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Federagenti, assurdo porre i porti di Pescara e Ortona sotto la gestione dell'AdSP di Civitavecchia
Ipotesi paradossale - denuncia la federazione - in un Paese come l'Italia che proprio nella portualità ha ben altri problemi, seri, da risolvere
31 luglio 2019
La federazione italiana degli agenti marittimi Federagenti bolla come assurda l'ipotesi di porre i porti abruzzesi di Pescara e Ortona sotto la giurisdizione dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, che amministra i porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta, sottraendoli alla giurisdizione dell'AdSP del Mare Adriatico Centrale che, oltre a Pescara e Ortona, gestisce gli scali portuali marchigiani di Ancona, Pesaro e San Benedetto del Tronto.
«L'idea che i porti abruzzesi di Pescara e in particolare Ortona - si legge in una nota di Federagenti - debbano essere “staccati” dalle competenze dell'Autorità di Sistema Portuale che fa capo ad Ancona per essere “spostati” sotto l'Autorità di Civitavecchia non è solo assurda, è anche paradossale, in un Paese come l'Italia che proprio nella portualità ha ben altri problemi, seri, da risolvere».
Federagenti critica non solo l'ipotesi progettuale di uno sganciamento dell'Abruzzo dalle Marche per favorire un aggregazione con il Lazio, ma anche e specialmente le motivazioni ritenute «fantascientifiche» di questa scelta, che - rileva la federazione - «ovviamente provocherebbe una dispersione di risorse, tempi burocratici infiniti e il blocco di tutti i lavori previsti nei porti abruzzesi. La motivazione - ricorda Federagenti - sarebbe l'attivazione di una sorta di nuovo Corridoio europeo che favorisca la creazione di un asse di traffico fra Barcellona, Civitavecchia, Ortona e il porto croato di Ploce. Il tutto - sottolinea la federazione degli agenti marittimi - in assenza di traffici in essere fra Ortona e Ploce nonché di collegamenti efficienti fra Tirreno e Adriatico».
Federagenti conclude invitando «sia i vertici della Regione Abruzzo sia quelli di alcune associazioni imprenditoriali che si sono “innamorati di un sogno” a concentrare gli sforzi su obiettivi fattibili. Già i Corridoi TEN pianificati da due decenni - rileva la federazione - faticano in Italia a diventare realtà. La proposta di un nuovo Corridoio forse meriterebbe riflessioni... un po' meno estive».
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