- La Sri Lanka Ports Authority (SLPA) ha siglato un accordo con il gruppo cinese China Merchant Ports Holding Co. (CMPort) per lo sviluppo del porto di Hambantota attraverso un programma di iniziativa pubblico-privata, scalo che è stato inaugurato alla fine del 2010 ma che è diventato parzialmente operativo solo a metà 2012 ( del 4 agosto 2010 e 7 giugno 2012). L'intesa, di carattere preliminare, prevede che l'80% della proprietà del porto sia trasferita al gruppo portuale pubblico cinese che dovrà investire 1,12 miliardi di dollari nel rilancio dello scalo portuale.
-
- Il ministro alle Strategie di sviluppo e al commercio internazionale dello Sri Lanka, Malik Samarawickrama, ha spiegato che l'intesa con il gruppo cinese fa parte delle iniziative per rivitalizzare l'economia della nazione: «il governo - ha affermato - deve utilizzare strategie a lungo termine corrette e tempestive per liberare il Paese dalla crisi economica e porre lo sviluppo economico su una giusta direzione. Un metodo è quello di ristrutturare le attività e le aziende che accusano perdite economiche. Di conseguenza il governo dovrà ristrutturare attività e società che generano perdite attraverso accordi con imprenditori locali e stranieri. Altrimenti la popolazione dovrà sostenere il pagamento dei debiti di alcune istituzioni statali che hanno ingenti perdite. In passato la nostra nazione ha fatto una fruttuosa esperienza nella ristrutturazione di queste istituzioni».
-
- «È in questo contesto - ha proseguito Samarawickrama - che il governo ha assunto misure per trasformare il porto di Hambantota in una joint venture con una società privata che appartiene al governo cinese». Il ministro ha ricordato che lo Sri Lanka ha avuto in prestito dalla Cina più di 150 miliardi di rupie (un miliardo di dollari) per costruire il nuovo porto. «Da gennaio al 31 ottobre 2015 - ha sottolineato Samarawickrama - la Sri Lanka Ports Authority ha avuto introiti pari a 32,2 miliardi di rupie, di cui il 91,15% è stato generato dal porto di Colombo. Tuttavia questi ricavi sono stati destinati alla manutenzione del porto di Hambantota e al pagamento dei suoi debiti. Durante questo periodo - ha specificato il ministro - le spese di manutenzione per il porto di Hambantota sono ammontate a 2,6 miliardi di rupie; inoltre 8,5 miliardi di rupie sono state versate per pagare debiti e tassi d'interesse. Però nel medesimo periodo i ricavi complessivi derivanti dal porto di Hambantota sono stati pari a soli 1,7 miliardi di rupie, cosicché ogni cittadino del Paese ha un debito di diecimila rupie relativo al solo porto di Hambantota. L'unica strategia per salvare il porto di Hambantota - ha concluso il ministro - è di trasformarlo in un'impresa che genera reddito».
|