
Covid-19.
«La situazione nel Mar Rosso - ha spiegato il presidente
dell'European Sea Ports Organisation (ESPO), Zeno D'Agostino - pone
a rischio il passaggio attraverso il canale di Suez che è la
principale arteria marittima che collega l'Asia e l'Europa. Questa
crisi sta ancora una volta creando gravi interruzioni della catena
di approvvigionamento e sta aggiungendo un elemento di incertezza ad
un contesto geoeconomico e geopolitico già molto difficile.
Le rotte più lunghe e la possibile riorganizzazione degli
scali in Europa - ha sottolineato D'Agostino - avranno un impatto
sui porti, che dovranno adattarsi ed essere flessibili per mantenere
in vita le catene di approvvigionamento. Nel caso dell'Ever Given
- ha ricordato il presidente di ESPO riferendosi alla nave arenatasi
a marzo 2021 per sei giorni aveva causato il blocco del traffico
marittimo nel canale di Suez - ci siamo trovati di fronte ad uno
sfortunato incidente e la soluzione è dipesa dalle competenze
tecniche e operative. Ora ci troviamo di fronte ad un ostacolo
geopolitico su un'importante rotta commerciale, che rende più
difficile e imprevedibile la soluzione».
Che la situazione sia assai differente da quella del 2021 lo
evidenziano anche le rassicurazioni espresse allora e oggi
dall'Autorità del Canale di Suez: se allora l'ente egiziano
garantiva un intervento rapido ed efficace per rimuovere la
portacontainer e ripristinare il traffico, in questi giorni
l'authority non può far altro che assicurare ripetutamente
che la situazione nel canale è normale e che la sospensione
dei transiti delle loro navi nella via d'acqua egiziana decisa da
diverse compagnie di navigazione è solo temporanea. Da parte
sua il governo egiziano, se ha condannato l'azione militare di
Israele in atto sul territorio della Striscia di Gaza e ha inviato
aiuti umanitari nell'area, in questi giorni ha più
blandamente deplorato gli attacchi degli Houthi contro le navi nel
Mar Rosso rispetto alle precedenti più vibrate condanne degli
attacchi che questi miliziani, sostenuti dall'Iran, negli ultimi
anni hanno condotto contro installazioni e infrastrutture nello
Yemen. Evidentemente pressato da problemi sia di carattere interno
che internazionale, il governo del Cairo non ha neppure sostenuto un
intervento di forze navali militari nella regione per ripristinare
la sicurezza del traffico marittimo anche se non ha affatto espresso
critiche quando, a partire dall'annuncio dell'operazione “Prosperity
Guardian” guidata dagli USA, sono state inviate nell'area navi
da guerra per contrastare gli attacchi degli Houthi.